Le votazioni federali di domenica 27 settembre hanno riservato alcune conferme e diverse sorprese, sia a livello federale che locale. A livello federale, ad esempio, c’è stato il passaggio sul filo del rasoio dell’acquisto di nuovi aerei da combattimento, che ha tenuto con il fiato sospeso i sostenitori del sì fino all’ultimo minuto.
Scendendo a livello cantonale e ancor più a livello regionale, è interessante non tanto l’analisi dei numeri, ma delle dinamiche che sembrano aver portato alle scelte degli elettori della Valposchiavo. Il filo rosso che pare di cogliere è che la situazione geografica, demografica e culturale abbia contato molto più delle considerazioni politiche.
Scontato appare nella Regione Bernina il sì alla modifica della legge sulla caccia, in considerazione della realtà locale, del voto cantonale, del timore per i predatori anche da parte dei contadini di montagna e, infine, della presa di posizione delle fortemente radicate società dei cacciatori.
Un voto che però certifica la spaccatura “città / campagna” che si è manifestata sull’iniziativa, approvata dai cantoni alpini a larga maggioranza (e compattamente anche dal Cantone dei Grigioni), ma respinta da quelli urbani (dove però di lupi non se ne vedranno nemmeno in futuro). Visto che comunque il problema esiste e la situazione in qualche modo deve avere una svolta, viene da pensare che potrebbe presto esserci una nuova modifica alla legge sulla caccia, più specifica, che possa incontrare il favore di una parte più ampia dell’opinione pubblica.
Su scala cantonale, pur in un contesto generale di approvazione, si possono notare le medesime dinamiche riscontrate a livello della Confederazione. Il sì si è fermato al 55% a Coira, ma ha ottenuto punte superiore all’80% delle zone rurali, come la stessa Valposchiavo. Un campanello d’allarme anche in vista dei cambiamenti suggeriti dalla legge elettorale cantonale, che potrebbero alterare gli equilibri “città / campagna” e quelli tra minoranze e maggioranza nella composizione del Gran Consiglio.

Interessante anche il risultato della votazione sull’iniziativa per una immigrazione moderata. A livello dell’intera Valposchiavo, infatti, sono soltanto 5 i voti di differenza (a vantaggio del no) tra le due opzioni, con il Comune di Poschiavo leggermente contrario e quello di Brusio decisamente a favore. Un dato radicalmente diverso da quello cantonale e che colloca la Regione Bernina a metà strada tra il no convinto della vicina Regione Maloja e il sì record della Moesa. C’è, evidentemente (con la notevole eccezione della Bregaglia), un disagio dei comuni italofoni del Cantone (e più oltre del Ticino), dove i rapporti oltre frontiera sono più intensi, che non va sottovalutato. La lettura che suggerisce che questo voto sia determinato dalla forza dell’UDC (promotrice dell’iniziativa) in Valposchiavo rischia di essere fuorviante. Sembra invece il contrario: una situazione di malessere dovuta a specificità geografiche di frontiera e a percezioni riguardanti l’ambito economico è probabilmente alla base tanto del sostegno all’UDC, che offre soluzioni più contrarie alla libera circolazione di persone e più limitative verso i lavoratori frontalieri, quanto all’iniziativa in questione.
Una piccola nota, infine, sul quesito che riguardava l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento. A livello regionale si trattava dell’unico punto sul quale un granconsigliere era intervenuto con una raccomandazione di voto personale: Pietro Della Cà, che con una lettera aperta pubblicata sui media locali aveva richiesto alla popolazione di votare sì. Proprio da Brusio, dove Della Cà è stato eletto al Gran Consiglio e dove più forte è il sostegno all’UDC, è venuta una bocciatura che suona da un lato come una piccola sconfitta personale per Della Cà, dall’altro come la certificazione del prevalere di considerazioni terze, rispetto a quelle politiche, nella decisione sui voti da esprimere.
Maurizio Zucchi