Parti a Samedan: Grigioni Sera evidenzia le prime criticità

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A pochi giorni dalla comunicazione che l’attività ginecologica e ostetrica stazionaria, cioè i ricoveri e i parti, fino all’altro giorno in gestione all’Ospedale San Sisto di Poschiavo, sono ora in gestione presso il reparto di ginecologia/ostetricia del SOE (Ospedale di Samedan), sono già due i neonati (un maschio e una femmina per fortuna in perfetta salute) e le rispettive famiglie che si sono ritrovati a fare i conti col disagio che questa nuova e inaspettata distanza comporta. Questo l’argomento dell’edizione di Grigioni Sera di ieri sera.

Da venerdì scorso, vista la carenza di medici, anziché dal prossimo gennaio come era in previsione, il Centro Sanitario Valposchiavo ha comunicato ufficialmente che tutti i parti e i ricoveri avverranno presso l’Ospedale di Samedan dell’Engadina Alta, mentre tutte le attività ambulatoriali di ginecologia/ostetricia, cioè le visite ginecologiche, il consultorio ostetrico e i controlli in gravidanza rimarranno effettuabili presso l’Ospedale San Sisto. Specialisti incaricati saranno il Dr. Willy Walker, la Dott.ssa Irène Sandmeier e la Dott.ssa Ladina Christoffel, primario del SOE.

Non si aspettavano, martedì scorso, Anna e il marito Mattia, alla partenza per Samedan, di dover effettuare una corsa contro il tempo finita con il lieto evento della nascita del piccolo Elia avvenuta tra la rotonda di Pontresina e Samedan. Le acque rotte sul Passo, lo spavento, il volante ben saldo nelle mani e il piede sull’acceleratore, un parto senza complicazioni ma tra mille preoccupazioni e timori, sono tutti momenti che difficilmente la coppia dimenticherà. Tutto questa volta è filato liscio, ma come racconta Mattia attraverso i microfoni di Grigioni Sera i pericoli corsi avrebbero potuto dare alla vicenda tutto un altro tono.

“Un viaggio che è stato un pericolo per noi, – spiega Mattia – ma anche per gli altri utenti della strada. Potevo creare un incidente, non volendo, ma potevo crearlo, specialmente nell’ultimo tratto quando Elia stava nascendo. Siamo stati avvertiti nelle scorse settimane che il parto sarebbe stato a Samedan e i casi urgenti avrebbero dovuto avvalersi dell’ambulanza, ma come fa una persona normale (non medico) a valutare se il caso è urgente o meno? Se decidi di andarci con i tuoi mezzi perché lo hai valutato non urgente nel viaggio non ti assiste nessuno, sei da solo”.

La stessa sorte, per fortuna anche questa volta senza complicazioni, è capitata alla neomamma Veronica, che ha dovuto affrontare il Passo del Bernina innevato prima di dare alla luce la sua piccola Elisa. Seppure l’assistenza si sia rivelata ottima e la professionalità massima, la gestante non ha trovato rimedio ai problemi di comunicazione a cui si è vista confrontata cercando di farsi capire dal personale dell’Ospedale di Samedan.

“La nota più dolente per me è stata la questione linguistica, – spiega ad Antonia Marsetti una sconfortata Veronica – una barriera a tutti i livelli: dalla sala parto, alla degenza, finanche all’ordinazione dei pasti. Nonostante a Samedan si affermi di parlare italiano, il livello base con cui questa lingua viene parlata non è sufficiente per affrontare una questione sanitaria come un parto”.

Sul nuovo modus operandi del CSVP c’è ancora molta confusione e disinformazione, ricorda la conduttrice Antonia Marsetti, per esempio sulla camera messa a disposizione per la famiglia della puerpera, che non tutti sanno sia gratuita, ma anche vari altri aspetti da chiarire.


Ivan Falcinella

Ivan Falcinella
Membro della redazione

4 COMMENTI

  1. I difetti stanno nei manici!
    Cosa conta avere in mano un piccone ben appuntito, un badile nuovo fiammante,
    una carriola con la ruota ben ingrassata se poi i manici traballano?
    A questo punto, lascio alla fantasia degli stimati lettori del Bernina, a quali “grigionipiattisti” accoppiare il piccone, il badile o la carriola!
    La mia totale comprensione va alle partorienti, le vere combattenti al fronte!
    Ai non partorienti dico: “tiresam insema” che non siamo ancora su un binario morto!

  2. Visto che non riceviamo il sostegno da chi dovrebbe sostenerci, a questo punto sarebbe quasi meglio trovare un accordo con l’Ospedale di Sondrio. Inoltre parlano anche la nostra lingua. È il più vicino e non ci sono passi da fare! Si sta tornando indietro invece di progredire….

  3. Auguri di ogni bene ai genitori e a i neonati con questi bellissimi nomi!

    Sarebbe interessante sapere come si sono organizzate altre zone periferiche e di frontiera, come ad esempio la Val Müstair.

    Per strade e altre infrastrutture lo stato spende fior di quattrini. Possibile che non si possa investire nella salute delle donne e dei bambini, che sono il futuro di una comunità? È evidente che i parti in valle sono pochi ma è ancora più evidente che il passo del Bernina è un enorme ostacolo.