Liberi di esser manipolati

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Appartengo alla generazione dei baby boomers, e questo significa due cose: siamo in tanti e non siamo cresciuti immersi nella tecnologia digitale.
Abbiamo cavalcato facebook, instagram o altro quando ormai i giovani già stavano abbandonandoli.
Ricordo le prime navigazioni in internet, lente ancora, ma cariche di quel sentimento di ubiquità e onnipotenza. L’evoluzione poi è stata veloce. Quel sentimento di ubiquità, quella possibilità di raggiungere e annullare ogni distanza ha mostrato il rovescio della medaglia: ognuno di noi diventava preda e a sua volta raggiungibile per informazioni non richieste, che “sorprendentemente” interpretavano, guarda un po’, i nostri interessi.
Come tanti altri del mio tempo, ricordo la vaga inquietudine che scatenavano in me certe proposte o certi link che fioccavano sul mio Tablet sempre in sintonia con qualche mia ultima ricerca: cercavo di informarmi su un forno a microonde? Ecco che giornalmente mi apparivano link e riferimenti proprio a quella tematica! Mi pareva quasi di esser spiata.
Il sistema è molto più raffinato e complicato di come io ve lo racconto, ma sta di fatto che oggi il mondo della rete, con i suoi algoritmi, seleziona, individua e filtra gli utenti connessi, secondo i loro interessi. Lasciandoci quindi forse solo un’illusione di libertà, più che una libertà vera.
Guardiamo quello che sta succedendo per esempio in America: quegli elettori, scatenati sostenitori di Trump, convinti che le elezioni siano state truccate, rafforzano e costruiscono la loro opinione nel veder confermate sui profili dei social media – che loro stessi seguono – le notizie che vogliono sentire, poco importa se vere e verificabili o no.
Ne ho parlato con i miei figli, per cercare di comprendere questo mondo social nel quale son ben felice di non essermi mai completamente addentrata. E’ evidente che sempre più ci si informa tramite dei canali social. In verità questi sono però nati per “socializzare”, non per fare informazione e a volte non si basano né sui valori, né sulla professionalità giornalistica senza contare che non è sempre facile essere sicuri di chi pubblica una certa informazione.
Se i social media ci hanno dato l’illusione di comunicare con il mondo, in realtà ti infilano dentro una “bolla” virtuale, dove informazioni e dibattiti sono selezionati secondo i tuoi interessi per sentirti rinforzato nelle tue idee, che si rispecchiano in quelle degli altri. Peccato che questi “altri” siano solo coinquilini della stessa bolla. Già perché chi non ha le tue idee si trova in un’altra bolla, sospesa in quell’infinito spazio virtuale e poco incline a fondersi e confondersi con la tua.
Così, come pianeti in movimento ognuno sulla sua orbita, non ci sarà alcuna possibilità di scontro e nemmeno di confronto. Le chiamano “bolle di filtraggio”, zone dove apparentemente la libertà è un principio sacrosanto, ma che in effetti servono ad incatenarti alle tue idee, impedendoti un sano contrasto con pareri diversi. Tutto questo a scapito della capacità di analisi, di critica e di conoscenza e soprattutto mandando a rottamare una parola fondamentale nella nostra cultura: la dialettica.

E’ anche in difesa di questa parola che va sostenuta l’esistenza dei giornali, dove l’informazione non è né pilotata né filtrata, ma si attiene ai fatti e dove soprattutto un contraddittorio è possibile. Nel suo piccolo anche Il Bernina, con la possibilità di commentare gli articoli, invita al contraddittorio e fa la sua parte per favorire una certa dialettica, impedendo a questa parola di andare a morire.
Forse ci aiuta anche ad uscire dalla nostra bolla.


Serena Bonetti

3 COMMENTI

  1. Anni fa mi ero fatto un appunto frutto di varie letture, che desidero riprendere:

    Qoèlet 1:9

    Ciò che è avvenuto è ciò che avverrà ancora;ciò che è stato fatto è ciò che si rifarà. Non c’è niente di nuovo sotto il sole!

    Manipolatori e manipolati!
    Certo, siamo manipolati. Cambiano solamente le tecniche di convincimento. Hanno fatto la loro parte, le religioni, i condottieri, i principi, le aziende, le organizzazioni dei lavoratori, i banchieri come i medici, gli insegnanti e così in avanti. Ognuno a suo modo e con le proprie tattiche strategie ma, con grande probabilità che la percentuale dei manipolatori si avvicini ad una costante. Come per i ladri, gli assassini i savi, gli onesti. Tanto per citarne alcuni. Sono le leggi della natura e dei grandi numeri: come le stagioni, il movimento del pendolo, i cicli dell’economia e l’aspettativa di vita.

    posso solo aggiungere: ma se l’hai capito, da che parte stai?

    • Non era il mio uno scritto per schierarmi, ma per suggerire una riflessione. E comunque: non ho un profilo in Facebook, non mi informo via social, mi fa invece piacere che il mio articolo abbia dato forma ai vostri interessanti pensieri.

  2. buondì Serena e grazie per lo spunto.Un giornale per il quale scrivi tu corre molti meno rischi in tal senso,ed è un buon giornale.Detto questo,non sono convinto che si tratti di un problema di media o strumenti a disposizione,ma forse si tratta d’altro.Riassumendo: i giornali e i telegiornali sono davvero più liberi da manipolazioni? Davvero è più semplice accedere a un livello che implica la dialettica attraverso giornali e media che non sui social media?Faccio fatica in tal senso a pensare che fossero più liberi nel dibattere mio padre, che guardava il telegiornale delle 20, o mia madre che leggeva un quotidiano, trent’anni fa,che non io oggi che seguo un giornale online oggi (questo spazio sembrerebbe dimostrarlo).Il problema a cui accenni tu mi ricorda invece un altrio problema dei giorni nostri dove sembra,citando l’esempio americano,che ci stiamo polarizzando nel modo di stare al mondo;in quella che alcuni definiscono la più grande democrazia al mondo,puoi scegliere al massimo fra il rosso e il blu,ti costringono a essere o repubblicano e democratico,e il tutto a scapito delle sfumature,che sono poi quelle che trovano invece spazio nella sacrosanta dialettica a cui ti riferisci.Ma è anche questo davvero un problema nuovo?Nemmeno di questo sono sucuro… mentre sono abbastanza sicuro che di tanto in tanto valga invece la pena, anche se sono le 6 del mattino e stai seduto sul WC con un telefonino progettato in california da menti pazzesche ormai già 40 anni fa,valga la pena soffermarsi a dire la propria opinione (anche se ci metti una vita perché non hai mai voluto imparare a usare il T9) a costo di “rischiare” che qualcuno possa poi leggere e pensare e dire l’esatto contrario…