La sindaca che scrive

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Deputata al Gran Consiglio retico da decenni, sindaca di San Vittore dal 2017, iniziatrice di progetti culturali e autrice di innumerevoli contributi d’informazione e d’opinione, Nicoletta Noi-Togni è una figura di spicco della vita politica e sociale dei Grigioni e della Svizzera italiana. Nel 2017 ha pubblicato un libro di genere narrativo – «Sofia è Sofia» Edizioni Ulivo, Balerna – ed è in qualità di scrittrice che l’abbiamo intervistata.

Il libro in breve: «Sofia è Sofia» (Edizioni Ulivo, Balerna, 2017) è un racconto diviso in tre parti, incentrato sull’evoluzione di una donna di nome Luisa, che dopo avere sperimentato la malattia e aver perso il marito, prende coscienza della sua vera natura. La prima parte del racconto è ambientata negli anni ’90 ed è descritta con un linguaggio piuttosto ridondante, in voga all’epoca. Il secondo capitolo, che vede la protagonista più anziana, è collocato nei nostri giorni ed è stato redatto in uno stile più contemporaneo. L’ultima parte del libro è infine una sorta di compendio, scritto con frasi a tratti poetiche, che fa un bilancio della vita della protagonista e forse delle donne in generale.

Nicoletta Noi-Togni, siamo abituati a leggere i suoi contributi su temi d’attualità. In che misura si può definire d’attualità questo suo racconto?
Il tema del patriarcato (ndr. tematizzato soprattutto nella prima parte del libro) è ancora d’attualità. Certo, il patriarcato non è più quello di una volta – quando gli uomini quasi non toccavano i bambini e non aiutavano a far nulla in casa – ma esiste ancora. Tanto è cambiato, in bene, ma certe cose, purtroppo, sono rimaste ferme, in particolar modo a sud delle Alpi. Un esempio di questi giorni che mi riguarda: come sindaca che ha compiuto da poco gli ottant’anni mi ritrovo a ricevere continuamente lettere anonime che mi insultano, incentrando le offese sulla mia età. Che poi, sfido chiunque a fare tutto quello che faccio io alla mia età (ndr. ride)! Penso che a nessuno verrebbe in mente di mettere in discussione le capacità degli uomini sindaci che hanno pressoché la mia età. Sono convinta che questo succeda perché sono una donna e lo percepisco come una discriminazione.

Nella prima parte del libro la protagonista – Luisa – vive in un mondo ancora predominato da figure maschili, mentre nella seconda parte tiene lei le redini della propria esistenza. Questa trasformazione nella società non è dunque avvenuta del tutto fra gli anni ’90 e oggi?
Il cambiamento sicuramente c’è stato, ma il precedente modello di fondo è ancora presente. In politica e nella direzione delle grandi aziende stanno avanzando lentamente anche le donne, ma al momento vediamo soprattutto cravatte e giacche scure: questo dimostra che non siamo ancora arrivati al punto dove dovremmo arrivare. Rimanendo nell’ambito della politica noto poi per esempio come le donne vengano interpellate dai giornalisti su certi temi – come la sanità e la socialità – ma non su altri argomenti, dove sono anche preparate. Questo lo sperimento in prima persona. Vengono ancora fatte tante differenze.

«Sofia è Sofia» lascia intravedere anche alcuni momenti del suo vissuto, per esempio il periodo trascorso a lavorare in un reparto di ginecologia. Cosa ha significato per lei mettere su carta delle emozioni intense provate anni fa?
Quando si scrive si scaricano delle emozioni e dunque ci si libera anche. Io ho dei ricordi vividi di quel tempo in ospedale, delle donne che ho incontrato e delle situazioni che mi si sono presentate. Prevalentemente si tratta di ricordi positivi, ma sono rimaste anche esperienze tristi fissate nel ricordo: il veder morire donne della mia età di allora, vedere la loro malattia, il loro tormento, anche psichico. In molte di queste donne percepivo un grande bisogno di parlare e per me aiutarle in questo senso era essenziale, era anche un po’ la mia specialità. Se io davo anche solo un piccolo input – in quel mondo che era spesso anche freddo e frettoloso – succedeva quello che succede quando si mette un dito in un mucchietto di sabbia: crollava tutto, partiva una valanga di cose che avevano la necessità di essere espresse. Queste cose mi sono rimaste sotto la pelle.

Dare e ricevere amore sembra essere il fine ultimo della sua protagonista. Ideata da una donna impegnata come lei in ambito sociale, politico e culturale avremmo potuto aspettarci delle aspirazioni di altro tipo per Luisa. Come ci spiega questo fatto?
L’idea di fondo del libro è che noi donne siamo alla pari con gli uomini, facciamo di tutto e non abbiamo bisogno di un uomo per affermarci, ma non per questo non necessitiamo tenerezza e amore. Questa tenerezza e questo amore lo cerchiamo in un uomo e quindi se questo ci manca, lo stesso non siamo complete. Quello che intendo dire è che la donna si è sì emancipata ma certi suoi bisogni ancestrali sono ancora gli stessi di centinaia di anni fa. In fondo l’essere umano non è cambiato nella sua essenza: sono cambiati i contesti e per questo anche i comportamenti, ma c’è sempre un bisogno di tenerezza, di amore, di essere accolti da qualche parte. E’ brutto a dirsi ma c’è un bisogno di appartenere a qualcuno e che qualcuno ti appartenga. Qualcosa che assomiglia al possesso ma in una forma lieve, dolce, familiare; come sentirsi a casa. Sia per la donna sia per l’uomo c’è un anelito verso la completezza.

Al Centro Culturale di Circolo a Soazza si è svolta nel 2018 una serata di presentazione del volume con l’autrice e la moderazione di Alessandra Spagnolo Mantovani. La registrazione video della serata è disponibile gratuitamente sul canale YouTube del centro culturale, al seguente indirizzo:
© Centro culturale Soazza 2018:


Nicoletta Noi-Togni
Nata a San Vittore nel 1940 e cresciuta nello stesso villaggio, è di formazione infermiera, ostetrica e insegnante per le scuole infermieristiche. Ha insegnato per trent’anni in scuole infermieristiche a Coira, Ilanz e Zurigo. Dal 1997 risiede di nuovo a San Vittore, di cui è sindaca dal 2017. Membra del Parlamento retico dal 1987 al 1991 per il Circolo di Coira, dal 1997 è deputata al Gran Consiglio per il Circolo di Roveredo. Numerosi sono i suoi contributi di informazione e d’opinione nella stampa grigionese e della Svizzera italiana. Nel 2013 ha ottenuto il Bachelor in filosofia presso la Facoltà di Teologia di Lugano e di seguito ha iniziato un Master in scienza, filosofia e storia delle religioni presso la stessa facoltà. Per l’ottenimento di questo titolo è attualmente impegnata con una tesi dedicata alla filosofa ginevrina Jeanne Hersch. «Sofia è Sofia» (Edizioni Ulivo, Balerna, 2017) è la sua seconda pubblicazione, la prima è «Anna – Lisa» (edizione dell’autrice, Bellinzona, 1995), un diario autocritico scritto in forma di dialogo.


Intervista a cura di Arianna Nussio, operatrice culturale Pgi Coira, 8 dicembre 2020.