Lavoratori frontalieri: accordo tra Confederazione e Repubblica italiana

0
952
Daniela Stoffel e Antonio Misiani dopo la firma dell'accordo (Ministero dell'economia e delle finanze italiano)

Sono circa 6’000 i valtellinesi e valchiavennaschi che lavorano nel Canton Grigioni e la grande maggioranza di questi sono frontalieri.
Proprio per questi ultimi, dopo anni di discussioni anche accese (in particolare con il Canton Ticino), si è arrivati a firmare un’intesa tra stati a Roma il 23 dicembre scorso. Possiamo considerare come punto di svolta finale l’incontro a Roma, il 29 settembre scorso, tra la presidente della Confederazione Simonetta Sommaruga con l‘omologo italiano Sergio Mattarella e con Giuseppe Conte, presidente del Consiglio dei Ministri. Nell’occasione venne espressa dalle parti “soddisfazione riguardo ai progressi ottenuti nell’accordo sull’imposizione dei frontalieri approvato già nel 1974 e rinegoziato nel 2015, ma non ratificato”. L’accordo ora raggiunto passerà al vaglio dei rispettivi parlamenti e si prevede che, in caso di approvazione, la nuova intesa partirà dal 1 gennaio 2022.

Abbiamo interpellato due persone “informate dei fatti”: Mirko Dolzadelli, valchiavennasco, responsabile nazionale della CISL Frontalieri, e il senatore Alessandro Alfieri, varesino, segretario della Commissione Esteri. Entrambi hanno lavorato a stretto contatto, confrontandosi e suggerendo soluzioni.
Due le questioni fondamentali: il trattamento fiscale dei lavoratori presenti e futuri e le compensazioni (in gergo “ristorni”) per i comuni italiani di confine.

“Prima di tutto non un euro in più di tasse per gli attuali frontalieri. Più in generale non cambia nulla, né oggi né in futuro, per i frontalieri oggi riconosciuti e per tutti coloro che lo diventeranno fino all’entrata in vigore dell’accordo. Anzi per questo tipo di lavoratori l’applicazione del moltiplicatore medio cantonale porterà ad una diminuzione delle imposte pagate alla fonte. Inoltre, in caso di perdita di lavoro, sarà riconosciuta in Italia una indennità di disoccupazione più vicina all’ultima retribuzione percepita in Svizzera.

Foto da Ministero dell’economia e delle finanze italiano

I frontalieri che inizieranno a lavorare oltre confine dopo l’entrata in vigore dell’accordo saranno invece sottoposti a un nuovo modello di tassazione.
La Svizzera avrà diritto a trattenere una quota di imposta alla fonte dell’80%: a quel punto al lavoratore l’Italia applicherà la tassazione con una serie di detrazioni (aumento della franchigia speciale per tutti i lavoratori da 7’500 a 10’000 euro, detrazione di quanto già tassato dalla Svizzera, non imponibilità degli assegni familiari erogati dalla Svizzera, deducibilità dei contributi per i prepensionamenti) per consentire una maggior difesa dei salari medio-bassi,
Gli stipendi medio-alti dei futuri frontalieri subiranno invece una contrazione, se paragonati a quelli degli attuali frontalieri, ma quelle tasse in più rimarranno sul territorio perché andranno a finanziare opere, progetti, interventi di sviluppo delle nostre comunità”.

E qui è stato introdotto il secondo corno della questione: i ristorni.
“Il negoziato ha consentito il mantenimento dei ristorni nella fascia dei 20 km dal confine svizzero fino al 2033 e, successivamente, la garanzia strutturale di risorse finanziarie in termini di trasferimenti dallo Stato italiano in misura costante e pari a quanto determinato per l’anno 2019 (87’661’383 € o 94’837’042 CHF).
Un eventuale extragettito sarà reinvestito in progetti di sviluppo economico e sociale dei comuni di frontiera”.

Nelle due foto vediamo la firma e poi lo scambio dei documenti da parte della segretaria di Stato per le questioni finanziarie internazionali, Daniela Stoffel Delprete, e del viceministro italiano dell’Economia e delle Finanze, Antonio Misiani.
Ad accordo firmato il Governo italiano ha siglato un memorandum con i sindacati Cgil, Cisl, Uil (che hanno avuto il fondamentale sostegno delle organizzazioni sindacali svizzere UNIA, OCST e SYNA). Anche l’associazione dei Comuni di confine è firmataria del memorandum. Nella terza foto troviamo appunto le firme dei contraenti. Notiamo quella di Dolzadelli e di Massimo Mastromarino, sindaco di Lavena Ponte Tresa, per l’associazione dei Comuni di confine.

Foto da Ministero dell’economia e delle finanze italiano

Abbiamo infine chiesto a senatore Alfieri di questa sua personale attenzione ai frontalieri. Attenzione politicamente dovuta la sua, ma con un risvolto personale: ”Nel 1974, quando fu firmato il primo accordo con la Confederazione, questo fu seguito molto da vicino da mio padre, allora segretario comunale proprio di Lavena Ponte Tresa”.


Piergiorgio Evangelisti