L’evento di apertura del progetto Interreg “Living ICH”, che vede coinvolto come capofila svizzero il Polo Poschiavo, si è tenuto (necessariamente online a causa del Coronavirus) lo scorso 21 gennaio.
Il progetto ha come nome completo “Living ICH – Strumenti transfrontalieri di governance per la salvaguardia e la valorizzazione del Patrimonio Culturale Immateriale”. ICH ha naturalmente molteplici significati. È infatti tanto l’acronimo di “Intangible Cultural Heritage” (cioè il patrimonio culturale immateriale in inglese) quanto una sigla che racchiude le sigle internazionali dei due stati (I per Italia, CH per la Svizzera). Gli attori coinvolti nel progetto sono molteplici: per parte Svizzera ne è capofila il Polo Poschiavo (guidato da Cassiano Luminati), che ha negli anni maturato una grande esperienza nella gestione di progetti legati al patrimonio culturale immateriale ma coinvolge anche il territorio del Vallese e della Val Monastero/Engadina Bassa. Per quanto riguarda l’Italia, invece, i soggetti interessati sono il centro di ricerca sudtirolese EURAC (capofila italiano), la Regione Lombardia e la Regione Autonoma Valle d’Aosta.
Che cosa riguarda in concreto questo progetto? Traducendo il nome, si tratta, appunto, della tutela del patrimonio culturale immateriale e delle politiche e delle prassi che, dalle due parti della frontiera, possono essere utili a tale riguardo. Occorre, per prima cosa, definire il patrimonio culturale immateriale, come nella presentazione del progetto si è preoccupata di fare la ricercatrice di EURAC Ricarda Schmidt. Un patrimonio composto di azioni, elementi culturali, prassi, conoscenze e tanti elementi tangibili e visibili: una particolare e diffusa tipologia di sfalcio dei prati d’alta quota, la selezione di una razza di vacche adatte a un territorio, l’installazione di elementi paravalanghe o la produzione di determinate produzioni agricole e agroalimentari sono parte di questa classe.
Vista la limitazione temporale (da ottobre 2020 a dicembre 2022) e anche finanziaria del progetto, sono state individuate da un lato aree transfrontaliere pilota (Valle D’Aosta / Vallese, Valtellina /Valposchiavo, Val Venosta / Val Müstair e Valsot) dall’altro degli ambiti tematici. A questo proposito, ci si concentrerà soprattutto sulla tematica della produzione agro-alimentare e della filiera corta, che è stata al centro di diversi progetti interreg anche precedenti, tra cui il progetto AlpFoodway che ha messo le basi per candidare il Patrimonio Alimentare Alpino quale Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO. Confrontando le esperienze sui due lati del confine e attraverso iniziative di formazione rivolte agli amministratori e alle comunità locali transfrontaliere. L’ambizione è non solo quella di produrre del materiale ma di creare dei momenti di cooperazione su questo tema durevoli nel tempo e capaci di condurre direttamente filiere corte internazionali e transfrontaliere.
Nel concreto, per quanto riguarda il nostro territorio, il progetto prevede, tra l’altro, la creazione di tavoli transfrontalieri di discussione legati alle filiere dei cereali minori, dell’orticoltura e erbe officinali e della castanicoltura e frutticoltura; tutte filiere rilevanti per lo sviluppo ulteriore del progetto 100% Valposchiavo. Questi tavoli avranno l’obiettivo di sviluppare una rete permanete di scambio di esperienze e di sviluppo di attività di valorizzazione anche commericiale.
Il ruolo operativo del Polo Poschiavo in questo progetto è quello di creare i presupposti per il dialogo transdisciplinare per la salvaguardia, lo sviluppo e il sostegno del nostro patrimonio culturale alimentare attraverso moduli formativi e di costruzione di competenze rivolti sia agli attori che operano in prima linea sulle filiere individuate, sia agli amministratori locali.
Maurizio Zucchi
Ben detto, anch’io penso che dovremmo essere più fieri della lingua originale
Anni
Ma che noia questi titoli contaminati dalla lingua inglese, enigmatici e tutti da interpretare! E tutto in nome della difesa di beni immateriali!! Ma la lingua dei luoghi coinvolti non appartiene ai beni immateriali?