Un poliziotto per il trilinguismo

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Con un comunicato stampa del 4 febbraio, il Governo del Cantone dei Grigioni ha comunicato di avere elaborato, insieme alle organizzazioni linguistiche, una lista di 80 misure per venire incontro sempre di più alle esigenze dei tre gruppi linguistici.

La prima buona notizia insita in questa iniziativa sta evidentemente nelle considerazioni e nelle analisi che hanno portato a questa decisione, ovvero nel riconoscimento di un trilinguismo cantonale in qualche modo sotto pressione, con le minoranze italofona e romanciofona a volte dimenticate o considerate soltanto in seconda battuta dalle stesse scelte amministrative. Nella volontà di fare di più, in una parola, è implicita l’ammissione di non aver fatto abbastanza sino a oggi.

Il documento con le 80 misure è diviso in due parti: la prima dedicata alle proposte provenienti dall’interno della struttura amministrativa e politica cantonale, la seconda da ambiti esterni quali la Pro Grigioni Italiano, Lia Rumantscha, la Fundaziun Medias Rumantschas, l’Alta scuola pedagogica e Grigioni Vacanze. A sua volta, la prima parte è strutturata in aree tematiche: l’amministrazione cantonale plurilingue, la concentrazione dell’impiego di mezzi nel settore della formazione, la governance, media e digitalizzazione, identità linguistica, principio di territorialità e le misure al di fuori dell’area di diffusione.

Si tratta di un lungo elenco esaustivo che tocca ambiti disparati e costituisce, per così dire, un programma ambizioso e impegnativo che ci riproponiamo di analizzare in diversi articoli, sezione per sezione.
La prima sezione, quella dell’amministrazione cantonale plurilingue, è ovviamente centrale perché tocca il cuore del funzionamento del Cantone e la sua realizzazione è propedeutica alle altre. Alla base dell’intera strategia vi è la creazione di un servizio di coordinamento (punto 1.1), che fungerà da punto di smistamento e controllo delle varie iniziative volte a dare maggior spazio al plurilinguismo.

L’intero catalogo di misure trae la sua origine da uno studio elaborato dal Centro per la Democrazia di Aarau, che aveva evidenziato le criticità del trilinguismo nel Cantone dei Grigioni. Il responsabile dello studio, il Professor Andreas Glaser, in un recente intervento su “La Quotidiana” valuta in modo positivo le misure del Governo e, proprio a proposito del servizio di coordinamento, afferma che nei fatti il Cantone sta creando un posto di “poliziotto delle lingue”. Spingendosi oltre la metafora di Glaser, viene da dire che si tratta non di un poliziotto semplice ma di un vero “commissario di polizia” che avrà un compito duplice: non solo dovrà verificare che le nuove norme vengano messe in pratica, ma dovrà anche adoperarsi attivamente per coordinare gli “agenti”, ovvero tutte le forze amministrative e non impegnate nella promozione linguistica.

Quanto alla verifica del quadro sulle traduzioni legislative (1.2) che si propone di e “verificare i casi in cui è sensato procedere alla traduzione di testi”, sembra di poterlo leggere nel senso di un rafforzamento delle traduzioni anche in questo ambito. Sempre a livello di traduzione, ci si ripropone la creazione del servizio di traduzione simultanea delle sedute di Gran Consiglio, un atto dall’alto valore concreto, ma anche simbolico.
Importante anche l’impegno a realizzare un codice per la promozione linguistica in seno all’amministrazione, così da renderne i confini maggiormente definiti.

Altri punti riguardano l’indispensabile strumento della formazione (soprattutto linguistica) del personale, e di un potenziamento di italiano e romancio anche nel settore digitale e dei social media dell’amministrazione.
Un’altra questione dal forte impatto pratico è il monitoraggio delle prescrizioni riguardo al trilinguismo in caso di assunzioni. Grazie a quest’ultima misura si spera che venga finalmente adeguato il numero di italofoni (attualmente decisamente sottorappresentati) presenti all’interno dell’amministrazione.

Strettamente legato a questo primo blocco è il tema della governance, nel quale è opportuno segnalare la volontà da un lato di accompagnare e attuare le misure elencate e dall’altro di mantenerle aggiornate, includendo via via le nuove necessità che dovessero manifestarsi. Benché non sia esplicitamente espresso, viene da pensare che anche questa incombenza potrà almeno in parte ricadere all’interno dell’attività del “poliziotto delle lingue”.
Poiché il confronto con situazioni analoghe all’interno della Confederazione può portare a uno scambio di buone pratiche, ci si dà, infine, il compito di intensificare i rapporti e gli scambi sul tema con i cantoni bilingui e con il Canton Ticino.


Maurizio Zucchi

Maurizio Zucchi
Membro della redazione