4° Centenario del “Sacro Macello”
Nei giorni scorsi è stato presentato a Sondrio il volume “1620. La rivolta di Valtellina”, accadimento connotato dal ”Sacro Macello” dei riformati (valtellinesi soprattutto, ma anche grigioni). Curato dalla valtellinese Augusta Corbellini e dal poschiavino Daniele Papacella, raccoglie le relazioni presentate a Tirano il 12 settembre del 2020. Del contenuto in generale e del contributo in particolare del poschiavino Arno Lanfranchi (La conversione forzata e l’eccidio dei riformati a Poschiavo nel 1623) è stato già riferito qui (https://ilbernina.ch/2021/10/07/la-rivolta-di-valtellina-riletta-400-anni-dopo/).
Qualcosa di nuovo è stato aggiunto nell’incontro sondriese. La prof.ssa Claudia Di Filippo Bareggi, in passato docente di Storia dell’Età della Riforma e della Controriforma alla “Cattolica” (oggi di Storia Moderna e di Storia dell’Età del Rinascimento alla “Statale”), e dunque ampiamente titolata, nella sua lunga ed articolata relazione ha messo in guardia dal fornire, come spesso è accaduto, sempre e solo motivazioni di carattere religioso (da entrambe le confessioni) alla base della Rivolta valtellinese. Ha voluto sottolineare in particolare l’importanza dell’ambito politico ed economico, sia locale che sovra locale, con tutto l’intricato gioco degli interessi di parte, che andava ben oltre l’ambito religioso. Ha quindi sollecitato gli studiosi ad ampliare il panorama in cui la vicenda si verificò ad un ambito alpino ed europeo, probabilmente cogliendo un approccio troppo localistico nel volume presentato. Di Filippo Bareggi ha esplicitamente citato favorevolmente i contributi (e i precedenti studi) dello storico americano Randolph Head e del chiavennasco Guglielmo Scaramellini, geografo ha tenuto a sottolineare la storica (e su queste divisioni di compiti torneremo più avanti).
Quinto Centenario di Lutero
Per tempo un comitato Valtellina-Grigioni elaborò proposte per ricordare adeguatamente l’affissione delle tesi luterane a Wittenberg nel 1517. Soprattutto si voleva ricordare il “terremoto” provocato dalla Riforma nella Repubblica delle Tre Leghe, limitando la ricerca alle valli italofone. E in effetti nell’ottobre del 2020 è stata presentata la “Guida alla storia e ai luoghi della Riforma”. Per le valli italofone dei Grigioni si possono leggere i contributi di Prisca Roth (Bregaglia), Daniele Papacella (Valposchiavo), Peter Wydler (Bivio Stalla) e Arno Lanfranchi (Moesano). Per i sudditi delle Tre Leghe troviamo i testi di Guglielmo Scaramellini (Valchiavenna), Saverio Xeres (Morbegnese), Saveria Masa (Sondriese), Gianluigi Garbellini (Teglio e il Tiranese). Il tutto preceduto da una prefazione di Jan-Andrea Bernhard (Ilanz) e da una postfazione di Alessandro Pastore.
Prima iniziativa giunta dunque a compimento.
A questo bisogna affiancare quanto curato da Paolo Tognina per la rubrica “Segni dei tempi” della R.S.I. La 1. Abbiamo calcolato che dal novembre 2016 al novembre 2021 oltre una ventina le trasmissioni (1).
Da notare in particolare quelle del 20 e 22 ottobre 2018: “Poschiavo, tra storia e spiritualità. Una valle alpina svizzera, di lingua italiana, caratterizzata da una travagliata storia religiosa che ha lasciato tracce profonde, visibili ancora oggi. Il tutto raccontato attraverso alcuni incontri dal giornalista Norbert Bischofberger, esploratore curioso di sorprendenti sentieri di cultura e spiritualità”.
E quattro (dal 19 settembre al 20 ottobre 2020) dedicate al “Sacro Macello” così declinate: “Una strage annunciata”, “La Riforma parla italiano”, “Jenatch, eroe e traditore” e “Protestanti in Valtellina”.
Seconda iniziativa giunta a compimento.
Ancora.
La metà delle persone citate (storiche e storici, pastori e preti) facevano appunto parte del comitato misto “per Lutero”.
Altre persone con esperienze diverse (riferibili alla Scuola, al Teatro, al Giornalismo) presentarono proposte ulteriori, concrete alcune, utopiche altre, ritenendo che un fenomeno così radicale e profondo come la Riforma non dovesse essere trattato solo da storici e chierici. Fu proposto ad esempio di agevolare la fruizione della “Guida” con un programma capillare di formazione per i docenti di Storia e Filosofia. Sempre in ambito scolastico si era pensato ad uno spettacolo teatrale da mettere in scena, accompagnato da una “graphic novel” ideata e realizzata da studentesse e studenti. Ancora più fantasiosa l’idea di proporre un progetto Interreg dedicato ad un “Festival della Riforma, in tutti i suoi sensi”. E qui si giocava sul fatto che il termine italiano “Riforma” racchiude tutti i significati che in tedesco necessitano di due parole (Reformation, Reform).
Proposte rimaste praticamente tutte non risolte. Un’ultima proposta, allora enunciata, è forse ancora oggi percorribile. Eccola.
Memoriale in Valposchiavo prima, e poi in Valtellina e Valchiavenna
Si era proposto di mutuare l’idea delle cosiddette “pietre di inciampo”, declinandole localmente. Sappiamo che oltre 400 furono le vittime: troppe per dedicare loro, singolarmente, una “pietra di inciampo”. Diverso dedicare loro una lapide cumulativa da apporre sui singoli luoghi dei massacri. Beninteso da apporre per terra oppure su di un muro, giusto come è stato fatto a Sondrio per ricordare gli ebrei presi in Valle e deportati.
Perché non realizzare qualcosa di simile, intanto in Valposchiavo?
Piergiorgio Evangelisti
1) Tutte le trasmissioni citate sono reperibili agevolmente nel sito della R.S.I. Per esemplificare ne citiamo uno: https://www.rsi.ch/play/tv/segni-dei-tempi/video/poschiavo-tra-storia-e-spiritualita?urn=urn:rsi:video:13998241
2) A Sondrio nel Parco della Rimembranza è stata apposta una lapide commemorativa delle Leggi razziali italiane del 1938 e del successivo sterminio degli ebrei. Dalla lapide partono in orizzontale una settantina di targhette a comporre idealmente un treno della memoria. Nelle targhette sono incisi nomi e destino degli ebrei transitati in valle. Il memoriale, ideato dal giornalista sondriese Ferruccio Scala, nel dicembre del ’98 fu annunciato a Tirano da chi scrive nel corso di uno spettacolo per FestTeatro del cantore e narratore ebreo Moni Ovadia.