Con il nuovo anno riproponiamo, su iniziativa del presidente de “Il Bernina” Bruno Raselli, una serie di editoriali scritti da persone vicine al nostro giornale. Il tema trattato riguarda la Libertà, declinato in diversi ambiti della nostra vita.
Questo fondamentale stato di autonomia esistenziale, in questi ultimi due anni, è stato messo alla prova. In che modo? Come è cambiata la nostra vita a livello personale e famigliare, ma anche sociale?
In questi due anni condizionati dalla situazione pandemica, nelle discussioni pubbliche e private si sono rivendicati più volte i diritti e le libertà sanciti dalla Costituzione Svizzera, in relazione alle misure e alla Legge Covid-19. Insomma, le limitazioni temporanee per arginare la diffusione del virus decise dal Governo e in secondo luogo confermate dal Parlamento e dal Popolo, ostacolano la libertà di movimento e di aggregazione della popolazione. Si tratta di misure restrittive adottate principalmente per arginare la diffusione del virus, evitare i decessi delle persone a rischio e non sovraccaricare le strutture sanitarie. Il ricorso a tali strumenti e rimedi eccezionali in tempi particolari sono decise e applicate da Autorità elette democraticamente e supportate da virologi e da altri specialisti. Guardando alla storia passata il ricorso a misure straordinarie per arginare situazioni sanitarie fuori controllo, crisi umanitarie o catastrofi naturali non sono nuove. Evocare in questo contesto una dittatura sanitaria è fuorviante e non corrisponde alla realtà. Pensiamo a cosa succederebbe se le Autorità preposte non si assumessero la responsabilità e lasciassero al singolo la libertà di lottare, ognuno per conto proprio, contro la pandemia. O se la ricerca scientifica non si occupasse di progredire e non trovasse degli antidoti contro malattie, virus o altri problemi che affliggono l’umanità. Nella società aperta dovrebbe prevalere il dialogo e la ricerca di soluzioni attraverso il confronto democratico, si assiste però sempre più a dei fenomeni di radicalizzazione, dove la scienza si scontra con l’oscurantismo. Le teorie più strampalate messe in circolazione vengono poste sullo stesso piano di quelle più fondate della ricerca e dello studio scientifico… per dire, mentre si parla di uno sbarco su Marte, si innalzano le voci dei terrapiattisti. Sappiamo tutti che la scienza e la ricerca, per quanto fondamentali e valide, sono approssimative, ma perlomeno attraverso un percorso condiviso e definito da parametri comuni si avanza, trovando delle soluzioni migliori di quelle precedenti. Questo vale anche per i vaccini creati, per combattere la diffusione del virus Covid-19.
Un aspetto preoccupante legato alla libertà di scelta, evocata da una parte della popolazione, viene allo stesso tempo negata dalla stessa in altri ambiti, pensiamo ai pregiudizi e gli argomenti utilizzati nei confronti della parità tra uomo e donna, delle comunità LGBT, delle libertà religiose, verso le persone di colore o gli stranieri. Libertà anche esse sancite nella Costituzione all’articolo 8, ma probabilmente meno importanti alle nostre latitudini, come ha dimostrato la bocciatura a livello regionale del matrimonio per tutti. In questo contesto non parliamo di restrizioni e limitazioni temporanee, ma di libertà a lungo negate che hanno seguito un percorso di lotta decennale e non hanno ancora ottenuto all’interno della società il pieno riconoscimento. La libertà non può essere invocata egoisticamente senza che essa sia collocata e subordinata al contesto sociale e collettivo in cui si vive e si lavora. Questo principio dovrebbe avere un valore universale, ma chi ha seguito le discussioni recenti della COP26 (conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2021) sa molto bene, che le libertà e i diritti di alcuni paesi vanno decisamente a discapito di quelle di altri.
La libertà di scelta va esercitata fra le opzioni offerte da una società che si è data delle regole comuni di convivenza, basate sul rispetto reciproco e fissate dalle leggi. La democrazia permette di determinare i periodi legislativi e l’alternanza delle Autorità che governano, questo vale pure per le Leggi e dalla possibilità di adeguarle in base allo sviluppo della società. Siamo una società eterogenea e complicata, facciamo fatica a capire la complessità delle problematiche, alle volte semplifichiamo e ci lasciamo facilmente strumentalizzare. La libertà individuale come principio etico non dovrebbe scordare quella degli altri. La libertà senza regole e partecipazione è utopia, un po’ come il luccichio delle perline colorate. Mi ritorna in mente una vecchia canzone scritta da Paolo Conte: Gelato al limone “…libertà e perline colorate ecco quello che io ti darò…”. La libertà senza responsabilità e consapevolezza è un abbaglio luccicante e fa perdere di vista la vera ragione all’origine del conflitto, ovvero mettere al riparo la popolazione dalla pandemia.
Renato Isepponi