Come ha annunciato il Pastore Paolo Tognina sul Grigione Italiano del 27 gennaio 2020, l’anno prossimo ricorreranno i 75° anni dalla morte di Giovanni Luzzi, personaggio affabile per eccellenza, geniale traduttore della Bibbia, un vanto per Poschiavo dove per una decina d’anni fu Pastore protestante, popolare anche tra i cattolici per le sue qualità umane come attesta l’importante monografia di Bernardo Zanetti (Benedetto Iseppi e Giovanni Luzzi, 1990) e il racconto Il professore filantropo (M. Lardi, Racconti del prestino, 2006). Sarà un piacere ricordarlo.
Una grande personalità Giovanni Luzzi e tanto più simpatica in quanto, come tutti i mortali, ha anche qualche punto meno forte. Data l’avanzante senilità per esempio, quando «negli ultimi anni della sua vita maturò un giudizio severo sull’intero cristianesimo», potrebbe aver preso un granchio parlando «del carattere poco evangelico della messa». Non dico dal punto di vista teologico in quanto non ho nessuna preparazione, ma semplicemente dal punto di vista umano. Magari lo prendo io il granchio, ma il sasso nello stagno è gettato e, per usare una categoria linguistica del popolare governatore del Veneto Zaia, ragioniamoci sopra.
Per definizione (Google) la Messa è «la funzione sacra principale, nella teologia cattolica, ortodossa e anglicana, consistente nella celebrazione sull’altare, da parte di uno o più sacerdoti officianti, del sacrificio della croce, rinnovato offrendo a Dio in forma incruenta il corpo e il sangue di Gesù Cristo sotto la specie del pane e del vino». Tutto ruota intorno all’Ultima Cena e alla Passione di Cristo, intorno alle fatidiche parole del Vangelo «Questo è il mio corpo…Questo è il calice del mio sangue… fate questo in memoria di me». Lasciando da parte la teologia, solo da un punto di vista strettamente filologico, come si può parlare di carattere poco evangelico della Messa?
Ma in queste parole incredibilmente geniali, sempre dal punto di vista umano, c‘è molto di più e mi spiego. Studiando l’origine di più di una società segreta, ho constatato che il rispettivo fondatore, considerando l’efficacia di queste parole a livello mondiale, si è lambiccato il cervello e dannato l’anima per inventare una formuletta altrettanto misteriosa e duratura. Ma quale fondatore è riuscito a trovarne una così perfetta che a duemila anni di distanza, unendo ed edificando interi popoli, viene giornalmente ripetuta innumerevoli volte a tutte le latitudini e longitudini del globo terraqueo? Questo ripeto, solo per ragionarci sopra a livello umano.
Ma torniamo ai tanti punti di forza di Giovanni Luzzi. Non c’è dubbio che la loro celebrazione l’anno prossimo in occasione dei 75 anni dalla sua morte saranno un evento memorabile per Poschiavo.
Massimo Lardi