A trent’anni di distanza la storia si ripete, ma l’umanità non impara

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In questi giorni alla frontiera ucraina con la Moldavia stanno arrivando i primi profughi in fuga dall’invasione russa. A Chişinău i nostri contatti ci dicono che sono arrivati circa 200’000 profughi dall’inizio della guerra: sono soprattutto donne, bambini e anziani, perché gli uomini adatti al servizio militare vogliono e devono restare per difendere la patria.

Interventi Umanitari Valposchiavo, assieme all’associazione “Hoffnungsträger-Ost” sta preparando un nuovo carico di letti, materassi, coperte e vestiti da spedire a Chişinău. In settembre avevamo già spedito i letti che l’ospedale di Samedan ci aveva dato, assieme a vestiti, mobili e a 150 materassini provenienti dalla protezione civile, che allora avevano servito egregiamente per fare fronte alla pandemia del coronavirus. Ora questi letti e materassini vengono utili per accogliere nelle scuole, nelle chiese e nelle palestre i profughi. Ma non bastano.

Magazzino di Campascio con il materiale pronto per la spedizione

Sembra di essere tornati indietro di 30 anni, quando nel 1992 alcuni poschiavini, con alla testa Andrea Compagnoni che ci ha lasciato nel 2020, organizzavano gli aiuti ai profughi provenienti dal Cossovo. Con l’invasione delle truppe serbe nella Krajina in Croazia, 30’000 profughi cercarono rifugio nella città di Pula. Quell’evento diede inizio alla nostra organizzazione Interventi Umanitari Valposchiavo.

Ora dopo esattamente trent’anni questi tragici eventi si ripetono, sempre come conseguenza della caduta del muro di Berlino e della dissoluzione dell’Unione sovietica. Purtroppo i poteri politici e militari russi aspirano ancora ad un ritorno al passato.

La storia si ripete, ma l’umanità non impara.

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