Ridere fa bene

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“Beati voi che ora piangete, perché riderete” (Luca 6,21)
Sermone del 24 aprile 2022

I culti vengono registrati e si possono riascoltare al seguente indirizzo:

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Uno studio è giunto alla conclusione che per vivere bene bisogna praticare 30 minuti di sport tre volte la settimana e ridere, ogni giorno, per almeno 15 minuti. Il riso espande le arterie e migliora la circolazione sanguigna. E probabilmente migliora anche la circolazione delle idee. Chi non ride, o ride poco, e soprattutto fatica a ridere di se stesso, si incupisce.

Detto questo, bisogna ammettere che il cristianesimo, che si definisce religione dell’amore, non sembra essere una religione dello humour. Nella tradizione cristiana c’è un’antica avversione al riso, considerato nemico della serietà della fede e della solennità della dottrina. Addirittura, celebri teologi hanno sostenuto che Gesù non abbia mai riso. Una tesi condivisa anche da Jorge de Burgos, il sinistro monaco del “Nome della Rosa” di Umberto Eco.

Ma c’è anche chi si richiama al libro dei Salmi – e in particolare al Salmo 126 – per ricordare che l’allegria è un dono che scaturisce dalla gioia del cuore e schiude le labbra al sorriso. ” Quando il Signore fece tornare i reduci di Sion, ci sembrava di sognare”, dice quel poema. “Allora spuntarono sorrisi sulle nostre labbra e canti di gioia sulle nostre lingue”.

Certo, il riso ha sempre due volti: può ferire e offendere o, al contrario, risollevare e distrarre. C’è il riso di scherno, cattivo, volgare. E il riso lieve dell’umorismo che ci consente di non prenderci troppo sul serio e di relativizzare le nostre miserie. Quel riso che dischiude il mondo alla rovescia delle Beatitudini, in cui si dice: “Beati voi che ora piangete, perché riderete”. (Luca 6,21)

C’è insomma modo e modo di ridere. Si può ridere contro, ridere per deridere, ridere per umiliare. La tradizione filosofica ha chiamato questo ridere “ironia”; a volte può trasformarsi in amaro sarcasmo. Questo modo di ridere può essere usato come un’arma: graffia, ferisce, può uccidere. I padri del deserto lo consideravano un’opera del demonio. Ridere per deridere non porta comunque mai la pace.

Nella Bibbia si cercheranno invano risate a crepapelle o burle carnevalesche, ma non manca la risata ironica, sottilmente polemica, iconoclasta, la risata del piccolo popolo d’Israele che distrugge idoli e imperi mettendoli alla berlina e ridicolizzandoli. È una risata che appartiene a Dio, che si fa beffe dei potenti che si ribellano contro di lui. Ma è anche l’ironia del profeta Elia, il quale prende in giro i profeti di Baal e le loro invocazioni: “Gridate più forte”, dice Elia a quei profeti, “forse il vostro dio è indaffarato o in viaggio; caso mai fosse addormentato, si sveglierà”. Dell’indovino Balaam si dice che è più stupido della sua asina; a chi crede che sole, luna e stelle siano divinità, la Genesi dice che si tratta di lampioni avvitati da Dio nel cielo per fare luce di giorno e di notte; per sconfiggere mille soldati filistei a Sansone basta una mascella d’asino usata a mo’ di clava.

Per Israele, Dio solo è santo. E qualche dettaglio imbarazzante, riportato nella Bibbia, serve a sgonfiare tutti quelli che potrebbero montarsi la testa. Dell’eroico Sansone si ricorda che è stato ingannato due volte dalla scaltra Dalila; Saul è sorpreso da Davide mentre sta facendo i suoi bisogni in una grotta; Davide a sua volta è preso in giro dalla figlia di Saul per essersi lasciato andare a una danza ubriaca, indegna di un re.

Ma non c’è solo la risata ironica, nell’Antico Testamento. A volte è il riso dell’incredulità (è la prima reazione di Sara, quando il messaggero divino annuncia a lei, ormai anziana, che avrà un figlio), oppure un’espressione di esultanza (ride Maria di Nazareth nel Magnificat perché Dio “ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili). E poi c’è il riso della donna descritta nel libro dei Proverbi, “che guarda sorridendo al domani”. È un ridere che sta tra la riconoscenza e la protesta, e che porta buonumore.

Nel Nuovo Testamento Gesù piange, mangia, beve e dorme. Ma non ride mai. I nemici del riso sostengono perciò che Gesù era impegnato in cose troppo serie per trovare il tempo di ridere. Ma non dimentichiamo che gli evangeli raccontano soltanto gli ultimi tre anni dell’attività pubblica di Gesù, un periodo in cui l’ostilità nei suoi confronti cresce fino al punto che la sua stessa vita è in pericolo. E questa non è certo una situazione che faccia ridere. Inoltre gli evangelisti affermano di avere scritto solo una parte degli avvenimenti vissuti con Gesù. Si può dunque pensare che le risate e i sorrisi di Gesù, considerati forse dai suoi discepoli gesti poco importanti, non siano stati riportati. Del resto, essi non hanno detto di che colore avesse gli occhi e che aspetto avesse. Se il riso è una caratteristica che distingue l’essere umano e se Gesù è realmente e pienamente uomo, non possiamo pensare che abbia spesso riso e sorriso?

Il filosofo greco Aristotele ha collocato lo humour tra le virtù. Ma forse la capacità di ridere delle cose che non sono importanti, e di ridere di se stessi, è più che una virtù. È un atteggiamento che deve essere coltivato e condiviso, messo al servizio soprattutto di quelli che si prendono troppo sul serio, di chi è immusonito, di chi è amareggiato.

Ridere non è solo espressione di buonumore e di gioia, è anche espressione di una giusta distanza nei confronti di ogni cosa. Ed è espressione di tenerezza per tutto ciò che sta intorno a noi. Lo humour cambia il nostro modo di vedere le cose, e ci insegna una virtù rarissima: quella della gratitudine.

Lo humour può essere anche espressione di protesta, di contestazione. Un caricaturista lo ha definito “il modo per essere più forti della sfortuna e della disgrazia”. Tutti i gruppi oppressi hanno sempre sviluppato delle forme di humour per resistere ai propri oppressori. Un sopravvissuto delle prigioni cilene ha dichiarato di essere riuscito a uscire vivo da quell’esperienza grazie alla “derisione sistematica e organizzata dei nostri aguzzini. Senza quei momenti di riso, non saremmo mai stati in grado di resistere”. In Ucraina, è l’immagine del contadino che aggancia il carro armato russo e lo trascina via con il suo trattore.

Ridere permette infine di scoprire gli aspetti positivi delle cose. Un pio ebreo stava leggendo, mentre camminava verso la sinagoga. Distratto, inciampò in un sasso. “Grazie Signore”, disse, “perché facendomi inciampare in questo sasso mi hai impedito di urtare contro un albero”. Riprese a camminare. Questa volta inciampò in un ramo che stava per strada. “Grazie Signore”, disse, “perché facendomi inciampare in questo ramo mi hai impedito di urtare la donna che stava attraversando la strada”. Riprese a camminare, ma subito si fermò, perché un uccellino, passando sopra la sua testa, lasciò cadere i suoi escrementi su di lui. Il pio alzò gli occhi al cielo, pensò per qualche istante, poi disse: “Grazie Signore, per non avere dato ali alle mucche”.

Pastore Paolo Tognina