Un intenso dibattito intorno al Centro Sanitario

1
3720

L’incontro di martedì 24 maggio, organizzato dal CSVP, ha avuto una partecipazione straordinaria, di circa 250 persone. Qualora ce ne fosse bisogno, questo testimonia una volta di più quanto siano sentite le tematiche legate alla sanità in Valposchiavo.
Si è trattato, in primo luogo, di una grande occasione per fare il punto sul processo di trasformazione della sanità valposchiavina, sulle strategie future e per smentire le voci dilagate in paese su un eventuale declassamento dell’ospedale e perdita di posti di lavoro.
Forse, come sottolineato anche da parte di alcuni degli intervenuti durante la serata, una simile informazione è giunta un po’ in ritardo, di certo era necessaria ed è stata utile a tutto l’uditorio. Vista la delicatezza e la complessità dei temi trattati, la serata ha visto Paolo Tognina ricoprire il ruolo di moderatore.

Tanta la “carne al fuoco.” Il CSVP ha presentato, a mano di numerose slides, una dettagliata informazione. Dopo un intervento iniziale del Podestà, Presidente del Consiglio di Fondazione, che ha illustrato l’organigramma del CSVP e spiegato l’obiettivo della serata, la parola è passata ad Antonio Pola, membro del Comitato del Consiglio di Fondazione (CCF) per la spiegazione dei processi strategici. In seguito Guido Badilatti, direttore del CSVP , ha ripercorso la storia dell’ospedale e illustrato una panoramica sull’offerta medica della struttura sanitaria valposchiavina nonché la collaborazione con in diversi ospedali e specialisti d’oltre Bernina. Nelle slide proiettate, inoltre, si è notata l’evoluzione dei posti di lavoro degli ultimi anni: le unità lavorative sono sempre aumentate e non è stato soppresso alcun posto di lavoro.

È poi toccato al dottor Cristian Raselli parlare del futuro Centro Medico. La struttura si sta già rivelando cruciale fin dall’inizio della sua realizzazione: proprio grazie a questo progetto due giovani medici di base, attualmente in formazione, giungeranno a Poschiavo entrando in servizio e andando a rinforzare una presenza strategica che a causa di futuri pensionamenti dovrà essere sostituita. La disponibilità di una struttura pronta e al passo con i tempi, senza costi di investimento per gli interessati, una diminuzione degli oneri amministrativi, la possibilità di lavorare in team e di interagire direttamente con in consulenti specialistici dell’ospedale, rendono decisamente più appetibile a giovani nuovi medici anche un luogo apparentemente periferico come la Valposchiavo.

I due punti caldi, ovvero la Ginecologia/ Ostetricia e la Chirurgia sono stati trattati dal dottor Emanuele Bontognali, membro della Fondazione.
Una disamina esaustiva, quella sul tema della Ginecologia/Ostetricia, che ha avuto lo scopo di far comprendere alla popolazione le motivazioni profonde che hanno portato a una riforma del servizio nonché alla chiusura del punto nascite. In primis l’assenza di anestesisti che potessero garantire un picchetto 365 giorni all’anno per permettere l’eventuale taglio cesareo e inoltre il calo delle nascite parallelamente ad un aumento del numero di tagli cesarei ( probabile indice di un degrado qualitativo) sono stati fattori scatenanti che hanno spinto i medici e la direzione a cercare soluzioni alternative praticabili.

Si è poi giunti alla questione apparentemente più spinosa, ovvero a quella della chirurgia. Il dato che è emerso con chiarezza è che si tratta di un tema complesso, nel quale una soluzione, purtroppo, non è semplice da trovare.
Anche sulla chirurgia, come già in passato sottolineato, pesa l’assenza di anestesisti. È proprio per la loro mancanza che il regime di urgenza non ha più potuto essere sostenibile nel tempo. Inoltre, il trasferimento dell’Ostetricia stazionaria, ovvero del punto nascite, nel 2020, ha fatto venir meno la quasi totalità dei trattamenti veramente urgenti, costituiti in larghissima parte, appunto, da tagli cesarei. Si è così passati a un regime di semi-urgenza, ovvero disponibilità del chirurgo e dell’anestesista solo in giornata da lunedì a venerdì. La pandemia, aggravando la già cronica penuria di anestesisti (anche in tutta la Svizzera, nella vicina Italia e in Germania) ha poi messo in crisi pure la semi-urgenza, cosicché si è passati al concetto del cosiddetto giorno elettivo, che avrebbe portato a una concentrazione degli interventi. In tal modo, infatti, alcuni anestesisti che non sarebbero stati disponibili per lunghi picchetti inoperosi, avrebbero dato la loro operatività. Il calcolo del CSVP è stato che oltre il 90% degli interventi effettuati in precedenza si sarebbero comunque potuti realizzare anche con un sistema di giorno elettivo.

Sebbene il nuovo sistema avesse incontrato un avallo della struttura sanitaria, la proposta è stata maldigerita dal chirurgo, il dottor Tarcisio Menghini, come da lui stesso spiegato nel suo accorato intervento al termine della presentazione del CSVP. Menghini ha inoltre riferito di come lui avesse trovato due anestesisti disposti a coprire il picchetto di semi-urgenza (5 giorni su 7) ma di non esser stato ascoltato. Il CSVP, nella sua replica, ha detto di non aver mai avuto conoscenza di tali nomi e di averne saputo l’esistenza solo dai media.

Infine, il Dr Menghini ha sostenuto che sarebbe anche stato forse disponibile a proseguire con il giorno elettivo ma di aver ricevuto una lettera da lui ritenuta offensiva… Cosa che è stata negata da Antonio Pola del CSVP che ha proposto anche di proiettare la lettera in questione per fugare ogni dubbio, richiesta però non accolta dal moderatore Tognina, impegnato a mantenere equilibrio e animi saldi.

Diverse sono state le domande del pubblico. Il moderatore, infine considerata l’ora tarda, dopo aver riconosciuto il persistere di due opinioni divergenti nel dibattito con il Dr Menghini, ha chiuso la serata. Numerosi gli applausi e i plausi, indirizzati tanto all’intervento di Menghini quanto all’impegno e alla professionalità degli organi e del personale sanitario e del CSVP nell’affrontare le complesse sfide che la sanità pone.

Il giorno dopo

Il giorno successivo all’incontro, abbiamo poi sentito anche il Presidente del Consiglio di fondazione Giovanni Jochum e il moderatore Paolo Tognina per un commento e un bilancio della serata. Il dottor Tarcisio Menghini, da noi interpellato, ha invece dichiarato di non aver nulla da aggiungere a quanto espresso nella serata informativa e di ritenere che ogni decisione futura fosse di esclusiva competenza degli organi del CSVP.

Jochum, in particolare, ha parlato di una valutazione positiva della serata informativa, dal momento che ha permesso di far vedere che cosa è il CSVP nel suo complesso, che non è solo un reparto o l’altro ma è una struttura complessa dall’offerta articolata. Inoltre, grazie a tutti ma anche al moderatore, non vi è stata una bagarre che avrebbe potuto compromettere tutto il buon lavoro compiuto.
Come autocritica, ha poi ammesso che, forse, la serata giungeva in ritardo. Quanto alla chirurgia elettiva, ha specificato che “Quando abbiamo cominciato a orientarci in questa direzione avevamo chiara la necessità di strutturare una soluzione che si potesse mantenere nel tempo, che portasse comunque un valore aggiunto alla popolazione”.
Quanto poi al regime di semi-urgenza, Jochum sottolinea che molti professionisti non avevano ritenuto appetibile l’idea di mantenere 250 giorni di picchetto (cinque la settimana) per 130 casi di chirurgia, di cui il 90% veniva comunque eseguito e riunito in una giornata settimanale programmata.
“Il cambiamento – ha poi concluso- fa sempre un po’ paura perché molto spesso siamo tentati di dire che abbiamo sempre fatto in un altro modo, ma la sanità si evolve velocemente e richiede a noi velocità e flessibilità nell’adattarci al meglio”.
Cruciale, sempre per Jochum, l’evoluzione del Centro medico.

Concetti ribaditi anche da Tognina, che a sua volta si dice soddisfatto dell’andamento dell’incontro.
“Vi era una questione importante, quella della chiusura della maternità che era conosciuta ma che andava ribadita e spiegata e questo mi pare un obiettivo raggiunto. Non significa che tutti siano contenti, ma che la validità di questa scelta sia stata recepita”.
Sulla chirurgia, per Tognina è chiaro che “tutto gira intorno alla disponibilità degli anestesisti e Guido Badilatti è stato molto chiaro spiegando l’impegno del CSVP nella ricerca. Ritengo che gli applausi ricevuti dal Dr Menghini non siano da leggere come un’approvazione di fazione, ma un sincero incoraggiamento e riconoscimento del lavoro da lui svolto”.
Secondo Tognina, tutti hanno capito che il CSVP è un bene prezioso da difendere e preservare, con molte caratteristiche, che non contemplano mai soluzioni semplici. “È dunque chiaro che – ha chiosato – alla luce di tutte queste considerazioni, anche il dibattito pur importante sulla chirurgia si ridimensiona molto, perché riguarda una parte di un’unità decisamente più complessa”.

Maurizio Zucchi
Collaboratore esterno

1 COMMENTO

  1. Tante ed esaustive le spiegazioni durante la
    serata e da apprezzare la buona volontà e l’impegno.profusi dai responsabili del CSVP. Concordo con l’osservazione del Podestá la serata informativa é giunta in ritardo. I cittadini desiderano essere partecipi alla vita del CSVP e avrebbero voluto essere informati giá da autunno 2021 quando si é delineato il problema degli anestesisti e i responsabili hanno deciso di ridimensionare la chirurgia a un solo giorno elettivo. La grande presenza di pubblico dimostra quanto.i valposchiavini tengano al.nostro ospedale. Meritano in futuro di essere presi meglio in considerazione attraverso una informazione professionale, tempestiva e trasparente. Grazie