L’appena trascorso mese di maggio ha visto, tranne nell’ultimo periodo raffrescato da alcuni temporali, la colonnina di mercurio salire a livelli che non si registravano da diverso tempo, a fine primavera, alle nostre latitudini. Ma l’improvvisa impennata di caldo “fuori stagione” cosa ha comportato per le coltivazioni nostrane? Questa, in sintesi, la domanda che Il Bernina ha rivolto ad alcuni dei protagonisti del settore in Valposchiavo.
Grazie a Nicolò Paganini della Piccoli Frutti abbiamo, per esempi,o scoperto che l’ondata di calura prematura non ha affatto giovato alle piante da frutto, le quali, per sopravvivere, hanno dovuto lasciar cadere a terra diversi frutti.
“Le condizioni climatiche anomale portano sempre con sé degli squilibri, – ci ha spiegato l’imprenditore di Campascio – con questo caldo abbiamo dovuto irrigare regolarmente e più spesso per non creare troppo stress alle piante. Abbiamo notato una cascola (fenomeno di caduta precoce e/o anomala dei frutti di una pianta) importante soprattutto sui ciliegi e le piantine di fragole, messe a dimora a fine aprile, hanno iniziato a fiorire precocemente, non permettendo uno sviluppo fogliare regolare”.
Situazione meno negativa quella che ci riporta Marco Triacca, della Casa Vinicola La Perla, che non ha riscontrato nel gran caldo di maggio nessun influsso particolare sulla produzione dell’anno, benché bisognerà aspettare la fine della fioritura e dell’allegagione (fase iniziale dello sviluppo dei frutti successiva alla fioritura) per fare una prima valutazione.
“Le calde giornate di maggio, – ci ha raccontato il viticoltore proprietario di terrazzamenti nella vicina Valtellina – unite anche alla pioggia arrivata dopo un lungo periodo abbastanza secco, hanno fatto crescere rapidamente i nuovi tralci e i grappolini/infiorescenze. Per ora sta procedendo tutto bene”.
Infine Carlo Mengotti, presidente del Caseificio Valposchiavo, pur sottolineando che il caldo al momento non è più argomento di stretta attualità, visto il recente normalizzarsi delle temperature, ci ha spiegato che nel periodo in cui le temperature a maggio erano così alte (nettamente sopra i livelli normali) il Caseificio e i suoi fornitori di latte non hanno riscontrato particolari problemi, sicuramente anche grazie al fatto che il bestiame, almeno all’inizio della calura, non era ancora al pascolo.
Un problema più significativo delle temperature elevate fuori stagione si potrebbe individuare in futuro nella scarsità di precipitazioni annuali che, al momento, seppur arrivate, anche se tardivamente, hanno messo solo apparentemente un freno ad una preoccupante situazione: “Il problema rimane la mancanza di precipitazioni (neve) durante l’inverno e la primavera, – confida Mengotti – la neve ora si è sciolta dappertutto, anche sui pascoli più elevati, ma se le prossime precipitazioni (e quelle della stagione calda) non riusciranno a colmare l’ammanco di acqua proveniente dal disgelo, potremmo avere problemi seri sugli alpeggi e anche sulle colture a valle. Le sorgenti e di conseguenza i ruscelli/fiumi risentono già ora della mancanza delle precipitazioni invernali, se poi malauguratamente a partire da ora non dovesse più piovere in abbondanza i problemi per l’agricoltura e l’alpicoltura diventeranno sempre più gravi”.