Al via il programma Interreg 2022-2027, Jochum: Tanti obiettivi interessanti

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La Regione Lombardia ha comunicato le cifre, rilevanti, messe a disposizione per il programma Interreg 2022-2027: 42 milioni di franchi svizzeri di contributo federale e cantonale, 82.3 milioni di contributo da parte dell’Unione europea e 20.5 di cofinanziamento nazionale e regionale italiano. Dunque nuove importanti risorse economiche e nuove opportunità di sviluppo per i territori transfrontalieri come quelli della provincia di Sondrio e della Valposchiavo in tema di ambiente, turismo, mobilità, innovazione e cultura, con un occhio di attenzione ai giovani.

Abbiamo interpellato Giovanni Jochum, podestà di Poschiavo, rieletto recentemente in Gran Consiglio.

L’elenco dei possibili obiettivi è particolarmente lungo e articolato, tanto da far pensare ai malevoli ad un probabile “libro dei sogni”. Lei da dove comincerebbe?
Difficile privilegiare uno o l’altro degli obiettivi. Sono tutti interessanti e come sempre, dipende anche da quali sono le parti coinvolte nel progetto.

E dunque?
Se penso alla Valposchiavo, ai suoi potenziali e ai temi che stiamo affrontando, tra i tre blocchi di proposte comincerei da “quello che prevede un’integrazione delle reti di trasporto e lo sviluppo della mobilità intermodale e sostenibile”. Questo è un tema che in valle ci segue da parecchio tempo anche a causa del traffico causato dalla zona franca di Livigno; sarebbe magari proprio un tema da affrontare tramite progetto Interreg.

Secondo punto?
Interessante quello che prevede “parità di accesso all’assistenza sanitaria e passaggio dall’assistenza istituzionale a quella su base familiare e sul territorio”. Quello dell’assistenza sanitaria è un tema già affrontato in passato. Con il Centro Sanitario Valposchiavo ci sarebbe la possibilità di prestare servizi sanitari anche per la popolazione della vicina Tirano e paesi limitrofi. Sono però cosciente che i cavilli burocratici sono molti e fino ad oggi ogni tentativo di collaborazione per i servizi sanitari è finito nel nulla.

Terzo blocco?
Quello che prevede “l’adattamento ai cambiamenti climatici, prevenzione dei rischi di catastrofe e maggiore resilienza”. C’è da dire che in questo contesto il Cantone, con l’ufficio per i pericoli naturali, è già ben organizzato e ha anche grande esperienza in seguito agli avvenimenti occorsi negli ultimi anni.

Rispetto ai passati progetti Interreg, qual è il grado di soddisfazione in Valle?
Difficile dare una risposta. Come già detto più su, dipende molto dalla compagine. Da quanto ho potuto appurare, sul lato italiano ci sono più soldi a disposizione e soprattutto ci sono mezzi finanziari a disposizione anche per la realizzazione delle opere, cosa che manca un po’ sul lato svizzero. La maggior parte dei progetti ha comunque portato a conoscenze addizionali e dato la spinta alla realizzazione/concretizzazione di progetti. Inoltre, ha permesso lo scambio di informazioni, opinioni e dati che altrimenti difficilmente ci sarebbero stati. I progetti hanno permesso anche di conoscere le persone oltre confine coinvolte negli stessi e, come ben sappiamo, questo facilita poi i contatti anche per eventuali altri temi che vanno oltre il singolo progetto Interreg. 

Da una fonte non ufficiale a Coira, sappiamo che “l’entusiasmo a livello cantonale per i progetti Interreg è molto contenuto. Una burocrazia infinita con pochi risultati concreti”.
Non mi sorprende. La burocrazia, specialmente sul lato italiano, è davvero molta e non riesco a valutare, se con la stessa somma di denaro conferita direttamente alle singole attività si riuscirebbe a raggiungere di più: una valutazione costi/benefici è molto difficile da fare, perché non si riesce a quantificare tutto. Faccio solo un esempio: quanto vale aver lavorato con persone con le quali in seguito si possono eventualmente avviare altre attività? Cosa sarebbe successo se non ci fosse stata la possibilità di acquisire determinate informazioni? Ecco: insomma bisogna mettere sul piatto tutto.