“I monologanti” a rischio annullamento, l’intervista a Begoña Feijoó Fariña

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Begoña Feijoó Fariña, organizzatrice di eventi in seno alla commissione Casa Besta del comune di Brusio, ci risponde in merito ai “rumors” circolati nelle ultime settimane riguardo il possibile annullamento della rassegna teatrale “I Monologanti”. 

La curatrice della rassenga “i monologanti” Begoña Feijóo Fariña in Casa Besta – 16.03.19

Begoña, gli scorsi marzo e aprile, con il recupero di 4 spettacoli de “I Monologanti” (rinviati in precedenza causa Covid-19), si è assistito a una “rinascita culturale” in Casa Besta e a Brusio. Oggi, a settembre 2022, credi avremo ancora problemi di chiusure e rinvii eventi causa Covid-19? 
No, o almeno così mi piace pensare. Forse ci saranno ancora dei momenti difficili, con misure di prevenzione del contagio simili a quelle che già abbiamo visto, ma spero non vedremo più chiusure. La popolazione ha sentito la mancanza degli eventi culturali, di cui il nostro territorio è ricco, e soffrirebbe essendone nuovamente privata.

A questo proposito puoi già dirci qualcosa del programma autunnale/invernale di Casa Besta?
Quest’anno abbiamo ipotizzato una nuova stagione “intera”, che andasse cioè dall’autunno 2022 alla primavera 2023. Purtroppo, i sogni si sono scontrati con la realtà e stiamo quindi ora valutando cosa potremo fare con l’attuale situazione. In sintesi: trovare, in un territorio periferico come il nostro, i fondi necessari per concretizzare un progetto tanto ambizioso è sempre difficile, quest’anno non è stato possibile.

I progetti culturali non godono di qualche aiuto/fondo pubblico o cantonale da cui attingere in queste situazioni?
Sì, ma purtroppo non basta quasi mai. Riceviamo dal Cantone e dal Comune di Brusio un sostegno finanziario che ci aiuta a coprire tra il 15 e il 20% delle spese. Come potrai capire questo non è sufficiente a programmare una rassegna. Per quanto riguarda i nostri comuni, va detto che sono piccoli, rispetto a realtà come Coira o Basilea, per fare due esempi, e ovviamente non sono in grado di accollarsi spese troppo elevate. Forse qui starebbe al Cantone comprendere che, per offrire a tutta la popolazione gli stessi diritti di accesso alla cultura, i territori periferici dovrebbero godere di un’attenzione diversa. Ma i meccanismi decisionali a questo livello sono fuori dalla mia conoscenza.

Conosci qualche realtà che nell’ambito culturale è maggiormente sostenuta dalle istituzioni?
Tornando agli esempi di cui sopra e restando nei Grigioni, penso ad esempio al Teatro di Coira, che ha come primi sostenitori Cantone e Comune, cosa che in Valposchiavo accade raramente. Anche il BuchBasel, il Teatro del Gatto di Ascona o il Festival del teatro di Arzo possono vantare sostegni comunali vicini a quelli cantonali. Ma si tratta sempre di realtà più grandi.
Va comunque detto che quello che sollevo non è un problema solo nostro. Anche in altre città, rassegne come la nostra non sempre vengono adeguatamente finanziate da Comuni e Cantoni. Territori come la Valposchiavo hanno in più lo “svantaggio” di avere un bacino d’utenza ridotto, ma non per questo le persone devono essere private della possibilità di andare a teatro, a concerti o spettacoli di danza.

Quindi la rassegna “I Monologanti” è a rischio annullamento?
Sì, in parte sì. Abbiamo deciso di salvare però un paio degli spettacoli pensati. Scegliere quali salvare e quali no è stato molto difficile; alla fine abbiamo deciso di conservarne due di quelli che già avremmo voluto nel 2021.
In questi giorni abbiamo contattato privati, enti e aziende, che già ci avevano garantito un sostegno economico, per capire se siano disposti a mantenere il loro contributo invariato, nonostante le variazioni nella proposta. Alcuni di loro ci hanno già risposto positivamente, spesso accompagnando il loro “sì” con parole di conforto e sostegno, cosa che ci dà ulteriormente ragione su quello che stiamo facendo.

Come gestirai la situazione se alla fine i fondi non dovessero ancora bastare?
Come dicevo, terremo, comunque vada, i due spettacoli. Quelli al momento sono garantiti. Casa Besta dispone di un piccolo contributo comunale, lo riceviamo una volta all’anno per gli eventi che vogliamo organizzare. Quello, sommato alle risposte già positive che abbiamo ricevuto, basterà almeno a coprire le spese vive. Gli artisti verranno probabilmente ospitati nelle nostre case, così da ridurre ulteriormente le spese. Questo aspetto, pur essendo arricchente per chi ospita l’artista in casa propria, è un po’ controverso per noi, che vorremmo in realtà utilizzare la rassegna anche per portare lavoro a chi si occupa di accoglienza turistica.
Complessivamente, dalla fase progettuale a quella di chiusura, questa “mini stagione salvata” comporterà lavoro per circa 160 ore. Un altro modo che abbiamo per contenere le spese è quindi quello di cancellare completamente la voce lavoro dal preventivo, come già abbiamo fatto, in percentuali variabili, negli scorsi anni.

La qualità degli spettacoli proposti in queste sue rassegne de “I Monologanti” è stata sempre molto elevata. Ma quanto è difficile, da una piccola realtà come quella di Brusio, contattare, convincere, organizzare e infine ospitare queste compagnie teatrali? 
Grazie, sono felice che la qualità sia stata percepita. Le difficoltà nel mantenere una qualità alta sono molteplici. Innanzitutto, bisogna conoscere gli spettacoli, le compagnie e l’evoluzione del loro lavoro. Per far ciò ci si può affidare alle proposte che si ricevono con video, materiale, ecc. o (ed è così che io lavoro, non saprei farlo altrimenti) si investono il proprio tempo libero e i propri soldi per andare a festival, stagioni teatrali anche lontane… si frequentano, insomma, i luoghi dove il teatro si forma e si confronta e là si sceglie a chi chiedere di inviare delle proposte.
Dopo questa prima fase di “contatto”, si apre il dialogo con le compagnie. Non è difficile convincerle a venire nella nostra piccola realtà, anzi, il più delle volte ne sono entusiaste; la difficoltà sta nella necessità di adattare gli spettacoli alle nostre scarse disponibilità tecniche; va ricordato che la sala di Casa Besta non è un teatro, limita dunque molto le possibilità di utilizzare scenografie complesse, più di un certo numero di fari, ecc.
Dopo aver scelto gli spettacoli, si preventivano le spese. Noi lavoriamo con un tecnico audio e luci ticinese, mandiamo a lui tutti i materiali delle compagnie, lui si confronta con loro per trovare il compromesso tra ciò che vorrebbero e ciò che noi possiamo offrire e, sulla base di questo compromesso, ci fa un suo preventivo di spesa, per materiale e lavoro.
Poi si redige un progetto, con tanto di preventivo dettagliato e descrizione artistica delle compagnie, e lo si invia a enti ed aziende per le richieste di sostegno finanziario. Poi… si fa la stagione, se si può.

A volte, noi spettatori, di tutto quello che c’è dietro uno spettacolo non siamo a conoscenza; puoi darci un’idea di come funziona e delle difficoltà dal lato di chi deve organizzare tutto?  
Senza entrare nel dettaglio del lavoro di produzione di uno spettacolo, che esula dal tema di questo nostro scambio, si può continuare il discorso iniziato nella precedente domanda, dicendo cosa accade, quando si riesce a farla, durante la stagione.
Si crea una presentazione grafica per le locandine, le si fa stampare e si distribuiscono (o si fanno distribuire da Valposchiavo Turismo, che è sempre di grande sostegno agli eventi culturali della valle). Si scrivono comunicati stampa 15 e 7 giorni prima di ogni spettacolo, li si invia alla stampa e ai contatti che si vuole tenere aggiornati (spesso, per esempio, agli sponsor). Si redigono contratti, si compilano moduli per l’imposta alla fonte (a cui conferenzieri e artisti dello spettacolo dal vivo sono soggetti), si noleggiano fari e impianti audio quando necessario, si prepara la sala prima di uno spettacolo e si sta a disposizione totale degli artisti da quando arrivano a quando partono. Quest’ultimo punto, che non sempre è compreso, nasce dalla necessità di essere pronti a colmare qualunque mancanza possa essere nata da un errore di comunicazione o da imprevisti. Può accadere, per esempio, che la compagnia non riesca ad ottenere in tempi brevi l’effetto luce che cerca, lavorandoci per più tempo del previsto. In casi come questo, l’addetto alla compagnia si occuperà, per esempio, di procurarsi i pasti per tutti.
Organizzare tutto questo non è “difficile”, io non lo percepisco come tale, ma è impegnativo, richiede cioè, per essere fatto bene, un grande lavoro.

Ivan Falcinella
Membro della redazione