Lo scorso aprile il World Economic Forum ha pubblicato un “Insight Paper” stimolante, ricco di spunti di riflessione, dedicato alla trasformazione del settore agroalimentare con il coinvolgimento diretto dei produttori, agricoltori in primis. “Transforming Food Systems with Farmers: A Pathway for the EU”, questo il titolo, è uno studio articolato, concentrato sui Paesi europei, impegnato nella declinazione del concetto di sostenibilità, grazie al contributo delle generazioni più giovani, quelle che più di altre dimostrano di sapere utilizzare creativamente le tecnologie in un settore per tradizione lontano dal digitale. Se l’agricoltura in Europa si stima generi poco più del 10% delle emissioni di gas serra, la sensibilità dei protagonisti rispetto a questo aspetto è in realtà molto più diffusa e spinge verso la ricerca di soluzioni innovative.
Molte delle soluzioni su cui si riflette nel rapporto, alla luce dell’attuale siccità, sono più che mai attuali; il documento si concentra infatti sulle tre direttrici chiave da seguire per implementare approcci smart: natura, clima ed economia. Tre direttrici da declinare utilizzando soluzioni tecnologiche, dai droni al monitoraggio capillare con sensori che permettono di adottare soluzioni (di irrigazione, per esempio) puntuali e specifiche in funzione delle aree coinvolte.
Per chi tra noi è appassionato, la lettura del rapporto (www.weforum.org) propone schede di sintesi assai utili. Tuttavia, ciò che più mi colpisce nello studio delle tecnologie dell’informazione applicate al settore agroalimentare è la ricchezza e l’originalità degli ambiti in cui applicare matematica, fisica e chimica. Dalla robotica collaborativa (ampiamente usata in cucina) ai sistemi IoT (internet delle cose) non c’è ambito in cui non si possa sperimentarne l’applicazione. Valutati i rischi e i benefici, si tratta di cogliere le nicchie creativamente più fertili, in cui la tecnologia possa regalare un valore aggiunto. Se riflettiamo sul significato dell’algoritmo, nella sua accezione più ampia, ovvero una “ricetta “ per risolvere un problema, anche la ricetta per un piatto tipico o il pane diventa a suo modo Smart, lo è nella forma più ampia possibile.
Una ricetta, infatti, è anche un esempio di “coding”: con un esercizio divertente e stimolante, le fasi si trasformano in serie di dati che, opportunamente legate, generano le informazioni che portano a prodotti gustosi e che, virtualmente, potrebbero essere riprodotti ovunque. Digitalizzare le ricette e non solo (come è già stato fatto tra l’altro nel progetto Interreg AlpFoodWay) è uno degli ambiti in cui usare le tecnologie così come educazione e formazione sono i contesti che ben si prestano all’uso di strumenti digitali. In un ambito così materico, fisico come quello agroalimentare c’è comunque spazio per la virtualizzazione ed è in questo settore, più di altri, che si osservano le applicazioni più innovative. Fantasia e creatività trovano strumenti inediti per raccontare storia e tradizioni.