Lo spopolamento in Valposchiavo: analisi del tema

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Di recente, il Cantone ha fatto conoscere i dati di uno studio sull’evoluzione demografica dei Grigioni da oggi sino al 2050. La ricerca ha considerato tre scenari: uno “alto”, uno “intermedio” e uno basso. Secondo lo scenario “alto”, quello che cioè prevede una maggior crescita della popolazione, il Cantone dei Grigioni dovrebbe, nel 2050, giungere a circa 210’800 abitanti (11’000 circa più di oggi)  mentre secondo quello “basso” il numero scenderebbe a poco più di 172’000: una vera emorragia. Se andiamo ad analizzare però la situazione delle regioni, spicca, in negativo, il dato della Regione Bernina, corrispondente al territorio della Valposchiavo. Nello scenario alto, infatti, la popolazione scenderebbe a 4’058 unità (con una perdita di oltre 500 abitanti) mentre in quello basso, a poco più di 3’800, con una riduzione non lontana del 20% dei residenti. 

Comunque vada, insomma, le previsioni del Cantone prefigurano un futuro dove la Valposchiavo avrà decisamente meno abitanti di oggi. Si tratta, a livello percentuale, del peggior dato cantonale. Ciò non mancherà di generare tutta una serie di problemi in futuro. Le strutture produttive, economicamente fiorenti, devono già oggi contare su una grande quantità di manodopera proveniente dall’estero (principalmente frontalieri valtellinesi): un numero che è giunto a superare le 1’000 unità. Già scarseggia, inoltre, il personale specializzato a livello sanitario ed educativo, e persino le strutture amministrative potrebbero non riuscire più a reperire in loco i lavoratori. Resta inoltre da considerare che la diminuzione non sarebbe scollegata a un progressivo invecchiamento.

Il tema era stato sollevato negli scorsi mesi anche a livello di Giunta, generando un dibattito tra le varie componenti e incaricando la Regione di una riflessione anche a livello più pragmatico sulle possibili iniziative e soluzioni.

È pur vero, come ricorda Cassiano Luminati – da noi raggiunto per delle considerazioni generali – che i dati sono interpretabili e i fattori in gioco molteplici, pertanto le prospettive potrebbero essere meno fosche di quelle prefigurate dalla Confederazione. Tuttavia, la questione demografica riveste un’importanza centrale: abbiamo pertanto sottoposto alcune domande a riguardo a Fulvio Betti (UDC), Graziano Crameri (AdC), Carlo Vassella (Artigiani e Commerciantii), Davide Vassella (PS e PoschiavoViva), Francesco Vassella (Regione Bernina) e Michele Micheli (PLD), per capire le differenti opinioni a riguardo.

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Vista la vastità dell’argomento e la quantità di intervistati, l’inchiesta verrà segmentata in quattro “puntate”, ciascuna preceduta da una breve introduzione, in ciascuna delle quali si introdurranno due domande.
La prima, in particolare, riguarderà le considerazioni generali sul tema dello spopolamento e i rischi economici ad esso connessi. Vedremo come tutti i politici e gli attori locali considerino il tema come importante a livello generale e da non sottovalutare da quello economico.

Cosa pensa del pericolo dello spopolamento in Valposchiavo?

Fulvio Betti: È un pericolo che sempre più spesso torna alla ribalta (anche se in realtà stiamo vivendo una situazione di stagnazione più che di forte spopolamento) che evidentemente fa pensare e deve far pensare un po’ tutti. Dopodiché le previsioni futuristiche vanno sempre prese con le pinze. Infatti, negli ultimi anni, abbiamo potuto notare come il mondo possa cambiare in un attimo.

Graziano Crameri: È un pericolo da non sottovalutare. Se tutti i settori non si impegnano a creare o mantenere le basi che garantiscono la possibilità di intraprendere un apprendistato e poi un lavoro in Valle, i nostri giovani che si recano oltre Bernina difficilmente ritorneranno. Lo stesso discorso vale pure per chi si volesse trasferire da noi.
Siamo però fortunati perché l’attaccamento alla nostra Valle è forte e chi ha la possibilità poi ritorna volentieri.

Michele Micheli: Lo spopolamento delle regioni periferiche è una costante conosciuta e diffusa non solo a Poschiavo. Non è solo un “pericolo” latente, ma un dato di fatto. Naturalmente non possiamo che esserne preoccupati! Lo spopolamento in ogni regione, ma ancor più in quelle periferiche e in una Valle confinata come la nostra, porta al deperimento di tutti i settori, da quello sociale a quello economico.

Carlo Vassella: Il pericolo di spopolamento va considerato e preso seriamente. Dobbiamo già cominciare oggi a pensare e a elaborare possibili misure per arginare il problema. Se il fenomeno sia reversibile o meno ad oggi non lo sa nessuno. Sicuramente, se intraprendiamo quanto ci è possibile per risolverlo o almeno mitigarlo, sapremo di aver fatto il nostro dovere per assicurare un futuro alle prossime generazioni.

Davide Vassella: Lo spopolamento in Valposchiavo è un tema importante ed è un problema che affligge la nostra valle ormai da decenni. Purtroppo, trovare delle soluzioni efficaci per contrastarlo non è facile.
È importante che tutti gli attori in causa si uniscano e cerchino di trovare delle possibili soluzioni per arginare il problema.

Francesco Vassella: Il tema della popolazione che vive e lavora tutti i giorni in Valposchiavo è sicuramente un tema importante. C’è da dire però che lo spopolamento non è l’unico fattore che determina in modo positivo o negativo il futuro di una regione. Per esempio, l’aumento di aziende attive sul territorio oppure l’aumento del numero di collaboratori assunti in Valposchiavo, gli investimenti in infrastrutture che i Comuni, le istituzioni e le aziende stanno completando in questi anni e che faranno in futuro, e non da ultimo il miglioramento dei servizi da parte dei Comuni, delle istituzioni e delle associazioni a favore delle famiglie, così come nella cultura, nello sport e nel tempo libero sono fattori altrettanto importanti per disegnare il futuro della nostra valle.
Di fatto, il pericolo principale non è la diminuzione della popolazione, ma piuttosto, la conseguenza che senza una popolazione sufficientemente numerosa aumenta la probabilità che vengano tagliati i servizi a favore delle persone che rimangono in valle.
In questo modo si abbassa la qualità di vita e la spirale negativa accelera.

Quali sono i rischi dal punto di vista economico?

Fulvio Betti: Meno popolazione evidentemente porta a meno prodotto interno lordo, meno introiti fiscali e in generale a meno risorse. Tutto ciò potrebbe provocare lo smantellamento di servizi sia privati che pubblici. Questo non avrebbe effetto economico solo sulla Valposchiavo ma anche sulla vicina Valtellina.

Graziano Crameri: Se le condizioni e le possibilità di lavorare e vivere in Valle non sono adeguate e garantite la popolazione diminuisce e automaticamente anche l’economia ne risente.

Michele Micheli: Un minor numero di residenti ha notevoli conseguenze economiche. Meno individui vuol dire meno stipendi e dunque un afflusso di denaro inferiore nel mercato locale. Questo si traduce pertanto in un prelievo fiscale minore, non solo direttamente dai cittadini ma anche dalle imprese e dai commercianti, che si ritrovano con meno clienti. E se le autorità hanno meno fondi a disposizione, queste potranno investire meno, colpendo di nuovo le aziende che saranno forse costrette a dei licenziamenti, creando ancora maggiori presupposti per un rapido spopolamento. Meno persone che usufruiscono di un servizio portano al deperimento del servizio stesso; ciò significa meno possibilità di lavoro e meno attrattività. Una spirale verso il basso che dev’essere contrastata con tutti i mezzi a disposizione.

Carlo Vassella: Dal punto vista economico il rischio è quello di avere le basi per un’economia fiorente, ma carenza di manodopera. Quindi di non poter cogliere le opportunità di sviluppo imprenditoriale che ci si presenteranno.

Davide Vassella: Un grande rischio è quello di non riuscire a trovare la manodopera necessaria per coprire le richieste che il mercato offre. Questo porterebbe ad un indebolimento dell’economia e diminuirebbe l’attrattività della Valposchiavo.

Francesco Vassella: I servizi a favore della popolazione portano con sé svariati posti di lavoro in valle e quindi mantenere un certo numero di abitanti permette di mantenere in valle i servizi e, viceversa, i servizi permettono di mantenere un certo numero di abitanti. Si deduce che mantenere i servizi attuali in Valposchiavo è prioritario, però adattandoli alle nuove situazioni o cercando soluzioni innovative. D’altra parte, abbiamo visto che se istituzioni e aziende private non trovano il personale qualificato sono costrette a limitare i servizi oppure portare il proprio business fuori valle. Da questo punto di vista il frontalierato, in questo momento, è una possibile soluzione e una risorsa importante per la nostra economia; vanno tuttavia cercate alternative a questo tipo di soluzione.

Maurizio Zucchi
Membro della redazione

3 COMMENTI

  1. Caro Maurizio
    Sono d’accordo che lo spopolamento della nostra Valle sia una realtà che purtroppo ci affligge da tempo; comunque ricordati che il Comune di Brusio e i suoi politici esistono ancora!
    Saluti e buon fine settimana
    Eugenio Zanolari

    • Buongiorno Eugenio, nelle nostre interviste abbiamo cercato di coinvolgere i politici di entrambi i Comuni. Anche se attualmente non sono pervenute le risposte, siamo comunque aperti a integrare le prossime puntate qualora ci fosse la disponibilità a partecipare.
      Cordiali saluti,
      Marco Travaglia (capo-redattore)