Vivere le Alpi

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© KEYSTONE / URS FLUEELER - Immagine da: https://www.swissinfo.ch/

Correva l’anno 2018, l’autunno era quasi alle porte; il momento giusto per organizzare una visita alla funicolare di Stoos, installazione e infrastruttura di grande pregio ingegneristico; con la sua pendenza che raggiunge il 110% (circa 47 gradi) è un esempio di innovazione e creatività ingegneristica, opera che da sola merita il viaggio a Schwyz. Se non fosse per la tecnologia in campo, la fantasia suggerirebbe di essere su un ascensore capace di superare i 744 metri di dislivello in poco meno di sette minuti.

1740 metri lineari di sviluppo, “quasi” in verticale e poi, superato l’ultimo tunnel, ecco il circo di vette che stringe in un caldo, accogliente abbraccio e il plateau che invita a scrutare i prati e le case del paese. Ricordo distintamente l’emozione di quella vista, la luce di quel pomeriggio quasi autunnale e poi la sorpresa di vivere qualche giorno lontano da auto, scrutando il lago all’alba o all’imbrunire, per cogliere le mille sfumature delle correnti, percepibili solo dall’alto. Pur nelle unicità ambientali e culturali, le nostre Alpi, forse, parlano una lingua unica, che non si nutre di parole ma di suoni, profumi e visioni, una lingua sinestetica che supera i confini e accomuna ben 13,6 milioni di persone che vivono nella Regione Alpina, tra comuni e città. Molti di questi sono parte dell’”Alleanza nelle Alpi”, la rete di 316 comuni alpini tra Italia, Svizzera, Austria, Germania, Francia, Liechtenstein, Slovenia.

Lo scorso giugno l’Alleanza si è riunita a Saas Fee per la conferenza “Abitare,Spazio,Alpi – Laboratorio per nuove idee di convivenza”. Laboratorio è la parola chiave dell’attività: concentrarsi sulle buone pratiche, condividere esperienze e conoscenze per realizzare lo sviluppo sostenibile del territorio alpino sono le azioni su cui le genti di montagna si concentrano, dimostrando una spiccata capacità di innovazione. Tutti temi che dopo la conferenza annuale di giugno sono tornati in agenda a inizio settembre, a Brig, in occasione di AlpWeek. Tra i temi emersi a giugno, la necessità di ripensare la progettazione degli edifici per affrontare nuove condizioni climatiche che esigono il raffrescamento in aree dove di solito prevale l’esigenza di riscaldamento. Potrebbe essere questo il periodo propizio per una progettazione sempre più integrata che, pur nel rispetto degli stilemi culturali alpini, adotti tecnologie o soluzioni costruttive più consone ai tempi. Anche i processi di pianificazione comunale si trasformano; quattro comuni nella regione alpina tedesca sono stati protagonisti del progetto (completato) Klima.Fit per lo sviluppo di uno strumento di pianificazione che tiene conto della protezione del clima, dell’adattamento ai cambiamenti, della biodiversità, del paesaggio, conosciuto come Local Development Compass. Il comune di Aschau im Chiemgau, comune pilota di Klima.Fit, è parte della “Regione eco-modello Hochries-Kampenwand-Wendelstein”, concentrata sul potenziamento dell’agricoltura sostenibile per coltivazioni ecologiche; è parte di Aschau anche il Villaggio degli alpinisti Sachrang, concentrato sul turismo alpino sostenibile. Il modello di programmazione interdisciplinare “Aschau 2035” si fonda sul processo partecipativo, coinvolgendo direttamente i cittadini; incontri, seminari e approfondimenti sui temi della società, dell’educazione, dell’economia e del turismo, del tempo libero e della cultura hanno portato alla mappatura delle esigenze e degli obiettivi per valutare e ordinare le priorità, compito questo affidato ai rappresentanti della politica e all’amministrazione comunale.