«Il Messia sei tu, quando ti comporti in maniera tale da permettere la sua venuta» ha scritto il filosofo Emmanuel Lévinas.
Non è un caso se questa citazione così folgorante è stata ripresa più volte nelle serate di mercoledì 1 e giovedì 2 febbraio, entrambe all’insegna della cultura ebraica, così lontana e al tempo stesso così vicina alla cultura europea.
Nella chiesa riformata di Poschiavo si è tenuto mercoledì sera alle 20:00 un concerto-spettacolo dal titolo Messia e Rivoluzione: un connubio di musica klezmer e storia del movimento socialista russo.
A presentare e costruire questa immersione nella cultura ebraica dell’Europa orientale è stata Miriam Camerini, regista teatrale, attrice, cantante e, attualmente studiosa di ebraismo – a breve sarà la prima guida spirituale donna di una comunità ortodossa in Italia –. Ad accompagnarla nelle canzoni klezmer: Angelo Baselli al clarinetto, Gianluca Casadei con la fisarmonica e Rocco Rosignoli, chitarrista, violinista e contrabbassista.
Con il suo spettacolo, Miriam riesce a immergere il pubblico in una realtà completamente diversa: chiunque sia stato presente mercoledì sera in chiesa, difficilmente potrebbe negare un certo coinvolgimento nell’argomento trattato, non solo per le musiche, trascinanti fino al punto tale che era difficile non cantare insieme a lei – pur non conoscendo lo yiddish, la lingua parlata dagli ebrei dell’Europa orientale (per usare parole povere, lo si potrebbe definire un cocktail di lingue slave, dialetti tedeschi e parole ebraiche) –, ma anche per la storia che viene raccontata.
Non è cosa nota ai più, infatti, che il socialismo russo di fine Ottocento moltissimo abbia a che vedere con la comunità ebraica di Vilnius, fondatrice del Bund (l’Unione generale dei lavoratori ebrei della Lituania, Polonia e Russia). Ancor più per il fatto che sull’argomento c’è pochissima bibliografia in italiano; un aspetto confermato da Miriam stessa, che per costruire il suo spettacolo ha dovuto attingere a diverse fonti pubblicate però in altre lingue.
Il pubblico scopre dunque che Vilnius, all’alba del secolo Novecento, era un vivace centro culturale, crocevia di diverse comunità, slave, tedesche e ebree e che proprio tale aspetto ha permesso che diventasse fucina di nuove idee: di quel movimento socialista che tanto sarà pregnante nella storia della Russia e dell’Europa intera.

Naturalmente cosa c’è di meglio per creare un’atmosfera, un sentire, se non attraverso la musica? Una delle forme d’arte forse più coinvolgenti ha permesso al pubblico di immaginarsi lì nelle vie della città baltica e di vedere il nascente movimento socialista.
Non sazi dell’esperienza con Miriam Camerini, ma anzi ancor più curiosi della cultura ebraica nelle sue varie sfumature, i poschiavini hanno potuto ampliare quest’immersione con la sua presentazione del terzo film della rassegna israeliana di Devon House, giovedì 2 febbraio.
Di argomento molto diverso rispetto allo spettacolo della sera precedente, il film di Rama Burshtein La sposa promessa (Lemale et ha’halal in lingua originale, che letteralmente significa «riempire un vuoto») presenta una situazione particolare all’interno di una comunità ortodossa di Tel Aviv. Senza entrare nei dettagli della trama, il vero valore aggiunto della serata è stata la presenza di Miriam, che ha presentato alcuni aspetti che, se non conosciuti preventivamente, sono difficili da interpretare guardando il film. Le sue osservazioni hanno contribuito ad aprire un bel dibattito post-visione, sentito e partecipato.
Riprendendo la citazione di apertura, si potrebbe affermare che il successo di queste due serate è principalmente dovuto al comportamento di tutti gli attori in gioco: alla disponibilità e gentilezza di Miriam, alla curiosità e apertura di Paolo Tognina che ha invitato Miriam e ha offerto lo spazio della chiesa per l’interessante serata di mercoledì, ad Hans Jörg Bannwart che, come sempre, propone belle rassegne cinematografiche; dunque, il Messia giunge lì dove le persone hanno la buona volontà di offrire bellezza e partecipazione, e di questo siamo tutti molto grati.