Nel 2023 ricorrono i 30 anni dalla fondazione dell’Associazione IUVP

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L’associazione a 30 anni di distanza si trova di nuovo ad aiutare profughi di guerra. In questo articolo cerchiamo di approfondire le cause di queste tragedie umane, che a differenza delle catastrofi naturali, sarebbero evitabili.

Correva l’anno 1992 quando Andrea Compagnoni con molti volontari poschiavini portava in soccorso a Pula ai profughi della campagna di pulizia etnica in Bosnia orientale, attuata dalle forze serbe.

Nel marzo del 1992 le forze serbe attaccarono la popolazione civile nella Bosnia orientale. Le forze serbe saccheggiavano e bruciavano le case soprattutto dei musulmani. I civili che si opponevano venivano catturati e talvolta feriti o uccisi in processi sommari. Molte persone bosniache scapparono a Pula in Croazia dove era stato allestito un centro profughi.

A seguito di questi avvenimenti vennero raccolti molti aiuti finanziari e materiali nella nostra regione. Per dare una struttura ufficiale all’associazione di volontari venne creato ufficialmente IUVP, Interventi Umanitari ValPoschiavo, con statuti del 12 aprile 1993
Trenta anni dopo l’invasione della Serbia in Bosnia, nel 2022 la storia si ripete in un’altra parte dell’Europa: l’invasione dell’Ucraina da parte della Federazione russa. La dinamica è molto simile.

Torniamo alla guerra del 1992 che si protrasse fino al 1995. Allora la guerra dei balcani era stata causata dalla dissoluzione della Jugoslavia in seguito alla morte del maresciallo Tito, che era riuscito con un regime dittatoriale a tenere assieme otto stati federati: la Bosnia ed Erzegovina, la Croazia, la Macedonia, il Montenegro, la Serbia, la Voivodina, il Kosovo e la Slovenia.

La caduta del muro di Berlino nel 1989 indebolì fortemente in Jugoslavia il partito comunista nazionale, che aveva così perso la sua potenza ideologica. I sentimenti nazionalisti delle otto Federazioni affiorarono con tutta la loro forza. Soprattutto in Serbia si tentò di ricostruire un grande stato, cercando di inglobare tutti quei territori in cui a maggioranza si parlava serbo. La Serbia con Milosevic e Karadžić, approfittando del caos della dissoluzione, iniziò una guerra di conquista di quei territori che la sua propaganda riteneva serbi.

Invece la dissoluzione dell’URSS (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche) nel 1991 avvenne, per fortuna nostra, quasi senza guerre sanguinose a differenza della Jugoslavia. Ma le tensioni tra gli ex-stati URSS c’erano e ci sono ancora.

Quando Putin venne eletto Presidente di quello che restava dell’URSS, il 26 marzo 2000 promise di ristrutturare completamente il sistema federale russo e ripristinare l’autorità del governo centrale che allora vacillava.

La Federazione russa attuale si compone di 85 soggetti federali costituiti da repubbliche, territori oblast, circondari autonomi e città federali.

Federazione russa

Dopo un attacco di separatisti ceceni nel settembre del 2004, Putin abolì le elezioni dirette dei governatori negli 85 soggetti federali e assunse il potere di nominarli e rimuoverli personalmente.
Quindi ora la Federazione Russa è governata da fedelissimi di Putin e inoltre Putin ha modificato la costituzione russa in modo da poter essere rieletto fino al 2036.

Per tenere insieme questa federazione di 85 soggetti, con etnie e religioni diverse Putin dal 2000 ad oggi ha condotto diverse guerre interne di cui noi non sappiamo molto. Dal maggio 2000 le forze di sicurezza russe combattono le rivolte in Cecenia, Inguscezia e Daghestan, nel 2008 azione militare nella guerra del Caucaso a fianco dei ribelli dell’Ossezia meridionale, nel 2009 lotta contro l’Emirato del Caucaso, che si considera parte dello Stato Islamico, nel 2014 invasione e successiva annessione della Crimea, dal 2014 supporto militare delle forze filo-russe nella guerra nell’Ucraina orientale.

Per ricostruire la potenza geopolitica dell’ex-URSS Putin si cimenta anche in guerre esterne: dal 2015 intervento militare nella guerra civile siriana, dal 2015 supporto militare alla lotta contro lo Stato Islamico in Siria, dal 2018 supporto militare alla lotta contro il governo libico da parte del maresciallo Haftar con i mercenari della Wagner, dal 2019 supporto militare alla lotta contro l’Ahlu Sunnah Wa-Jama in Mozambico con i mercenari della Wagner, dal 2020 truppe in Nagorno-Karabakh, Azerbaigian, dal 2022 coinvolgimento delle truppe russe nelle rivolte del 2022 in Kazakistan e da ultimo 24 febbraio 2022 invasione dell’Ucraina.

Indubbiamente Putin ora che ha consolidato il suo potere all’interno, mira a ricostruire almeno in parte quella che era la grande madre Russia fino al 1991: dove si parla russo deve essere territorio russo.
E questo, per chiudere il cerchio, ricorda molto quello che voleva fare la Serbia con Milosevic nel 1992. La Serbia è rimasta l’unica alleata di Putin in Europa. Fuori dall’Europa a votare contro le risoluzioni dell’ONU sull’invasione sono rimasti Corea del Nord, Cuba, Venezuela e Siria, stati che hanno regimi non propriamente liberali e che sono aiutati dalla Russia.

Durante l’esistenza dell’URSS comunista la propaganda e la disinformazione erano due armi straordinarie al servizio del governo e questa è penetrata nel tessuto sociale, culturale ed economico della Federazione russa e persiste fino ad oggi.
Generazioni di giovani sono cresciuti con gli occhi e le orecchie intrisi di questa propaganda, propinata anche da insegnanti e professori a ogni livello, da iniziative culturali asservite a quello scopo, da giornali e televisioni compiacenti e da un vero e proprio sistema di conquista sociale, prima ancora che militare.

Ma nel 1991 l’URSS è collassata, a testimonianza di come un sistema falso e ipocrita non possa durare a lungo.
Ci sono voluti 10–15 anni prima che dalle sue ceneri risorgesse una Russia con le stesse pretese e ambizioni dell’epoca sovietica, interpretate da un Putin che prima si è proposto buon amico e poi ha rivelato la sua vera natura di dittatore.
E IUVP si trova trent’anni dopo a portare aiuto alle popolazioni che hanno subito le stesse aggressioni di trenta anni fa. Il denominatore comune è il fallimento dell’ideologia comunista.
Il 28 febbraio abbiamo riempito di nuovo un TIR di materiale raccolto nella nostra regione per trasportarlo a Rivne in Ucraina dove siamo stati a distribuire i regali di Natale. A Rivne sono arrivati tantissimi profughi dal Donbass, zona invasa dai russi.

Volontari che hanno caricato il camion, non ci sono tutti

Ringraziamo tutti i volontari, fra cui 5 ucraini, che ci hanno aiutato e tutti i sostenitori che con materiale e donazioni sostengono la nostra attività.

Su www.iuvp.ch trovate un video accelerato delle operazioni carico con la descrizione del materiale inviato.