Non di solo pane – la tentazione economica

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Luca 4,1-13
Sermone del 5 marzo 2023

I culti vengono registrati e si possono riascoltare al seguente indirizzo:

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“Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dalla regione del Giordano. Poi, sempre sotto l’azione dello Spirito, andò nel deserto e rimase là quaranta giorni, mentre Satana lo assaliva con le sue tentazioni. Per tutti quei giorni non mangiò nulla e così alla fine ebbe fame. Allora il diavolo gli disse: ‘Se tu sei il Figlio di Dio comanda a questa pietra di diventare pane’. Ma Gesù gli rispose: ‘No, perché nella Bibbia è scritto: Non di solo pane vive l’uomo’.

Il diavolo allora condusse Gesù sopra un monte e in un solo istante gli fece vedere i regni della terra. Gli disse: ‘Vedi, tutti questi regni, ricchi e potenti, sono miei: a me sono stati dati e io li do a chi voglio. Ebbene, se ti inginocchierai davanti a me io te li darò’. Gesù rispose di nuovo: ‘No, perché nella Bibbia è scritto: Adora il Signore, che è il tuo Dio: a lui solo rivolgi la tua preghiera!’.

Alla fine il diavolo condusse Gesù a Gerusalemme, lo mise sulla punta più alta del tempio e poi gli disse: ‘Se tu sei il Figlio di Dio buttati giù di qui.  Perché nella Bibbia è scritto: Dio comanderà ai suoi angeli di proteggerti. Essi ti sosterranno con le loro mani e così tu non inciamperai contro alcuna pietra’. Gesù gli rispose per l’ultima volta: ‘Ma la Bibbia dice anche: Non sfidare il Signore, tuo Dio’.

Il diavolo allora, avendo esaurito ogni genere di tentazione, si allontanò da Gesù, ma aspettando un altro momento propizio”. (Luca 4,1-13)

“Non di solo pane vive l’uomo”, risponde Gesù alla prima tentazione propostagli. “Non di solo pane”, ma appunto, anche di pane. L’uomo vive anche di pane. Il pane è indispensabile per vivere. Questa è la prima affermazione di Gesù. L’uomo vive, per cominciare, di pane.

È significativo che nel “Padre nostro”, la preghiera che Gesù ha insegnato, la prima richiesta relativa agli uomini è “dacci oggi il nostro pane quotidiano”. La richiesta del pane precede la richiesta del perdono. Gesù stesso dà la precedenza al pane.

Ricordate forse l’episodio della moltiplicazione dei pani – un avvenimento centrale nella storia di Gesù e nella rivelazione di Dio, forse il più importante di tutti i miracoli di Gesù, l’unico comunque che è stato narrato da tutti e quattro gli evangelisti.

La particolarità di quel miracolo consiste nel fatto che la moltiplicazione avviene per condivisione. La vera moltiplicazione – secondo Gesù – è la condivisione, il pane è moltiplicato nell’atto di essere condiviso. Nell’aritmetica di Dio la moltiplicazione si applica per condivisione. Troppe volte l’aritmetica umana approva, con fervore, la moltiplicazione del pane, ma rifiuta la sua condivisione.

Ne abbiamo continue riprove in occasione dei vertici internazionali dedicati alla lotta alla fame: non si va mai oltre il varo di alcuni modestissimi programmi che dovrebbero ridurre il numero delle persone che muoiono di fame. Quei programmi non fanno che confermare il disimpegno di molti paesi ricchi sul tema della lotta alla povertà e alla fame e le contraddizioni di un mondo, troppo ricco e troppo povero, dove in barba a tutte le democrazie e a tutti i liberismi le decisioni che contano restano in mano ai pochi che hanno il potere e che lo usano per l’utile loro, senza alcun riguardo per gli interessi mondiali – e senza riguardo per i propri tra dieci o venti anni.

Il cinismo del potere domina il mondo e fa dire agli uomini che tutt’al più si può condividere il pane degli altri, ma non il nostro, non il mio.

Moltiplicare il pane senza condividerlo, questa è la nostra soluzione. Ma Gesù mostra che così non va: senza condivisione, il pane non può essere moltiplicato.

In questo contesto è significativo che, di fronte alla prima tentazione, Gesù non ha trasformato le pietre in pane. Perché? Non sono le pietre che egli vuole trasformare, ma noi. Vuole trasformarci per fare di noi, uomini e donne che mangiano il pane quotidiano, uomini e donne che lo condividono. Vuole muovere la nostra coscienza e la nostra volontà, in modo che esse mettano in movimento la condivisione del nostro pane.

E c’è anche un secondo aspetto importante nell’episodio della prima tentazione. Al tentatore che gli propone di trasformare le pietre in pane per risolvere il problema della fame, Gesù ricorda che il pane non basta. Detto in altre parole: a ogni cibo terrestre bisogna dire “non soltanto” finché non è il cibo di un uomo libero e non può perciò avere significato; finché non si inserisce nel dialogo della Parola e della fede e non è il pane che Dio divide con l’umanità e che l’umanità divide con il prossimo. Quanti uomini e donne sono costretti a scambiare libertà con pane. Quanti uomini e donne devono vendere la loro libertà per avere del pane.

La risposta di Gesù al tentatore vuole dirci anche questo, che Gesù mette decisamente fine all’alternativa disumana, diabolica: o pane o libertà. Accade invece, continuamente, in tutte le parti del mondo, in tutti i settori della vita, che signori di grande e piccolo formato dicono all’altro essere umano: io ti dò pane, tu dammi la tua libertà.

La risposta di Gesù afferma che pane e libertà non sono contrapposti, non devono essere contrapposti. La separazione tra pane e libertà è una separazione diabolica che deve essere rigorosamente respinta. Chi nega l’interdipendenza tra pane e libertà, e tra libertà e pane, nega l’evangelo e si mette dalla parte del tentatore. Non un pane trappola, non un ricatto per ottenere riconoscenza, non l’appagamento dell’appetito per essere seguito. Il rifiuto di Gesù spezza una prima catena. Gesù sceglie la nostra libertà.

Pastore Paolo Tognina