Le sfide per l’agricoltura: il punto di vista di Thomas Compagnoni

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L’assenza di neve non sta creando problemi solo agli impianti sciistici; infatti, parlando in generale di precipitazioni, anche l’agricoltura sembra messa a dura prova da questo inverno con temperature miti e poca acqua. Le previsioni per la prossima stagione agricola, se questa situazione anomala di siccità e clima mite dovesse perdurare ancora a lungo, non sono affatto buone. Abbiamo chiesto l’aiuto di Thomas Compagnoni, presidente dell’Associazione Agricola Poschiavo (AAP) per fare il punto sulla situazione a Poschiavo.  

Thomas, questo perdurare delle temperature miti e delle poche precipitazioni (già dalla scorsa estate) che effetto avrà sulla prossima stagione agricola a Poschiavo?
Al momento si potrebbe dire che in Valposchiavo è ancora troppo presto per fare previsioni, inverni così asciutti senza neve e vento non sono una novità assoluta dalle nostre parti, ma solitamente la primavera provvede a rimettere in salute la montagna. Diciamo che al momento il problema più grosso è la mancanza di neve e di conseguenza di acqua: in un anno ideale servirebbero un metro di precipitazioni. E’ sempre difficile fare previsioni in questo senso, anche perché un po’ di neve in alto in novembre è venuta, e se, come speriamo, ne arriverà ancora in febbraio, marzo e aprile, la situazione agricola rientrerà nella norma. Se invece, come l’anno scorso, le precipitazioni tarderanno ad arrivare avremo un bel problema. Inserendo idealmente in futuro delle colture che richiedono meno acqua, aggiungendo anche la prevista costruzione (in fase di progettazione) di un impianto di irrigazione, si ridurrà significativamente il problema legato alla carenza idrica. Anche perché già lo scorso anno avevamo delle riserve idriche limitate che però ci hanno aiutato; al momento attuale, però, non sappiamo come si evolverà la situazione e se avremo per il 2023 almeno queste riserve. La realtà è che con le modifiche climatiche globali di questi anni dovremo prima o poi abituarci a cambiare le nostre tradizioni, inserendo degli allevamenti e delle colture con meno esigenze, con animali che hanno meno bisogno di foraggio di qualità e colture che richiederanno meno irrigazione. Al momento, nei paesi ricchi come il nostro non ci accorgiamo ancora abbastanza di questo fenomeno, mentre in quelli più poveri il problema sta diventando di stretta attualità.

Abbiamo in Valposchiavo qualche caso di fioritura anomala che con la prima gelata improvvisa rischia di rovinare piante e alberi?
In realtà a Poschiavo non abbiamo un numero di piante da frutta paragonabile a Brusio o alla vicina Valtellina: abbiamo dei piccoli frutteti antichi autoctoni, di circa 130/140 anni fa, introdotti ai tempi per limitare l’alta mortalità infantile causata dalla carenza di vitamine (come ho scoperto leggendo la biografia di Tommaso Lardelli). Queste piante, nonostante siano esposte ai problemi del gelo come tutte le altre, sono molto più resistenti di quelle moderne a livello parassitario. Per il resto, circa il 95%, se non di più, del coltivato di Poschiavo è costituito da prato per il foraggio degli animali (mentre per i cereali si arriva al massimo ai 20 ettari). Al momento è difficile pensare ad altri tipi di coltivazione, visto che poi la vendita del prodotto, se escludiamo appunto quelli per il foraggio, diventa molto difficoltosa.

A livello di parassiti, sempre tenendo conto delle condizioni attuali, c’è qualche rischio per le coltivazioni?
A Poschiavo siamo più fortunati in questo senso, per via del clima secco; al nord delle Alpi, per esempio, sono sottoposti maggiormente a questo fenomeno. I cereali che coltiviamo qui non sono generalmente interessati dal tema parassitario, essendo poi una piccola quantità, sottoposta alla rotazione delle colture, non si corre alcun rischio. Possiamo forse dire qualcosa delle malerbe (piante infestanti) per quanto riguarda la coltivazione del grano, ma, seminando in autunno, come generalmente avviene a Poschiavo, si evita questo problema. Il seme primaverile è più a rischio per le malerbe; per evitare questo problema sono solo in pochi a piantarlo in quella stagione.

Infine, a livello personale, ha provato qualche coltivazione diversa dai cereali da foraggio?
Personalmente ho reintrodotto, lo scorso anno, una produzione abbastanza grossa di patate biologiche. Il raccolto è andato bene, ma purtroppo, attualmente, la maggior parte sono ancora in magazzino, probabilmente perché il costo, comunque non elevato, è sempre maggiore di quello che si trova nei supermercati. A mio modo di vedere iniziative del genere andrebbero più sostenute dalla comunità, anche in un’ottica di sviluppo del famoso marchio 100% Valposchiavo.

Ivan Falcinella
Membro della redazione