Concluso da poco (il 7 maggio scorso) il Festival del contrabbando culturale sConfini, la Redazione de Il Bernina ha intervistato Piero Pola, presidente della Commissione Casa Besta, ente co-organizzatore dell’evento.
Piero, per iniziare l’intervista, puoi riassumerci in qualche riga, cos’è stato il contrabbando in Valposchiavo e in particolar modo a Campocologno?
Il contrabbando – e qui parlo essenzialmente del periodo dal secondo dopoguerra fino ai primi anni settanta del secolo scorso – ha certamente segnato un’epoca d’oro per il commercio in valle, in special modo per il brusiese. Se pensiamo che a Campocologno quasi ogni casa, situata lungo l’asse principale che conduce verso l’Italia, ospitava un negozio o un punto vendita di prodotti classici d’esportazione, già questo dà la dimensione di questo fenomeno. Nel nostro immaginario il contrabbando è legato piuttosto alle file di spalloni che attraversavano il confine attraverso i boschi con i loro carichi di caffè e sigarette, ma il periodo è legato anche ad un intenso commercio di tanti altri prodotti che si acquistavano nei vari negozi. All’esterno di queste botteghe campeggiava la scritta “Tabacchi e coloniali”, una locuzione che racchiudeva l’essenza dei prodotti offerti, vale a dire merce proveniente da quelle che un tempo erano le colonie dei Paesi europei e che, da questa parte del confine, si trovavano in abbondanza e senza restrizioni, ma soprattutto a buon prezzo.
Il tuo negozio di famiglia avrà visto di tutto in quegli anni, chi lo gestiva ai tempi?
Il negozio di famiglia era gestito da mio padre e una mia zia, mentre all’inizio degli anni Sessanta si è poi aggiunta mia madre. Il mio ricordo di quando ero bambino era la moltitudine di gente proveniente d’oltrefrontiera che frequentava il piccolo punto vendita dove si trovava un po’ di tutto. Bisogna inoltre tener presente che queste attività erano aperte giornalmente, dall’alba fino a tarda sera, con flussi continui di gente. Un altro mio ricordo è legato al piccolo bus color verde che faceva la spola tra Tirano e la dogana italiana a Piattamala. Portava persone che poi oltrepassavano a piedi il confine per fare la spesa a Campocologno. L’immagine di tutta questa gente che avanzava verso il paese è ancora limpida, così come della contrada affollata ad ogni ora del giorno e della sera. Si vendeva veramente di tutto, tra cui, per esempio, anche banane, smerciate in quantità industriale.
Hai qualche storia di contrabbando particolare, raccolta da avventori o da tuoi parenti, da raccontarci?
Mio padre mi raccontava orgogliosamente di un buon affare che aveva concluso negli anni ’50. Nel 1956 aveva comperato un grosso quantitativo di noce moscata che arrivava direttamente tramite nave dai luoghi di provenienza, nell’Asia sud orientale. Faccio qui un piccolo inciso: fra i molti prodotti che si vendevano in grossi quantitativi c’erano, oltre al sale, anche le spezie (mio padre le chiamava “droghe”), tra cui pepe, chiodi di garofano e, appunto, noce moscata. Come dicevo il carico era arrivato a Basilea, via Rotterdam, ma c’era stato un problema. Durante il lungo tragitto il prezzo della noce moscata era precipitato e mio padre andava incontro ad una consistente perdita. Aveva così deciso di lasciare il carico in un deposito a Basilea – con evidenti costi aggiuntivi – valutando il da farsi. Nell’ottobre del 1956 scoppiò la crisi del Canale di Suez, che determinò la chiusura dell’importante via di transito per alcuni mesi. In pochissimi giorni il prezzo della noce moscata schizzò alle stelle, cosicché il prodotto veniva pagato a peso d’oro dai grossisti, per cui mio padre poté vendere direttamente l’intero carico con un margine insperato, senza che ne giungesse a Campocologno neppure un grammo. È bene però ricordare che non tutto filava sempre così liscio…
Un altro fatto che a mio padre piaceva raccontare risale ancora ai tempi verso la fine della Seconda guerra mondiale, quando il contrabbando avveniva piuttosto in senso contrario, vale a dire dall’Italia verso la Svizzera. All’epoca si era messo ad importare, tramite contrabbandieri che passavano da Viano, copertoni di camion destinati ad andare fino a Zurigo e dintorni.
Interessante è anche sapere che i commercianti di Campocolongno avevano formato, ad un certo punto, una cooperativa d’acquisto che, grazie al suo potenziale, era in grado di dettare taluni prezzi d’acquisto ai grossisti.
E che dire infine del fatto che – sempre nei racconti di mio padre – in virtù del suo sviluppo economico, negli anni ‘30 Campocologno intendeva addirittura staccarsi da Brusio per diventare un Comune indipendente.
sConfini è uno scambio culturale e non di merci (come nel contrabbando) fra la comunità valposchiavina e quella valtellinese. E’ una definizione corretta? Cosa ne pensi di sConfini?
Sì è corretto. sConfini nasce proprio dalla necessità di ricordare un fenomeno, il contrabbando, che per oltre un secolo e mezzo è stato parte integrante degli scambi al di qua e al di là del confine e non solo commerciali. Il contrabbando è stato uno spaccato di società, un contenitore di storie, incontri, drammi e sentimenti che formano oggi un aggregato culturale che non possiamo permetterci vada disperso; proprio nel contribuire a far vivere il ricordo, si è pensato ad una rassegna culturale che, di anno in anno, ci aiuti a mantenerne intatta la memoria oltre che a mantenerci uniti nelle nostre radici. In questo senso penso proprio che sConfini sia una rassegna da mantenere viva anche in futuro.
Hai partecipato a qualche iniziativa di sConfini? Come è andata?
Casa Besta è con Valposchiavo Turismo e il Museo etnografico tiranese, unitamente all’Assessorato alla cultura e allo sviluppo turistico del Comune di Tirano, co-organizzatrice dell’evento. Quale Presidente della Commissione Casa Besta sono pertanto stato molto coinvolto nella predisposizione e allestimento degli eventi. Personalmente, a parte alcune cose da rivedere, sono molto contento del risultato e della partecipazione del pubblico. La mostra esclusiva dei quadri di Bernardo Lardi sul contrabbando è stata molto apprezzata, così come gli eventi culturali organizzati con Massimo Lardi o l’Associazione Argonaute di Sondrio. Molto esclusiva è sempre anche la passeggiata lungo un sentiero del contrabbando.
Ma per un’analisi più accurata preferisco rimandare alle conclusioni di Valposchiavo Turismo.