I comparti a maggior coefficiente di sviluppo, come quello biomedicale e farmaceutico, non temono emorragie di personale. La riprova viene da Inforlife: l’azienda poschiavina – dunque svizzera, certo, ma facente parte di un gruppo italiano, con casa madre in Italia ed in costante crescita come dimostra il fatturato intorno ai 120 milioni l’anno – rimane fra le più gettonate dai lavoratori valtellinesi che vedono oltre confine, a due passi da casa, la possibilità di un lavoro sicuro, ben retribuito, con condizioni di impiego degne di attenzione.
Una tendenza che non sembra destinata a cambiare nemmeno in previsione della tanto discussa e preannunciata nuova normativa – frutto di un accordo fra i due Paesi – che dovrebbe introdurre la tassazione anche in Italia del reddito maturato dai frontalieri nella confederazione elvetica.
Non solo non si fugge, ma nel caso specifico l’interesse, soprattutto da parte dei giovani della Provincia di Sondrio è crescente, come dimostrato dal costante invio di candidature per le posizioni ed i ruoli più richiesti: tecnici di laboratorio e specialisti del settore biomedicale, per citarne solo qualcuno – ovvero profili molto diffusi in Italia e molto meno in Svizzera – ma anche periti industriali, meccanici o elettronici e tecnici specializzati nelle manutenzioni.
Mentre la Valposchiavo ha bisogno di lavoratori, il nord della Lombardia non è immune alle difficoltà di un mercato occupazionale, quello italiano, che non trova pace: bisogni che si incontrano senza il minimo condizionamento, almeno per ora, da parte degli attesi cambiamenti fiscali.
“Siamo decentrati rispetto al cuore della nazione – spiega Giuseppe Gobbi Frattini, guarda caso nato a Sondalo, una vita da frontaliere, oggi direttore dell’amministrazione e delle risorse umane di Inforlife SA a Poschiavo – e questo ci rende sicuramente poco appetibili per chi vive nelle aree centrali, ma al tempo stesso siamo avvantaggiati dalla vicinanza con la frontiera. La composizione dell’organico dice tutto: il 99,99 per cento dei dipendenti è italiano; tre soli impiegati svizzeri sui 215 totali! Dunque 212 frontalieri valtellinesi, con pochi casi d’adozione ormai stabile e per la maggior parte provenienti dall’area tiranese, da Sondrio e dal resto della provincia”.
Preponderante la componente femminile – 150 donne e 65 uomini – con 130 operai addetti ai turni insieme ai rispettivi responsabili dei vari settori produttivi, in tutto una trentina di persone.
L’orario di lavoro è spalmato principalmente dal lunedì al venerdì con periodi limitati di ciclo continuo su tre turnazioni quando l’andamento del mercato lo richiede.
Tutti gli altri vanno a comporre il team dell’amministrazione, la parte commerciale e quella della programmazione; una ventina lavorano nei laboratori chimici e microbiologici ed una decina nei magazzini mentre 5 specialisti si occupano del regulatorio, ovvero l’ufficio per la sottomissione di nuovi prodotti, competente anche per la gestione delle anagrafiche dei prodotti in produzione destinati principalmente ai mercati esteri.
Ma chi è il frontaliere tipo e perché, nonostante possano subentrare cambiamenti sulla tassazione, la fidelizzazione rimane elevatissima e le richieste di impiego continuano a fioccare giornalmente? “Siamo appetibili per la fascia femminile perché parliamo di mansioni che richiedono molta precisione nei controlli sui prodotti in uscita e da questo punto di vista le donne hanno competenze molto forti; l’età media è bassa, dunque una azienda giovane che attrae i ragazzi, a cui si offre una esperienza altamente formativa e con ottime prospettive salariali… basti pensare che un operaio neo assunto ha da noi un salario di ingresso in linea con il Ticino”.
Tradotto in cifre, prendendo come riferimento proprio gli stipendi ticinesi, si parla di oltre 3200 franchi svizzeri lordi al mese: al netto delle ritenute sono circa 2700 franchi per la qualifica di operai al primo impiego, praticamente il doppio che in Italia, senza contare tutti i benefit, le condizioni di comfort in azienda, le prospettive di carriera e le tutele, non ultima quella sanitaria.
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“Riceviamo curricula tutti i giorni – conferma Gobbi Frattini – anche da parte di laureati valtellinesi, alcuni di loro candidati pure per altri ruoli, ad esempio quello di responsabile della qualità. Certo, dal 2024 dovrebbe entrare in vigore la doppia tassazione – ammette il direttore – ma non siamo in allarme; se anche scattasse, questa duplice imposizione verrebbe a incidere solo su una piccola parte del reddito per quanto riguarda l’Italia e l’andamento nel nostro caso ne risentirebbe ben poco. Non dimentichiamoci – rimarca – che lo stesso lavoro in Italia non frutta più di 1200 euro al mese e che manca ancora il testo definitivo della nuova normativa; non ci aspettiamo nessun fuggi fuggi; se nel 2005 eravamo in 35, dopo 20 anni siamo oltre 200 e nessuno se ne è mai andato se non per esigenze familiari”.
Ma come sono le condizioni lavorative e qualità di vita? Naturalmente tutto nel rispetto dei codici in vigore: anche quando nei turni scatta il ciclo continuo, nessuno lavora più di un fine settimana al mese con turnazioni che salvaguardano la qualità delle attività e delle mansioni svolte ma anche della vita dei dipendenti.
Qualche esempio? “Abbiamo una mensa con prodotti confezionati freschi, quindi vitto di qualità a costo zero con 5 primi e 5 secondi a scelta oltre a numerose alternative per coloro che hanno necessità nutrizionali specifiche – spiega ancora Gobbi Frattini – così come alta è l’attenzione per le esigenze dei lavoratori, ad esempio per le aspettative post maternità”.
La formula è quella dell’investimento reciproco; a chi dà tanto – e nel caso di specie i dipendenti danno tanto perché la produzione è in costante e progressiva crescita – è giusto riconoscere tanto e avere occhio di riguardo; a chi chiede un congedo per motivi familiari , il dato è significativo: nel 99 per cento dei casi viene data risposta positiva.
Infine le prospettive: chi fa la gavetta e vuole crescere può ambire ad un ruolo diverso da quello di ingresso; insomma, si può partire dal magazzino e salire la scala gerarchica fino alle mansioni apicali amministrative. Di fronte a queste prospettive, non c’è ritocco fiscale che tenga.