Venerdì scorso, al Punto Rosso di Poschiavo, il presidente della Società Meteorologica Italiana Luca Mercalli ha tenuto una conferenza sul cambiamento climatico. L’evento, organizzato da Pgi Valposchiavo, si inserisce nella rassegna “Risorse per il futuro – Il valore dell’acqua e la coscienza dell’abitare” e rappresenta una preziosa opportunità per informare la popolazione della salute climatica del nostro pianeta.
Dopo aver incontrato, durante la giornata, gli alunni delle scuole secondarie per parlare di educazione alla sostenibilità ambientale, del futuro nell’ambito della crisi climatica e delle soluzioni da adottare, Mercalli si è rivolto all’ampio pubblico del Punto Rosso per discutere della crisi climatica e della sua personale risposta a questo evento. Luca Mercalli, climatologo, glaciologo, presidente della Società Meteorologica Italiana, giornalista scientifico e scrittore, si impegna da più di trent’anni a favore della salute del nostro clima e della sensibilizzazione a riguardo della crisi climatica, sia nella veste passata di consulente dell’Unione Europea, sia come collaboratore per Rai, sia come divulgatore, attraverso numerose pubblicazioni ed innumerevoli conferenze.
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Il messaggio del climatologo risulta chiaro fin dai primi minuti: viviamo in un periodo delicato, sull’orlo di uno scenario climatico vicino alla catastrofe. Ma andiamo con ordine.
La causa di eventi climatici sempre più estremi e critici – basti pensare alle immagini dell’Emilia-Romagna sommersa dall’acqua o alla città di New York soffusa da un’aria giallognola causata dagli incendi boschivi in Canada – risiede dietro ad un importante fattore: l’innalzamento delle temperature.
Rispetto al periodo precedente alla rivoluzione industriale, la temperatura media del nostro globo si è innalzata di un grado centigrado. Se a primo acchito questa cifra non risulta particolarmente preoccupante, in realtà gli effetti di questo cambiamento sono considerevoli. A livello macroscopico, spiega Mercalli, “delle piccole variazioni nella temperatura media globale possono generare enormi cambiamenti”, visibili “nella distribuzione delle piante e degli animali e nella geografia del nostro pianeta”. La temperatura rappresenta infatti “l’indicatore più chiaro della malattia del nostro clima”, continua il climatologo, “e la causa della cattiva salute del pianeta è l’avvelenamento da CO2, il quale ha per il clima la caratteristica di essere un gas a effetto serra”. Ovvero, l’anidride carbonica funge da coperta chimica sopra la nostra testa; quando ce n’è poca il nostro pianeta è più fresco, mentre quando ce n’è di più la temperatura è destinata ad aumentare. Per questo motivo, data l’enorme quantità di CO2 che immettiamo nell’aria, vivere in città risulta sempre più difficile e, sempre con più frequenza, si verificano dei fenomeni climatici come caldi estremi, siccità o alluvioni.
Le conseguenze del cambiamento climatico e dell’innalzamento delle temperature si notano chiaramente anche alle nostre latitudini: difatti, “la conseguenza diretta dell’aumento della temperatura la vediamo sui nostri ghiacciai”. Qui è possibile rendersi bene conto degli effetti di quel grado centigrado in più dall’inizio dell’industrializzazione. Non è infatti una novità, per chi vive nelle Alpi, quanto i nostri ghiacciai si siano ritirati – e si stiano ritirando – negli anni. E in montagna, ad altitudine elevata, gli effetti del riscaldamento globale sono ancora più forti, in quanto le nostre Alpi si riscaldano due volte più velocemente della media planetaria. È per questo motivo che, illustra Mercalli, le Alpi hanno perso il 60% del loro ghiaccio, e la maggior parte dei ghiacciai minori non esiste più.
“La temperatura cresce e crescerà ancora”, dichiara Mercalli. Dati satellitari ci confermano, infatti, che l’anno passato ha ottenuto il primato dell’anno più caldo di sempre in Europa; nella parte occidentale del continente, diversi Paesi, tra cui la Svizzera, hanno registrato le temperature più alte della loro storia. Il continuo aumento delle temperature “nel frattempo genera dei fenomeni estremi – dei picchi temporanei ma sufficienti a creare molti problemi alla nostra vita quotidiana”.
A seguito della rivoluzione industriale – ovvero il processo di evoluzione economica e di industrializzazione che ha trasformato società agricole, artigianali e commerciali in sistemi industriali caratterizzati dall’uso di macchine azionate da energia meccanica e dall’utilizzo di nuove fonti energetiche inanimate (come, ad esempio, i combustibili fossili) – la quantità di CO2 emessa da parte dell’uomo è aumentata drasticamente, dando inizio alla radicale trasformazione del clima e del pianeta a cui stiamo assistendo tutt’oggi. In questo periodo, ovvero in poco più di due secoli, l’uomo ha contribuito in modo radicale al peggioramento della salute del nostro clima. Oggi liberiamo nell’atmosfera 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica all’anno – con una media di 7 tonnellate a persona – che si distribuisce in parte nell’aria e in parte nell’acqua. Le emissioni, spiega inoltre il climatologo, sono importanti “non solo dal punto di vista del clima, ma anche per quanto riguarda la salvaguardia della biodiversità del nostro pianeta”. Sono infatti innumerevoli le specie animali che, a causa del nostro inquinamento, rischiano l’estinzione.
Ma come si prospetta il futuro? Per capire l’andamento della situazione climatica del nostro pianeta vengono usati degli scenari climatici, elaborati mediante modelli che ipotizzano la futura evoluzione di gas a effetto serra nel mondo. Grazie a questi modelli, stimando la quantità di CO2 emessa dall’umanità, si è quindi in grado di stimare cosa succeda al clima in futuro.
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Mercalli ha presentato al pubblico due di questi scenari. Il primo viene denominato “prudente”. Esso, in linea con gli accordi di Parigi, mira alla decarbonizzazione, ovvero prende in considerazione la volontà dell’uomo di agire verso una produzione minore di gas a effetto serra. Seguendo questa traiettoria, l’obiettivo è quello di rimanere al di sotto di un aumento della temperatura di due gradi centigradi, sempre rispetto all’epoca preindustriale. Seguendo questo asse potremmo dunque continuare, salvaguardando il clima con azioni concrete e mirate, a godere del nostro pianeta come abbiamo sempre fatto. Ma per ottenere ciò “dobbiamo fare uno sforzo colossale di cui non si vede traccia”, come nota Mercalli con una pacata delusione. Al momento, continua il climatologo, “non stiamo mettendo in pratica l’accordo internazionale di Parigi”, e ci stiamo imbarcando verso lo scenario che Mercalli definisce business-as-usual, ovvero la traiettoria che tiene conto di “un’economia senza vincoli, senza freni, in cui ognuno fa quello che vuole”. Le prospettive di questo scenario risultano meno ottimiste: esse, con le parole schiette di Mercalli, sono invece “catastrofiche, specialmente per le generazioni future”.
“Se entro il 2030 non cominciamo a diminuire con le emissioni – dichiara Mercalli – è difficile che si riuscirà a mantenere il cammino verso un futuro sostenibile”. Già oggi, con una temperatura di 1.1° C maggiori rispetto al periodo preindustriale, “siamo usciti dalla soglia di sicurezza del clima terrestre. Stiamo entrando in un luogo che non conosciamo — un luogo inedito per l’umanità”. Dalle parole di Mercalli, dunque, risulta ben chiaro che, seguendo la politica e il modo di agire attuale, in futuro i nostri figli e nipoti vedranno un mondo molto diverso da quello che abbiamo conosciuto noi. Un esempio: con l’andamento attuale delle temperature, entro la fine del secolo il caldo porterà l’acqua degli oceani ad alzarsi di almeno mezzo metro, il che innescherà la migrazione di miliardi di persone verso dei luoghi più sicuri.
La salute climatica del nostro pianeta, dunque, sta risentendo notevolmente delle nostre azioni. Ma questo non è il tempo per disperarsi e abbandonarsi alla tragedia, ma piuttosto ci troviamo, attualmente, nella situazione in cui è ancora possibile agire, facendo uno sforzo, per tentare di conservare al meglio il pianeta. Compresi perciò la condizione e lo scenario in cui ci troviamo, le azioni che un singolo può intraprendere per essere più cordiale nei confronti del clima sono molte.
A dimostrarlo è lo stesso Mercalli, che ha visto nel cambiamento climatico “una possibilità nuova per ripopolare la montagna”, la quale rappresenta “un ideale rifugio climatico”. Da questa opportunità nasce, alcuni anni fa, la scelta del climatologo di abbandonare la città e di andare ad abitare in alta Valle di Susa, a ponente di Torino, a 1600 metri, ristrutturando una casa di montagna con tecnologie sostenibili volte all’efficienza energetica e al rispetto dell’ambiente, ridonandole un antico splendore e ottenendo il massimo delle certificazioni energetiche. Grazie all’implementazione di moderne tecnologie per risparmiare e produrre energia in proprio, l’iniziativa personale di Mercalli rappresenta un esempio del passaggio dalle energie fossili a quelle rinnovabili e una maggior efficienza nell’uso delle materie prime. Nelle sue parole, un’azione che gli ha consentito di ravvivare parte di una borgata di montagna “con tecniche di bioedilizia rispettose del paesaggio, ma all’altezza delle necessità di agio e di connettività per poterci vivere e lavorare”.
Mediamente, infatti, in Europa il 40% del consumo di energia riguardano la casa, costituendo “una fetta importantissima delle emissioni”, come illustra Mercalli. Implementando nella propria casa delle tecnologie sostenibili e rispettose dell’ambiente — pannelli solari per produrre energia, collettori solari termici per riscaldare l’acqua, o isolamenti termici per conservare il calore e l’energia — “tutto quello che facciamo per diminuire quella cifra è guadagnato, non è qualcosa a cui rinunciamo”. Perché “investire sulla propria casa si delinea come un investimento importante” per il futuro, e trova dei vantaggi sia sul piano economico, dove si risparmia tagliando i costi e l’uso di combustibili fossili, diminuendo al contempo le emissioni, sia sul versante del clima, per il quale si contribuisce allo sforzo collettivo volto a conservare e favorire la salute del nostro pianeta.
La conferenza ha suscitato un forte richiamo all’azione tempestiva per affrontare questa sfida di portata globale. Gli effetti attuali del riscaldamento del pianeta sono già di proporzioni devastanti, e l’inerzia potrebbe condurci verso conseguenze catastrofiche per le generazioni future. La scelta è nelle nostre mani: possiamo contribuire a preservare la salute del nostro pianeta o continuare a trascurare gli allarmi. La sfida è reale, ma collettivamente possiamo fare la differenza e plasmare un futuro migliore per tutti.