Cartello edilizio, Governo dichiara chiusa l’analisi

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Il Governo grigionese ha dichiarato chiusa l’analisi e compiuti i passi necessari in merito al cartello edilizio della Bassa Engadina che ha operato tra il 2004 e il 2012. Le lacune emerse nell’amministrazione cantonale sono state eliminate.

Le raccomandazioni della Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI) e quelle scaturite da due indagini amministrative sono state attuate negli uffici interessati, ha comunicato oggi l’esecutivo cantonale in un comunicato. “Per il Governo il processo di rielaborazione completo è così concluso”.

La CPI era giunta alla conclusione che né l’amministrazione né il Governo erano stati attivamente coinvolti nel cartello. Tuttavia, membri dell’amministrazione e anche dell’esecutivo cantonale avevano almeno sospettato la fissazione dei prezzi nell’industria delle costruzioni, ma avevano fatto ben poco per combatterla.

Polizia e APMA hanno adeguato l’organizzazione

La CPI aveva riscontrato una violazione dei doveri solo nel caso di tre dipendenti dell’Ufficio tecnico cantonale (UT). Questi non avevano reagito “adeguatamente” non dando seguito alle indicazioni del segnalatore di illeciti (whistleblower) Adam Quadroni, membro del cartello e informatore.

Polizia cantonale e Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA) hanno adeguato la loro organizzazione e le loro procedure. “Dopo l’approfondito processo di rielaborazione oggi si può dire che la polizia cantonale funziona bene e che i collaboratori svolgono bene il loro incarico”, ha affermato il presidente del Governo Peter Peyer (PS), direttore del Dipartimento di giustizia, sicurezza e sanità, citato nella nota.

Procedure di appalto affinate

Inoltre, sempre attuando le raccomandazioni, si sta sviluppando una gestione delle minacce cantonale (GMC) completa, scrive il Governo.
La GMC sarà organizzata da una squadra interdisciplinare composta di specialisti di polizia, psicologia forense e lavoro sociale. Tutte le istituzioni fondamentali dovranno essere rappresentate nelle rispettive squadre di crisi.

Le procedure di aggiudicazione cantonali, in particolare quelle dell’UT, hanno rappresentato un secondo ambito d’inchiesta. Il competente Dipartimento infrastrutture, energia e mobilità aveva analizzato in modo completo queste procedure già a partire dal 2013, parallelamente ai procedimenti della Commissione della concorrenza (COMCO), e le aveva adeguate. Sia la CPI sia le indagini amministrative hanno individuato solo possibilità di miglioramento puntuali, le quali nel frattempo sono state attuate, si legge nella nota.

Occhio al cartello nel Moesano

Ulteriori raccomandazioni hanno inoltre potuto essere adottate nel quadro della più recente revisione delle prescrizioni in materia di appalti, in particolare con la creazione di un servizio indipendente per la segnalazione di irregolarità nel settore degli appalti pubblici.

Il Cantone attribuirà anche in futuro grande attenzione a questo tema, promette il Governo. Inoltre seguirà da vicino l’ulteriore sviluppo dell’inchiesta della COMCO non ancora conclusa nei confronti di imprese di costruzione nel Moesano (alcune hanno sede in Ticino) e, una volta disponibili i risultati, esaminerà l’eventuale necessità di azioni legali da parte del Cantone.

Il cartello grigionese

Nel 2019 la COMCO – nel contesto della cosiddetta appaltopoli grigionese, smascherata nel 2017 – ha concluso inchieste sul settore edile nei Grigioni, in particolare nella Bassa Engadina, accertando e sanzionando diverse infrazioni al diritto dei cartelli commesse dalle imprese coinvolte nel periodo tra il 2004 e il 2012.

Il gendarme della concorrenza aveva appurato che dodici imprese si erano accordate per “pilotare” gli appalti di lavori stradali, ripartendosi i progetti di costruzione e fissando il prezzo delle offerte. Centinaia di progetti per un ammontare superiore a 190 milioni di franchi erano stati così manipolati. Vittime degli accordi sono stati il Cantone e i Comuni.

Gli accordi illeciti in Bassa Engadina sono il più importante caso di manipolazione del mercato nel settore delle costruzioni scoperto finora in Svizzera.

Nel giugno 2019 le imprese hanno raggiunto un accordo con il Cantone su pagamenti cosiddetti transattivi per un totale di 5-6 milioni di franchi. Anche i Comuni hanno ricevuto indennizzi. Nel 2020 il Cantone ha raggiunto un accordo con Implenia Svizzera, una delle società coinvolte nel cartello. L’impresa ha regolato la sua posizione con il pagamento di circa un milione di franchi.

Complessivamente i versamenti compensativi a Cantone e a Comuni delle imprese coinvolte nelle indagini sono ammontati a circa nove milioni di franchi.