“The Vad Vuc” in concerto a Poschiavo: intervista esclusiva

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Il gruppo musicale The Vad Vuc si esibirà a Poschiavo sabato 29 luglio alle ore 20.30, presso la Tettoia delle feste al Crott. Il progetto musicale della band ticinese ha avuto inizio il 25 dicembre del 2000. Nel corso del tempo, le canzoni di questo gruppo di amici si sono diffuse in ogni angolo del Canton Ticino, superando anche i confini nazionali.

Durante i venti anni di attività, i The Vad Vuc hanno rilasciato ben 10 album, che includono cd, ep, cd live e un dvd. Hanno portato la loro musica in oltre 400 concerti tenuti in varie località tra Italia, Svizzera, Germania e Francia. Inoltre, hanno avuto la preziosa opportunità di collaborare con artisti di rilievo, tra cui The Dubliners, Simone Cristicchi, Steve Wickham (The Waterboys), Sharon Shannon, Les Mellino des Négresses Vertes, Gnu Quartet, Modena City Ramblers, Yo Yo Mundi, Gang, e molti altri.

Il Bernina ha avuto il piacere di intervistare Sebastian Cereghetti che, tra le altre cose, suona il mandolino, il trombone e il bombardino.

Nelle vostre canzoni, come per esempio ne, “Il Paese dove tutto va bene”, non avete paura di parlare di tema scottanti o denunce sociali. Qual è il vostro obiettivo?

Per noi la musica è espressione e sfogo, emotivo e fisico. Siamo sempre stati sensibili ai temi sociali, anche se non ci siamo mai, volutamente, schierati politicamente. In alcune situazioni però l’entità e la gravità della tematica sono tali che la misura è colma, a questo punto non riusciamo a non dire la nostra. La nostra speranza è che tramite la musica i messaggi che vogliamo trasmettere arrivino a una fetta di popolazione più ampia.

Quali sono i temi sociali che più vi stanno a cuore? Perché?

Sicuramente il rispetto verso gli altri, l’aiuto all’indigenza e la lotta all’ingiustizia sociale sono tra i temi che ci stanno più a cuore, la maggior parte di noi ha collaborato con enti benefici basati sul volontariato e ciò ci ha resi intimamente sensibili riguardo a queste tematiche.

Qual è il vostro processo creativo quando scrivete nuova musica? C’è qualcosa di specifico che vi ispira?

La stragrande maggioranza dei testi nasce dalla capacità narrativa di Cerno (il nostro cantante). La musica arriva da varie fonti, spesso creata da noi, altre volte ispirata a melodie tradizionali o composte da altri gruppi. L’ispirazione arriva spesso dall’ascolto di culture e realtà musicali da tutto il mondo. La fortuna di essere un gruppo numeroso è che ognuno ha i propri gusti musicali e il contributo di ognuno può rendere un brano particolare.

Cosa vi aspettate dal vostro concerto a Poschiavo? C’è qualcosa che vi piacerebbe trasmettere al pubblico durante la vostra performance?

Amiamo suonare al di fuori del Ticino, non sappiamo mai cosa aspettarci. La risposta del pubblico nella propria patria è sempre gratificante, confrontarci con un pubblico “estraneo” rende tutto molto misterioso e accattivante. Bisogna altresì dire che le altre realtà italofone della Svizzera ci attraggono molto, l’esperienza all’Open Air Cavaglia è stata indimenticabile.

Tra i numerosi riconoscimenti che vi hanno assegnato, ce n’è qualcuno a cui tenete particolarmente?

Il riconoscimento al quale teniamo particolarmente è la risposta del pubblico, per cui possiamo affermare di avere la fortuna di riceverlo regolarmente; negli anni abbiamo ricevuto alcuni riconoscimenti dalla stampa a da parte di alcuni enti. Mi ricordo in particolare la vittoria al Kleiner Prix Walo (concorso svizzero per gruppi emergenti) quando eravamo agli esordi e, nel 2021, la partecipazione agli Swiss Press Awards con un nostro brano (Neri o bianchi che siano), scelto come Swiss Press Song 2021.

Avete nuovi progetti per il futuro?

I The Vad Vuc sono in perenne rivoluzione, al momento il nostro bisogno essenziale è ritornare a suonare dal vivo dopo il lungo periodo di assenza dai palchi. Per noi la musica è terapeutica, lo sfogo fisico ed emotivo che deriva dal suonare dal vivo è la cosa più vicina a una panacea che conosciamo. È ancora prematuro definire esplicitamente i progetti futuri…

Ora una domanda impertinente. Nella vostra lunga carriera, sapreste dire se c’è qualcosa che avete imparato dalla vita e dalla musica?

Ognuno di noi ha un vissuto personale che lo ha portato a contribuire alla crescita del gruppo in modo individuale e costruttivo. Sicuramente la fase creativa dei brani, la registrazione, le esibizioni dal vivo e soprattutto le trasferte tutti insieme in furgone ci hanno insegnato moltissimo sulla vita sociale… Il fatto di essere riusciti ad arrivare a suonare insieme dopo tutti questi anni senza prenderci per il bavero a volte è un mistero, visto che abbiamo tutti personalità forti e con una follia latente poco celata…

Marco Travaglia
Caporedattore e membro della Direzione