L’amicizia, un dono raro e prezioso

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Giovanni 15,15
Sermone del 20 agosto 2023

Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite da mio Padre (Giovanni 15,15)

Nella nostra epoca, caratterizzata dall’ampio uso dei canali sociali, il termine “amicizia” è spesso usato con disinvolta leggerezza. Chiunque utilizzi Facebook, sa con quale facilità sia possibile acquisire centinaia, se non migliaia, di “amici” che, in realtà, non sono che persone quasi sconosciute.

Parlando del sentimento dell’amicizia ed esprimendo considerazioni che risultano ancora molto attuali, lo scrittore e filosofo francese Michel de Montaigne, vissuto quasi cinquecento anni fa, sosteneva che “quella che noi solitamente chiamiamo amicizia non è spesso altro che abitudine e familiarità”. La vera amicizia, diceva, è un sentimento più profondo e più coinvolgente. E perciò molto più raro.

“Di qualunque cosa si parli”, con l’amico, “le nostre anime si uniscono fino a confondersi”. E se dovessi dire perché io amo l’amico, aggiungeva, non potrei fare altro che dire “perché è lui. E perché sono io”. Montaigne diceva queste cose a proposito del suo grande amico Etienne de la Boétie, morto di peste nel 1563, che il filosofo accompagnò fino all’ultimo, senza preoccuparsi del pericolo di ammalarsi a sua volta.

Ci sono tanti modi di diventare amici. Ci sono amicizie che risalgono agli anni dell’infanzia e che durano nel tempo; ci sono amicizie nate per caso e che con il passare degli anni sono maturate; ci sono amicizie nate su banchi di scuola o sul lavoro; amicizie sbocciate durante le vacanze; amicizie nate frequentando un’associazione, o allo stadio.

L’amicizia assume tante forme, ha tanti aspetti, varia con il passare del tempo e dell’età. Nella sua espressione più alta è sempre caratterizzata dalla gioia per l’esistenza dell’altro.

L’amico non desidera altro che la gioia dell’amico, l’amicizia vera non tollera egoismo. È una delle più importanti ed essenziali realtà umane. È una pausa nella lotta della vita, un tempo di riposo, di gratuità. Non c’è nulla di peggio che soffrire senza amici.

L’amicizia è sorprendente perché può nascere tra esseri che a prima vista non hanno nulla in comune. Può superare le barriere dell’età o del sesso, delle culture e anche delle religioni. A condizione di fare i conti con l’estraneità dell’altro, senza negare né nascondere le diversità, e senza rinnegare se stessi. E a condizione di prendersi tempo e pazienza. Citando ancora Montaigne: “Ci vogliono tanti incontri per costruire un’amicizia”.

L’amicizia supera anche i pesanti limiti dell’appartenenza etnica, o razziale, come ribadì il pastore evangelico e martire antinazista Dietrich Bonhoeffer. “Non dal greve suolo dove sangue, stirpe e giuramento sono potenti e santi”, scrisse in una lettera uscita dalla sua cella nel carcere militare di Berlino, nell’agosto del 1944, “ma dal libero piacere e dalla libera esigenza dello spirito che non ha bisogno del giuramento né della legge, l’amico viene donato all’amico”. E concluse quella lettera affermando che “lontano o vicino, nella felicità o nell’infelicità, l’uno riconosce nell’altro colui che fedelmente aiuta alla libertà e ad essere uomo”.

Quali sono i frutti dell’amicizia? La gioia di una presenza, la scoperta di un’intesa, di un’armonia. L’amico sa tenere per sé ciò che non si deve divulgare e sa dire al momento opportuno ciò che va detto. Ricorda i benefici e lascia sempre spazio al perdono.

Quando l’amicizia assume queste caratteristiche, essa parla di Dio. “Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore; ma vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite da mio Padre” (Giovanni 15,15). Sono parole dette da Gesù di Nazareth, poco prima di essere tradito. Parole che ci fanno capire che l’amicizia, quella vera, è semplicemente un dono gratuito.

Pastore Paolo Tognina