Ghiacciai, è finita

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Foto Bruno Raselli

Il ghiacciaio del Cambrena ha gli anni contati. Come i miei. La sua agonia mi mette però più tristezza, e anche un senso di angoscia. Lo contemplo da lì sotto, nella conca erbosa situata ai piedi della morena, dove pascolano serene le mucche nutrici del coetaneo Luigi. “Stà pö atent” mi aveva avvertito, non fare come quegli sciocchi mountain-biker che le sfidano da vicino, nonostante gli avvertimenti, per una foto accattivante.

Sono in agonia anche tutti i ghiacciai fratelli circostanti. Più tardi contemplo dal magico pianoro di Sassal Mason quello che resta del versante orientale del ghiacciaio del Palü. Una massiccia nevaia in costante ritirata, in parte oscurata da un velo di sabbia. È il 22 di agosto, a 2’300 metri il termometro segna 28 gradi di caldo. E lassù non c’è più neppure il navigato Pino Pianta pronto a servirti una limonata rinfrescante; “tempi passati” era solito recitare Fausto di Viano. Lungo la riva del Lago Bianco un viandante in cerca di ristoro si riempie il berretto con l’acqua gelida di un ruscello in piena. È acqua benedetta.

I nostri ghiacciai sono ai minimi storici, da memoria d’uomo. Una cruda realtà lì da vedere, non sono gli esperti in glaciologia a rivelarlo. Poi qualcuno ci dice che la natura si regola da sola, fenomeni che si ripetono in epoche diverse. Intanto osservo assorto le cascate vigorose che portano via acqua pulita dai nostri ghiacciai, acqua che genera vita, energia, che disseta, e che in un futuro forse non tanto lontano potrebbe mancare.

Sul fondovalle la carovana di Ferragosto, di mezzi d’ogni genere, si muove senza sosta fra semafori e cantieri. Ogni anno più invadente, ogni anno più rumorosa, ogni anno più inquinante. Come gli aerei che solcano i nostri cieli giorno e notte – la notte li puoi vedere -, con conseguenze di gran lunga più gravi. Me ne servo pure io…

Pensieri che sorgono in relazione alle discussioni in atto sulla neutralità climatica. Un tema che non è una questione di ideologie o di partiti, ma è una questione di responsabilità. Ognuno faccia le proprie riflessioni.


Bruno Raselli, agosto 2023

Bruno Raselli
Membro della Direzione e presidente del comitato de Il Bernina

4 COMMENTI

  1. Grazie Bruno per i tuoi pensieri, che condivido.

    é un fatto però che fino a oggi questo consenso sull’esistenza del problema non c’é.

    «Das Klimamärchen, für welches wir unseren Wohlstand aufgeben sollen, glaubt bald keiner mehr.» citazione 6. Agosto 2023: Junge SVP Schweiz

    30 anni fa ci furono in Svizzera le prime mozioni* che parlavano di responsabilità, queste sono state fino a oggi continuamente bloccate o rese praticamente inefficaci.

    Oltre ai ghiacciai che spariscono, oggi vivono 60 Milioni di persone in regioni praticamente invivibili causa il surriscaldamento globale, in 50 anni ne sono previste 2 Miliardi.

    Al momento il cavallo di battaglia del partito citato sopra é limitare l’immigrazione.
    Che visioni ci sono per le famiglie che devono lasciare queste zone invivibili ora e in futuro?

    si lascia il compito alle prossime generazioni «dopo di noi, il diluvio» e come dice la citazione sopra al momento ci si occupa di mantenere il nostro benessere economico?

    Il nostro «benessere» economico é molto legato al consumo sregolato di lunga superiore alla media mondiale (ca. 12 t CO2-a persona all’anno (inclusi beni importati) / media al mondo ca. 6 t / un output neutrale sarebbe 2.4 t *) e questa mancanza di responsabilità é legata a problemi di qui uno é il cambiamento climatico (non parlo di quello naturale).

    *https://www.parlament.ch/afs/data/d/gesch/1990/d_gesch_19901130_002.htm
    *https://www.bafu.admin.ch/bafu/de/home/themen/klima/inkuerze.html#-1439031040

  2. E’ proprio vero, è angosciante ritrovare le nostre terre spoglie; angosciante anche se le abbiamo viste cambiare anno dopo anno, con gradualità. Eppure, accanto allo straniamento generato, c’è anche la serenità dei ricordi, di vie in ghiaccio percorse trenta anni fa, oggi sparite. Sparite per sempre? Probabilmente sì, se il calendario è quello umano; forse solo temporaneamente, se il calendario è quello geologico. Salutiamo i nostri monti a ogni salita e discesa con un ciao, senza pensare che potrebbe anche essere un “ciao per sempre”. Comunque sia, ciò che ci lasciano dentro è davvero per sempre!

  3. Car Bruno,
    ta lasi na mia puesia, gia püblicada an dal Bernina 7 an fà:

    L’Eden

    Quela buciuna blö iscì visina e stralüsenta
    la scigula e slita via a gran velocità:
    inturn al sul e ’n tra li steli.
    ____Tacada, an temp luntan, da fii ca vedum miga,
    fort e trasparent, la tira drö muntagni,
    planüri, al mar e anca ’l desert.
    Plü che viva: la cumbat, la sa ribela, la starnüda, la ciapa febra.
    ____L’è ’l gran disegn ca ’l sa ripet in tüt al ciel
    e ’n quel plü piscinin, cu’i om sü’n da la tera:
    tüt quel ca pulza, nass, cress e pö ca mor.
    ____La forza ca la möf tütt, le n’intresciada
    da amur, atraziun, bösögn, e ’l mai ga n’avè abott,
    e, da padrun dal mond ca pensum d’es,
    anvelenum, sporcum e ferisum
    la generusa e cara nosa cà.
    ____Guai a fa nogott par quii ca ma vegn drö,
    anca sa lur i cuntinuaran a usà, plancc e ma maledì,
    l’Eden, par la segonda volta, al risc’cia da finì!