Si celebra oggi la Giornata Mondiale della Salute Mentale
Secondo uno studio di Pro Mente Sana, quasi il 90% delle svizzere e degli svizzeri conosce, nella propria cerchia di amici, famigliari o sul posto di lavoro, qualcuno che soffre di un disagio di natura psichica. Ma quanti di noi sanno come comportarsi quando si manifesta il disagio? E prima ancora, che cosa intendiamo esattamente quando parliamo, oggi, di disagio psichico?
Sensibilizzazione a Poschiavo
Recentemente, presso il Centro Sanitario Valposchiavo, si è tenuta una serata all’insegna del dialogo e della prevenzione, promossa tra altri anche da Movimento, che da alcuni anni insiste sulla necessità di affrontare apertamente situazioni complesse legate alla sofferenza altrui e spesso anche propria. Durante la serata sono intervenute Laura Regli, volontaria dell’associazione VASK, che riunisce i famigliari di persone con disagio psichico, e Giovanna Ostinelli, formatrice del corso di pronto intervento psichico ENSA. Le abbiamo raggiunte in occasione della Giornata della Salute Mentale, riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si prefigge di promuovere la consapevolezza e la difesa della salute mentale contro lo stigma sociale.
Un nuovo approccio
La sensibilizzazione intorno al tema del disagio psichico è importante, sostiene Laura Regli, «perché molte persone ne sono colpite e la malattia mentale è in aumento da anni. Tuttavia, la conoscenza della salute mentale e della gestione delle crisi mentali è molto frammentaria, a differenza di quanto avviene, ad esempio, per le emergenze fisiche, dove tutti sanno cosa fare.
E perché parlarne è un passo molto importante per aiutare le persone colpite e le loro famiglie».
«Nonostante ci sia ancora molta reticenza a parlare di disagio psichico e tanta voglia di nascondere il proprio malessere o di minimizzarlo – sostiene dal canto suo Giovanna Ostinelli – è accertato che riconoscere tempestivamente i primi segnali di disagio può fare la differenza. Prima si riesce ad offrire aiuto e meno la situazione rischia di aggravarsi».
Tra resistenze e aperture
Fino a qualche anno fa chi soffriva di disagi psichici veniva allontanato, affidato a istituti e spesso stigmatizzato, ma oggi l’approccio sta cambiando. Laura Regli è tuttavia cauta: «Ancora oggi le persone affette da malattie mentali devono fare i conti con la stigmatizzazione e, a seconda della situazione, vengono ricoverate in una clinica. La Svizzera ha uno dei più alti tassi pro capite di ricoveri coatti». Reagendo a questo stato di cose, «l’organizzazione dei familiari VASK si impegna per una psichiatria più umana che tenga maggiormente conto delle risorse individuali dei familiari e delle persone colpite». Il quadro tratteggiato da Regli presenta anche aspetti positivi: «Quando si tratta di disturbi mentali più lievi o di malattie generalmente associate al rendimento, come il burnout, si può dire che l’accettazione sociale sta aumentando e c’è una certa apertura a parlarne. Rispetto al passato, il trattamento delle malattie mentali è cambiato. Se le persone colpite e i familiari si informano e si fanno portavoce delle loro preoccupazioni, si possono scegliere diverse opzioni terapeutiche». Cresce dunque la consapevolezza che quello della salute psichica è un argomento che riguarda l’intera comunità e al quale è necessario dedicare maggiore e diversa attenzione.
Desiderio di aiutare
Parenti, colleghi e amici di persone colpite da disagio psichico «riferiscono di voler essere di supporto ma di non sapere quale sia il modo migliore per approcciare il discorso – sottolinea Giovanna Ostinelli – perché spesso la paura di sbagliare o di compromettere ulteriormente una situazione già delicata, paralizza e trasmette un sentimento di inadeguatezza». Ed è proprio qui che si inseriscono corsi di formazione come quello proposto da ENSA, un programma che arriva dall’Australia. «Anche senza essere dei professionisti del settore, tutti possiamo essere d’aiuto per avvicinare, assistere e sostenere una persona che ha bisogno di aiuto – prosegue Ostinelli –. Non si tratta di presentare una soluzione preconfezionata ma di offrire una prima risposta. Per farlo è necessario avere delle nozioni di base sulla salute psichica e sulle più importanti patologie psichiche». Il corso ENSA si prefigge di fornire strumenti concreti di primo soccorso da poter applicare nel quotidiano, oppure in caso di necessità.
«Si tratta di capire come io, in quanto familiare, possa sostenere la persona colpita e anche prendermi cura di me stesso – ribadisce anche Laura Regli, volontaria dell’associazione che riunisce i famigliari di persone con disagio psichico –. Si parla di autocura, di come affrontare i sintomi specifici delle malattie mentali, ma anche di come rivolgersi a varie agenzie e servizi specializzati». A questo scopo, VASK «sta creando una struttura associativa moderna che comprende un nuovo nome, una nuova homepage e diverse offerte formative» e si impegna affinché «le offerte si sviluppino in una direzione che aiuti le persone colpite a diventare o rimanere sane a lungo termine».