Dio al centro

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Salmo 46
Sermone del 5 novembre 2023

«Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto sempre pronto nelle difficoltà.

Perciò non temiamo se la terra è sconvolta, se i monti si smuovono in mezzo al mare,

se le sue acque rumoreggiano, schiumano e si gonfiano, facendo tremare i monti […]

Le nazioni rumoreggiano, i regni vacillano; egli fa udire la sua voce, la terra si scioglie.

Il Signore degli eserciti è con noi, il Dio di Giacobbe è il nostro rifugio.

Venite, guardate le opere del Signore, egli fa sulla terra cose stupende.

Fa cessare le guerre fino all’estremità della terra; rompe gli archi, spezza le lance, brucia i carri da guerra. «Fermatevi», dice, «e riconoscete che io sono Dio». (Salmo 46)

Il messaggio essenziale del Salmo 46 si può riassumere in tre punti. Il primo, che Dio è per noi un rifugio; il secondo, che Dio è con noi; il terzo, che Dio fa cessare le guerre.

Dio è il nostro rifugio. Lo scorso anno, all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, abbiamo visto gente disperata cercare rifugio nei tunnel della metropolitana, e lì stare accampata per giorni e settimane. E anche oggi, da Kiev, arrivano notizie – inviate dai nostri amici Pasha e Angelina – che raccontano degli allarmi aerei e di come all’urlo delle sirene tutti corrano a cercare riparo nei rifugi.

Beato chi, di questi tempi, ha un rifugio, perché la vita è piena di pericoli.

«Dio è per noi un rifugio e una forza, un aiuto, sempre pronto nei pericoli», ripete il Salmo. È un’immagine molto chiara, ripresa anche nel celebre inno del Riformatore Lutero, «Forte Rocca è il nostro Dio». Dio è una fortezza, una sicurezza, un luogo in cui siamo al sicuro.

Perché siamo al sicuro dai pericoli? Perché Dio ci è vicino, ci accompagna, ci accoglie, ci vuole bene più di chiunque altro. Dio non se ne va mai, non ci abbandona: noi possiamo abbandonare lui, ma lui non abbandona noi. «L’amore mio non s’allontanerà da te», dice Dio (Isaia 54,10). E il Salmo 121,5 afferma: «L’Eterno ti protegge, è la tua ombra, sta alla tua destra». Ecco perché, in mezzo agli sconvolgimenti della natura (i mari che muggiscono e schiumano, i monti che tremano), in mezzo agli sconvolgimenti della storia (i regni vacillano, le nazioni rumoreggiano), e in mezzo ai rovesci della vita (malattie, sconfitte, lutti), siamo al sicuro con Dio, più al sicuro che in qualunque fortezza, fosse pure un rifugio antiatomico.

Dio è con noi. È una piccola frase, di sole quattro parole, che racchiude un messaggio straordinario. Purtroppo questa frase così bella è stata anche scritta sulle cinture dei soldati tedeschi che hanno invaso il Belgio e la Francia, nella prima guerra mondiale. «Dio con noi» è stato trasformato in una bestemmia, in uno slogan che incita alla guerra. E anche la chiesa ha abusato del «Dio con noi», per giustificare tante crociate, antiche e moderne. E quella frase ha alimentato e alimenta i peggiori fanatismi in molte religioni.

Eppure, malgrado questi abusi, non possiamo, come cristiani, non ripetere con il Salmo 46: «Dio è con noi», perché questo è il nome di Gesù, come dice l’evangelista: «Ecco, la vergine sarà incinta e partorirà un figlio, al quale sarà posto nome Emanuele, che, interpretato, vuol dire “Dio con noi» (Matteo 1,23). Con noi, non contro di noi, e non senza di noi.

Ma in che modo Dio è con noi? Nel Salmo è «con Giacobbe», cioè con il popolo d’Israele, perché abita a Gerusalemme, nel tempio costruito da Salomone (il quale tuttavia si chiedeva, parlando a Dio: «È proprio vero che Dio abiti sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non ti possono contenere, quanto meno questa casa che io ti ho costruito!» (I Re 8,27). Ora noi sappiamo che Dio abita sulla terra, sì, ma non più a Gerusalemme, e neppure a Betlemme, e neppure a Nazareth: non abita in un luogo, ma in un uomo, in Gesù. È lì che Dio abita in mezzo all’umanità. Ma non solo, perché come ha detto Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola; e il Padre mio l’amerà, e noi verremo a lui, e faremo dimora presso di lui» (Giovanni 14,23). E l’apostolo Paolo, rivolto ai cristiani di Corinto, aggiunge: «Non sapete voi che siete il tempio di Dio, e che lo Spirito di Dio abita in voi?» (1 Corinzi 3,16). Ecco, oggi la dimora di Dio sulla terra è la comunità cristiana, siamo noi. Facciamo fatica a crederci, non ci sentiamo all’altezza: eppure, o siamo questo, oppure non si sa bene che cosa ci stiamo a fare in questo mondo come cristiani.

Dio fa cessare le guerre, «rompe gli archi e spezza le lance, brucia i carri da guerra nel fuoco». Il Salmo parla al presente e afferma che questa è un’opera che Dio sta compiendo nel nostro tempo. Ma dove la sta compiendo, dato che vediamo tutto il contrario, e le guerre non solo non cessano, ma si moltiplicano?

La risposta è che la sta compiendo, con grande fatica, nel cuore dei cristiani, che sono i primi a non credere che Dio stia effettivamente distruggendo le armi nei loro cuori, prima ancora che nelle mani dell’umanità. Dio infatti comincia sempre dai cuori: se i cuori non cambiano, nessun vero cambiamento sarà possibile. A Dio non è ancora riuscito di cambiare il cuore dei cristiani – e di tutti coloro i quali credono in lui, o dicono di credere in lui – su questo punto. Dov’è infatti la chiesa che ha creduto in un Dio che rompe gli archi e spezza le lance, che brucia i carri da guerra e non benedice le armi, ma le distrugge?

Le chiese, su questo punto, sembrano essere discepole di Caino, e non di Dio. Le chiese sembrano non conoscerlo, quel Dio che vuole la pace, che la vuole costruire, che chiama l’umanità a convertirsi alla pace. Ma Dio non si arrende, e continua a lavorare nel cuore dei cristiani, e chiede: «Tu cristiano del 21. secolo, tu cristiana del terzo millennio, hai accolto nel tuo cuore il Dio che spezza le lance e brucia i carri da guerra, che ti mette sulla strada della nonviolenza e rende impossibile la guerra?». Siamo la comunità di Gesù, chiamata non a predicare e auspicare la pace, ma a farla: «Beati coloro che fanno la pace» dice Gesù (Matteo 5,9), e a dimostrare così di credere più nella pace che nella guerra.

Pastore Paolo Tognina