Santo Cielo. Il mese più nero dell’anno

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Ci risiamo, è novembre. Inizia il mese degli acquisti con lo sconto. Ormai non è più «nero» solo l’ultimo venerdì del mese, o l’ultima settimana di novembre: è diventato «nero» tutto il mese. Qualcuno sostiene che il colore richiami quello dell’inchiostro con cui un tempo si redigevano i conti: l’inchiostro nero, se erano in attivo, quello rosso, se erano in passivo (da cui i conti «in rosso», che tutti temiamo). Sia come sia, da qualche decennio novembre è sinonimo di acquisti. A prezzi stracciati (o almeno così vengono presentati alla clientela).

Occhio all’inganno

Che a volte le cose non siano del tutto trasparenti e la fregatura possa essere in agguato dietro l’angolo, lo deduco anche da un articolo di colore, apparso sulle pagine di un quotidiano molto diffuso, nel quale l’autore, ragionando sul «venerdì nero», mette in guardia il pubblico. Per evitare brutte sorprese, dice, occorre «tenere d’occhio le offerte e monitorare costantemente i siti web, in modo da poter confrontare il prezzo originale e il prezzo scontato, calcolando la correttezza della percentuale di sconto applicata». Come funzioni il sistema dei finti sconti, lo ha messo peraltro in luce il processo, celebrato nei mesi scorsi a Losanna, nei confronti di una grande catena di negozi in Svizzera, denunciata dall’Organizzazione per la protezione dei consumatori della Svizzera romanda per avere ripetutamente pubblicizzato falsi ribassi.

Consumo dunque sono

Detto ciò, non mi illudo, con queste righe, di riuscire a intaccare la propensione agli acquisti che abita in molte persone. Studi e ricerche hanno dimostrato che una parte non piccola della popolazione soffre di vere e proprie manie d’acquisto e sente un bisogno costante di comperare qualcosa. Tra i fattori scatenanti di tali manie ci sarebbero, tra l’altro, il lutto per la perdita di una persona, la depressione, diverse forme di paura e la noia. Un fattore importante sarebbe costituito inoltre dalla tendenza generale della nostra società a incrementare continuamente i consumi.

Meno nero più fair

Alla vigilia del periodo più nero del 2023, uno studio dell’associazione Solidar Suisse ricorda che «il Black Friday e le altre battaglie a colpi di sconti alimentano il consumo eccessivo e sono possibili solo perché i lavoratori di tutto il mondo vengono sfruttati con salari bassi». Nella sua campagna, che sta avendo una notevole eco nei media, Solidar Suisse chiede «ai rivenditori di elettronica svizzeri di assumersi la loro responsabilità sociale ed ecologica e di creare trasparenza sulle condizioni di produzione» di televisori, computer, telefonini e altri gadget elettronici. A essere prese di mira sono le condizioni di lavoro in diversi paesi asiatici, da dove provengono i prodotti elettronici che si trovano sul mercato svizzero. Slogan della campagna è «trasformare il venerdì nero in 365 giorni l’anno fair». La campagna sottolinea infine che «la crisi ambientale e climatica viene aggravata dai prodotti usa e getta, dai trasporti e dai resi».

Giorno del non acquisto

Nel 1992, negli Stati Uniti, è stata lanciata – in risposta al «Black Friday» – la “giornata del non acquisto”, il “Buy Nothing Day”. Si tratta di una giornata di disintossicazione per fermarsi a riflettere, per mettere in discussione il nostro ruolo come consumatrici e consumatori e per scoprire come sia possibile stare bene anche senza comprare nulla. Si tratta di un invito alla sobrietà e a ripensare alla solidarietà e alla gratuità quali componenti di un’economia sostenibile. La «giornata del non acquisto», celebrata a fine novembre, non è uno sciopero, e non è contro i commercianti: vuole essere solo un piccolo passo verso un’economia più leggera, un’economia di giustizia, nella consapevolezza che il possesso di una grande quantità di beni non dà la felicità.

Spazio alle novità

E a proposito di beni e di felicità, ho la netta impressione che non siano poche le persone che oggi si rendono conto di possedere troppa roba, di vivere oppresse da troppi oggetti che ingombrano il loro quotidiano. E la situazione si aggrava a causa della propensione a non gettare via nulla, “perché un giorno potrebbe servire”. Ma tutta questa roba, non finisce per avere un effetto, oltre che sullo spazio nel quale viviamo, anche sulla nostra interiorità? Alla mancanza di spazi nelle case e negli appartamenti, non corrisponde una mancanza di spazio nella nostra interiorità? Vivendo circondati da ciò che è superfluo, non finiamo col perdere la capacità di concentrarci anche interiormente su ciò che è essenziale? Non è giunto il momento di riscoprire un certo gusto del vuoto?

Lo so, il vuoto fa spesso paura. Alcuni ritengono che sia addirittura inutile. Ma senza il vuoto le novità non possono manifestarsi, senza il vuoto non possono nascere i cambiamenti. Quando facciamo posto per il vuoto, la nostra vita può riempirsi nuovamente di senso, il nostro spirito si rinfranca, la nostra mente si fa più libera. Abbiamo bisogno di liberare degli spazi fuori e dentro di noi, per ritrovare ed apprezzare ciò che è essenziale.

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