Cento Evangelico di Cultura: musica intrigante e temi interroganti per la parte pomeridiana del giubileo

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Dorotea Crameri

“I 100 anni del CEC. Festa per l’evento musica e convegno”, questo il titolo comparso su di un medium valtellinese, destando tra i convenuti ilarità, speranza e fiducia. Insomma, non esageriamo, sono per ora 50!
I numerosi convenuti si sono presentati dopopranzo con un lieve ritardo, per comprensibili motivi, nelle sala ipogea del sondriese Grand Hotel della Posta.

Il contributo artistico di Dorotea Crameri e Fabio Pola

Pronti i musicisti valposchiavini Dorotea Crameri e Fabio Pola (entrambi si sono aggiudicati un premio da parte della PGI). Programma accattivante con composizioni di Dorotea  (italiano, inglese e dialetto ben mescolati) e poi compositori italiani  (Guccini, Silvestri Einaudi) e grandi voci internazionali (Winehouse, Mayfield, Cohen). E il John Lennon di “Imagine”.

Meritati i caldi applausi.

Il tema unificante delle tre relazioni in programma era: “Chiesa e religione in una società individualizzata e globale”.

“Abuso/i”, in tutte le sue varianti di potere e di sesso, è stato il tema più inquietante e in fondo disperante affrontato dalla terza relatrice. E dunque: “Abusi: nessuna Chiesa è indenne da questa piaga”.

Federica Tourn, di fede valdese, di professione giornalista, non ha fatto sconti ad alcuna confessione cristiana.

«Macroscopica e ormai ben nota la grave situazione della Chiesa cattolica. Venuta fuori negli ultimi 20 anni negli Stati Uniti, 10 anni fa in Irlanda. In Germania nel 2018 ed in Francia nel 2021. Indagini indipendenti hanno scoperchiato situazioni assolutamente imbarazzanti e numeri impressionanti».

Germania: versante cattolico

La ricerca commissionata dalla locale Conferenza episcopale a tre Università (Giessen, Heidelberg e Mannheim) ha accertato che tra il 1946 e il 2014 oltre 3.600 minorenni hanno subìto molestie e violenze sessuali da parte di preti cattolici in Germania. Secondo il rapporto i preti abusatori sarebbero stati  1.670. Lo studio dice che almeno un caso su sei ha riguardato episodi di stupro e violenza sessuale. La maggior parte dei minori erano maschi, più della metà aveva meno di 13 anni quando subì le violenze. Gli autori della ricerca dicono che l’estensione dei casi di pedofilia potrebbe essere molto più grande, considerato che nel tempo numerosi documenti sono stati distrutti oppure manipolati per ridurre la gravità dei fatti raccolti.

Svizzera: versante cattolico

In Svizzera  tre organismi cattolici, tra cui la Conferenza dei vescovi svizzeri, hanno commissionato una ricerca all’Università di Zurigo. La prima parte, che dovrebbe essere completata nel 2026, ha segnalato più di mille abusi sessuali perpetrati da religiosi dal 1950. Sono stati contati 510 aggressori e 921 vittime, che nel 74% dei casi erano minorenni. Salvo rare eccezioni, i reati sono stati commessi da uomini ai danni di persone di sesso maschile (56% delle vittime). Nel prosieguo dell’inchiesta si cercherà di individuare “le peculiarità del Cattolicesimo che possono aver favorito gli abusi sessuali: tra questi, ad esempio, il celibato, la morale sessuale e il rapporto con l’omosessualità”.

Italia: versante cattolico

E in Italia? Così risponde Tourn: «La Chiesa procede nella volontà di fare trasparenza sugli abusi con rilevazioni interne, senza ricorrere però a commissioni esterne e indipendenti».

E questa è una prima rilevante differenza nel panorama europeo. Poi le modalità di inchiesta sono “particolari” come gli effetti delle “condanne”. Si  tende a non coinvolgere in fase processuale le autorità dello Stato, i denuncianti vengono risarciti pecuniariamente e i colpevoli vengono spostati ad altro incarico in altre diocesi.

E il mondo protestante?

«Noi protestanti per un po’ ci siamo sentiti diversi, ma un’indagine della Chiesa evangelica tedesca  rivela anche per noi numeri spaventosi. 

Noi pensavamo che questo succedesse nella Chiesa cattolica perché c’è una struttura gerarchica, con un clan di maschi che si proteggono tra di loro».

Germania: versante protestante

Vediamo i numeri e Tourn nella sua relazione ha dichiaratamente preferito citare cifre piuttosto che versetti. Almeno 1.259 persone hanno commesso abusi sessuali negli ultimi decenni,  2.225 le vittime individuate, ma i ricercatori temono che possano essere circa 10mila. Anche in Germania tuttavia sono stati evidenziati problemi nella raccolta dei dati: infatti non si è potuto analizzare i fascicoli personali di tutti i pastori e diaconi all’interno della Chiesa e soprattutto i fascicoli disciplinari.

Svizzera: versante protestante

E nella Svizzera, sempre di parte riformata?

«Anche noi abbiamo i nostri casi e certamente sono parecchi.

La Chiesa evangelica riformata si è voltata dall’altra parte per troppo tempo», ha dichiarato recentemente la presidente della CERiS, Rita Famos, alla trasmissione della radio svizzerotedesca SRF “Tagesgespräch”.

Ei Valdesi italiani?

Anche la nostra Chiesa valdese si trova di fronte ad un primo caso di molestia. Mi ha sorpreso la reazione. Le Chiese, tutte, vanno in autoprotezione: non è così, sicuramente non è così, è un po’ meno, è da verificare…

E così conclude Tourn: «Purtroppo le Chiese sono in una bolla, si concepiscono in un mondo a parte. Una scelta che nel mondo di oggi così profondamente interconnesso non è accettabile né funzionale. Affrontare il problema in maniera trasparente è la sola chiave per mantenere la credibilità e per dimostrare di saper stare nel mondo».

Peter Ciaccio: Lillusione dellonniscienza che il web offre rischia di appiattire il confronto.

L’ultima parte della relazione di Tourn  era stata precedentemente ben trattata in termini analoghi dal pastore metodista Peter Ciaccio, approfondendo il nesso tra “società sempre più individualizzata e globale”. Ci ha aiutato a comprendere il presente il sociologo Zygmunt Bauman: “Come conciliare una società così ‘individualizzata’ con la globalizzazione che tutto pervade, dal privato al pubblico? La ricerca frenetica dell’identità non è un residuo di un ‘epoca preglobale; al contrario, è l’effetto collaterale e il sottoprodotto della combinazione delle pressioni globalizzatrici e individualizzatrici. Le guerre di identificazione non si contrappongono né ostacolano la tendenza globalizzatrice: sono la prole legittima della globalizzazione e, lungi dal frenarla, ne lubrificano i meccanismi”.

Indiscutibilmente internet (e tutti i suoi adentellati e applicazioni) ha, tra l’altro, mutato profondamente le relazioni tra singoli e tra gruppi. Il “tutto” presente sul web rischia di appiattire le differenze e la necessità del confronto. Riconosciamo dunque il valore della comunità. Riconosciamo quanto siamo dipendenti dalle comunità, anche da quelle più piccole.

Credibilità

Sia Tourn che Ciaccio hanno parlato della necessità di credibilità delle Chiese. A questo proposito vediamo il caso dei Valdesi e dei Metodisti italiani da un punto di vista particolare. Gli Italiani possono destinare una percentuale (8×1000) dell’imposta sui redditi a favore delle confessioni religiose riconosciute o per attività sociali dello Stato.

Nell’ultimo dato disponibile (2021) 490.442 italiani hanno scelto Valdesi e Metodisti: ma questi sono in totale  35/36 mila e dunque il loro indice di credibilità è altissimo.  Epperò nel 2018 i donatori sono stati 570.007 : dunque la credibilità non è acquisita per sempre.

Don Gianluca Salini: la morte, una delle chiavi uniche” che le Chiese hanno da offrire.

La prima relazione quella di don Gianluca Salini, vice direttore del seminario vescovile di Como, ha cercato di riflettere sulle  «ragioni della fatica a trasmettere la comunicazione della fede e della cultura cristiana che caratterizza questa nostra epoca storica».

«Per affrontare la questione vorrei andare alla radice. Credo che fissare lo sguardo sulla realtà più profonda di noi stessi e sul nostro limite, connesso all’esperienza della morte, sia la via maestra per rivolgere anche lo sguardo credente al Creatore e ricordarne la profonda necessità per la nostra ricerca di senso.

L’approccio con la morte mette in crisi la pretesa di autosufficienza e costringe a riconoscere di trovarsi di fronte ad una condizione che – lasciata unicamente dentro l’ambito terreno – non può che causare il dramma di una assenza di risposta e lo scontro con un baratro.

La morte, in una parola, diventa l’invocazione dell’uomo ad un tu divino, che offra ad essa una risposta. Soltanto chi rifiuta la morte, quindi, può rifiutare Dio; appare pertanto chiaro che il rifiuto, l’oblio dell’esperienza della morte nella nostra società

contemporanea, che tenta a tutti i costi di anestetizzarne il dramma, sia legato a doppio filo con la chiusura a Dio».

«Carlo Maria Martini, già verso la fine della propria esistenza, riflettendo sulla figura di Paolo VI ed, in particolare, sul suo pensiero sulla morte, scrisse che “senza la morte non arriveremmo mai a fare un atto di piena fiducia in Dio”».

Il saluto finale di Emanuele Campagna, direttore del sondriese Centro Evangelico di Cultura

«Credo che  siamo riusciti ad essere leggeri quando abbiamo ascoltato la musica. Siamo poi riusciti a trattare argomenti di spessore esistenziale molto seri, che intimidiscono. Siamo alla

ricerca della perfezione stando nel mondo. Oggi,  dopo questo incontro e grazie ai nostri relatori, siamo più consapevoli, siamo nel presente con maggiore coscienza. Il Centro si è profilato e si profila come realtà di prossimità culturale necessaria».