Sui sentieri del contrabbando: un piccolo viaggio tra storia e paesi

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Domenica 21 aprile ha avuto luogo l’evento-escursione dal titolo “Una Bricolla di Storie”, organizzato da Valposchiavo Turismo e Piero Pola, nel contesto del Festival del Contrabbando Culturale “sConfini”, in collaborazione con il Comune di Tirano.

I partecipanti si sono avventurati lungo il sentiero, un tempo battuto dai contrabbandieri, che collega Baruffini a Roncaiola. Per arricchire l’esperienza con una comprensione più approfondita di questo fenomeno storico, Ercole Ricci, attuale presidente dell’Associazione Nazionale Finanzieri di Tirano (A.N.F.I.) ed ex luogotenente della Guardia di Finanza, ha accompagnato il gruppo, condividendo aneddoti e spiegazioni su episodi emblematici.

Ercole Ricci ha sottolineato la dimensione del contrabbando negli anni ’50 e ’60, riportando la definizione data da Sergio Raselli dell’RSI, cioè di una vera e propria industria per gli abitanti della Valtellina. Questo fenomeno, infatti, è stato caratterizzato dalla creatività e dall’ingegno delle persone che, in condizioni di estrema povertà, hanno trovato modi per soddisfare le loro necessità primarie e materiali, trasformando la vicinanza al confine in opportunità di profitto. Il contrabbando coinvolgeva migliaia di persone ogni giorno, si contano 3615 uomini e 835 donne dalla sola zona di confine valtellinese. Le stime di quantità di caffè che varcavano il confine variano dalle 15 alle 30 tonnellate giornaliere mentre si aggirano alle 10 tonnellate per le sigarette.

Il contrabbando avveniva attraverso gli “spalloni”, persone che trasportavano pesanti “bricolle” cariche di caffè o sigarette sulle spalle, ognuna delle quali pesava 37 kg. Quando fermati dai finanzieri, i contrabbandieri potevano trovare varie strategie per eludere il sequestro della merce: se i contrabbandieri era un gruppetto e avevano quindi con sé diverse bricolle, i finanzieri, che erano sempre in minoranza, non avrebbero potuto trasportare personalmente la merce da sequestrare. Facendosi aiutare dai contrabbandieri, questi ultimi venivano ricompensati con la concessione di tenere per sé una bricolla o due. Altra strategia invece era quella dello sgarbasacc. Ovvero, una volta colta la presenza di finanzieri nei paraggi, lo spallone tagliava il suo sacco di caffè in modo da spargerne il più possibile lungo il tragitto e lasciarne così il meno possibile allo Stato che lo avrebbe confiscato. In alternativa si gettava la bricolla da un dirupo per renderla irrecuperabile. 

Sul territorio di confine valtellinese erano presenti fino agli anni ’80 ben 47 unità operative, ovvero caserme, sparse anche sui sentieri montani, oggi ce ne sono solo 6 di attive. Lo schieramento di finanzieri per contrastare il fenomeno era ingente, ma gli spalloni erano tre volte tanto. Tra finanzieri e spalloni il rapporto godeva di una certa indulgenza: nella maggior parte dei casi gli stessi finanzieri erano ragazzi del meridione arruolatisi per avere uno stipendio stabile, provenienti da situazioni di povertà e messi in servizio in circostanze rischiose. Per questo, benché vi fosse la facoltà dell’uso d’armi di notte, e il contrabbando era prettamente notturno, non vi furono sparatorie con morti se non per incidente, come nel caso di Antonio Farci, finanziere ventunenne che venne ucciso con sette colpi di pistola dopo che un contrabbandiere, ammanettato con le braccia libere e non dietro la schiena riuscì a sfilargli la pistola dalla fondina.

L’escursione, che ha permesso di godere della bella vista sui vigneti e sulla vallata, si è conclusa nella piazzetta di Roncaiola con un pranzo al sacco offerto e l’esibizione di Manoucherie, che ha allietato i partecipanti con brani jazz evocativi, riportandoli indietro nel tempo ai giorni del contrabbando, anche attraverso la musica.

Le storie e gli aneddoti raccontati durante questo evento saranno oggetto di un prossimo articolo sulla storia del contrabbando.