Il cantautore camuno Alessandro Ducoli, in passato giunto anche in Valposchiavo, scrisse un libro intitolato “La vita non è acqua”. Ecco, se dovessi prendere a prestito una frase per descrivere l’attività di Pietro Misani sarebbe proprio questa. Non a caso, Ducoli è un grande appassionato e conoscitore del whisky, proprio il distillato ultimo nato di casa Misani.
Vado a trovarlo proprio mentre sta eseguendo l’ammostatura.
“Il processo non è poi molto diverso da quello che fa la Birreria Pacific. Si parte dall’ammostatura, che trasforma l’amido in zucchero. Attraverso un progressivo riscaldamento, si ottiene così lo zucchero che permetterà l’innesco del processo di fermentazione. A conclusione, si estrae il mosto a 30 gradi di temperatura. Nei barili inizia poi una fermentazione che dura circa 10/15 giorni, a seconda della temperatura. In seguito si distilla.”
Da 130 litri di mosto nel processo di distillazione si arriva a circa 13/14 litri di whisky.
Il distillato ottenuto da Misani inizialmente è di circa 51 gradi, anche se poi, dopo tre anni, il suo tenore alcolico è sceso a 44.7. “Una perdita di due gradi l’anno in barrique è fisiologica. Così come una piccola perdita di quantità”.
Scopriamo che tre anni sono il minimo per poter chiamare il distillato Whisky: tre anni passati nel crotto di Misani.
Quello da lui prodotto è frutto di un invecchiamento in quattro diversi barrique, utilizzate precedentemente per altri prodotti. Sono proprio i sentori sprigionati dal legno e dal precedente alcolico a modificare anche il whisky finale. Il “Saiento” (questo il suo nome), oggi disponibile in vendita, si distingue nelle varietà di “porto”, “sherry”, “rhum” e “bourbon”.
Misani ha imparato da autodidatta, seguendo libri e tutorial, a distillare il whisky, forte però di un rigore e di una consuetudine con i distillati di altro tipo che dura da tutta la vita, perché la distillazione non è per i dilettanti. “Ma mi piacerebbe – precisa – visitare anche le distillerie di Scozia e Irlanda”.
Le quantità per il momento è di 450/500 litri l’anno, ma la produzione si evolverà anche a seconda della domanda.
“È anche possibile, come ha già fatto un gruppo di amici, farsi distillare il proprio whiskey e lasciarlo in un barilotto nella propria cantina o anche nel mio crotto”.
Il whisky, oltre che in una degustazione – lancio a Poschiavo, è stato assaggiato anche da Claudio Riva del Whisky club Italia, che lo ha ritenuto sorprendentemente fine e delicato per essere un prodotto di soli tre anni.
Più modestamente, anche io ho proceduto a un assaggio che mi ha stupito: i sentori delle diverse tipologie non rimandano direttamente ai prodotti originari: un esempio? Non necessariamente un whisky invecchiato nel barile dello sherry o nel porto è dolce!
Un’altra avventura per Misani e un prodotto che arricchisce ulteriormente la gamma dei “Fait sü in Valposchiavo”.