Gli Altri – la crisi ambientale a passo di danza

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Durante il fine settimana scorso, Poschiavo ha ospitato nelle palestre comunali la Anton Lachky Company con «Gli Altri», uno spettacolo di danza che esplora la crisi ambientale attraverso il movimento espressivo. Già pluripremiata e rappresentata in un’ampia tournée in tutta Europa, la produzione è andata in scena per la prima volta in lingua italiana proprio a Poschiavo, nell’ambito del Festival della danza Steps, fatto arrivare a Poschiavo dall’associazione culturale riverbero, che si occupa dell’organizzazione e del coordinamento in loco.

Anton Lachky, coreografo e danzatore di fama internazionale, con «Gli Altri» utilizza il palcoscenico come tela per esplorare l’urgenza della crisi climatica. Gli interpreti, Evelyne de Weert, Dunya Narli, Nino Patuano e Lewis Cooke, si muovono in uno spazio bianco, liscio e immacolato, situato in un mondo artificiale, completamente isolato e privo di altri esseri viventi, circondato da mura traslucide ma impenetrabili. I quattro protagonisti esistono dunque all’interno di uno spazio che sembra puro e ameno sino al punto in cui diventa opprimente, quasi al punto da soffocare i suoi abitanti. Al di fuori il nulla. Per distrarsi, o meglio, per sopravvivere e non sopperire al nulla e al vuoto, i quattro danzano in un flusso continuo, inventando ogni giorno nuovi movimenti e volteggiando eternamente con precisione, fervore e passione.

Mentre i personaggi s’intrattengono in questo modo, la narrazione di una voce fuori campo ne accompagna i movimenti, raccontando la storia interna del mondo asettico e plastificato in cui vivono, accennando alla speranza di una possibile rinascita. Si accende così, nello svilupparsi del racconto e attraverso i movimenti dei ballerini, un fievole desiderio di rottura con il confinamento. Trasportati dalla danza che li unisce, la quale, con forza e precisione formidabili, oscilla tra l’eleganza del balletto classico e la potenza dell’hip-hop, la speranza di riconnettersi con un mondo esterno più ampio e vivo si rafforza sempre più.
Poi, attraverso una piccola apertura formatasi in una di quelle mura così amorfe e immateriali, la prospettiva di una nuova vita si concretizza. E la meraviglia appena scoperta travolge uno ad uno tutti i personaggi; aggira i sentieri della morale imposta da quel mondo chiuso e dà spazio alla ribellione. Così, con le parole della voce narrante, i protagonisti giungono alla realizzazione che “forse siamo più liberi di quanto pensiamo”.

Su un palco bianco immacolato, senza alcuna decorazione, i ballerini creano mondi misteriosi, rivolte contagiose, poesia ardente e un radioso desiderio di essere vivi. Così che il discorso ambientalista e la cognizione ecologica prendono forma attraverso la danza. I personaggi, inizialmente rinchiusi in un mondo bianco e vuoto, attingono a poco a poco alle antiche radici dell’umanità, nel caos dei loro dubbi, in visioni di un mondo dalla natura ammaliante.

L’opera presenta una favola moderna che si concentra con urgenza sottile sulla crisi climatica, un problema centrale del nostro tempo, esplorando le sue profonde ripercussioni. Attraverso la sua espressione coreografica, il dibattito si trasforma in un’esperienza fisica attraverso il potente linguaggio della danza, creando un incanto che offre al pubblico – bambini e adulti – la libertà di comporre la propria narrazione, mentre il testo di Eléonore Valère-Lachky trasporta lo spettatore in un incantevole universo immaginario, invitando al contempo alla riflessione.

Offuscatesi le luci dopo l’epilogo, e a seguito di un lungo applauso, i ballerini hanno preso un attimo per dissetarsi, vista la straordinaria performance, e subito hanno fatto ritorno in sala per un confronto con il pubblico assieme a Selina Beghetto, drammaturga e co-responsabile del programma del Festival Steps. In questo frangente si ha la possibilità non solo di congratulare gli artisti, ma anche di imparare alcuni retroscena dell’opera. Per esempio, si scopre che nonostante le oltre 120 tappe de «Gli Altri» già svolte in giro per il mondo, quella di Poschiavo trattasi della prima esibizione dello spettacolo in versione italiana. Sebbene tutti i ballerini vivano lo spettacolo con grande intensità – raccontano Evelyne, Dunya, Nino e Lewis –, la rappresentazione in italiano sta particolarmente a cuore a uno dei ballerini, Nino Patuano. Nino racconta infatti che questa è la lingua di sua nonna e ammette, con un certo affetto, rispondendo a una domanda del pubblico, che un piccolo suo sogno è quello di portare «Gli Altri» anche in Italia, dove la compagnia non ha ancora avuto l’occasione di esibirsi. 

Se i piani di portare l’opera in Italia diventeranno realtà, realizzando il sogno di Nino, la Valposchiavo – grazie anche la Festival Steps – resterà felicemente nella memoria come ospite della prima esibizione in italiano di questo grande spettacolo. Certamente, indipendentemente da dove il viaggio de «Gli Altri» porterà la compagnia in futuro, l’eco di questa performance rimarrà impresso a lungo nei cuori di chi ha avuto il piacere di assistere.