Domenica sera, un pubblico trasversale di quattro generazioni ha riempito la piccola sala di Casa Besta per assistere allo spettacolo “Fiabe integrali e senza zucchero” di e con Chiara Balsarini e Alex De Simoni. Una proposta teatrale della Compagnia inaudita che con la regia di Egidia Bruno ha saputo mettere meravigliosamente in scena uno spaccato di quello che la narrazione orale di tutto il mondo, dai tempi più antichi, propone.
Una sorta di rito di iniziazione ha trasformato le persone in attesa sullo spiazzo davanti al portone di casa Besta, in pubblico a tutti gli effetti appena varcata la soglia: salendo le scale a gruppi scaglionati, una scenografia fatta di luci e ombre preparava i tuoi sensi all’ascolto, ti metteva all’erta, curioso di scoprire quello che il palco avrebbe regalato. E il regalo è stato grande.
C’era una volta… e subito ti accorgi che questa antica formula di inizio funziona sempre e ancora, ad ogni età. Il pubblico tutto, grandi, piccini, giovani e vecchi è stato subito catturato dalle storie raccontate da due “fiambulanti” su quel piccolo palco, che è stato bosco, è stato strada, casa, palazzo, castello, trasformandosi via via che le parole arrivavano a chi ascoltava.
Chiara Balsarini, voce narrante, cantastorie e istrionica interprete di personaggi diversi, ci ha fatto “vedere” ogni parola evocando oggetti e paesaggi senza bisogno di alcuna scenografia. Davvero brava, energica e poetica insieme, soprattutto sempre molto vera. Aveva un buon compagno sul palco: dal suo angolo, circondato da vari strumenti, Alex de Simoni non ha solo suonato e accompagnato, ha fatto molto di più. Il verbo suonare, in diverse lingue (penso al tedesco, al francese e all’inglese) è tradotto con la stessa parola del verbo giocare. Ecco, con i suoi strumenti Alex ha davvero giocato accompagnando le storie di Chiara. Non solo: le ha ricamate, le ha pitturate e le ha profumate.
La bellezza e la forza dello spettacolo è stata proprio trasformare storie che non sapevamo di sapere – e che abbiamo riconosciuto come la fisionomia famigliare di un lontano parente – in un mondo magico e coinvolgente di emozioni, di suoni, di immagini e di parole. E’ proprio vero che l’arte viene da un posto dove abitano i sogni ed è un regalo quando qualcuno, col suo lavoro, te lo ricorda.
Un bell’esercizio di ricupero di una tradizione orale, quella delle fiabe, che non si ferma a confini geografici, che non teme confini linguistici, che vede le contaminazioni come arricchimento e non come tradimento. Sono storie senza tempo, capaci di viaggiare nel futuro anche se sempre cominciano con un tempo al passato: c’era una volta…
Non smettiamo di raccontarle mai se vogliamo che continuino a viaggiare!
Grazie Chiara, grazie Alex e grazie a chi con voi in questo progetto ha lavorato.