In ricordo di Giovanni Lardelli

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Foto di Giovanni Ruatti, Almanacco del Grigioni Italiano

Il seguente discorso è stato letto da Adriano Menghini, vicepresidente della Fondazione Musei Valposchiavo, durante la Giornata delle porte aperte del Mulino Aino e del Centro di conservazione dei beni culturali, il primo giugno 2024.

“Non è importante quanto un uomo abbia raccolto nel corso della propria vita, bensì quanto egli abbia seminato.”
A nome del comitato di direzione della Fondazione Musei Valposchiavo, vi porgo un caloroso benvenuto a questa giornata delle porte aperte del Complesso artigianale Mulino Aino e del Centro di conservazione. Il comitato di direzione della fondazione ha voluto dedicare questa giornata a Giovanni Lardelli. 
Un saluto speciale va alla famiglia Lardelli: Marian, Marco e Claudio.

Ho voluto aprire questo mio intervento in memoria di Giovanni con una frase che bene riassume la sua persona. In effetti noi stiamo vedendo il frutto di quanto Giovanni ha seminato.
Senza il suo contributo e il suo impegno oggi non potremmo essere qui ad ammirare questa importante testimonianza di un passato ormai quasi dimenticato, un passato al quale Giovanni teneva particolarmente.
Permettetemi a questo punto di accennare brevemente alla storia del Mulino:
La nascita del Complesso artigianale dal Punt da la rasiga in Aino risale sicuramente al periodo in cui l’uomo in valle di Poschiavo cominciò a coltivare cereali, dunque molto prima del periodo storico al quale si riferiscono i primi documenti in nostro possesso.
I primi documenti ritrovati risalgono infatti all’inizio del 1800 e documentano il passaggio di proprietà del mulino e della segheria dall’allora podestà Giovanni Dorizzi al sig. Gioan Antonio Marchesi, antenato della famiglia Marchesi, l’ultima proprietaria dello stabile del mulino.

Il signor Marchesi, che da quanto si può dedurre dagli scritti in nostro possesso, era una persona molto intraprendente, riuscì a ristrutturare le vecchie infrastrutture del mulino, aggiungendovi per esempio il locale delle pile per brillare l’avena (oggi locale della mola 3) e a sviluppare le attività del Complesso aggiungendovi una fucina e un’officina da maniscalco. Questa rapida crescita fu sicuramente dovuta anche al fatto che la strada che da Poschiavo saliva verso Angeli Custodi per poi proseguire lungo la via delle Scale verso il passo del Bernina, passava proprio in prossimità del Mulino.

Lo stato delle attrezzature del Complesso, così come si possono osservare oggi, risale agli anni Trenta. In quel periodo l’attività di mugnaio era fiorente e la valle di Poschiavo era disseminata di mulini e segherie azionati dall’acqua, e di “puntunai”, vere e proprie arterie vitali per le attività della gente del tempo. Erano quelli gli anni in cui i poschiavini cominciavano a vedere la tecnica come uno strumento per sfruttare a proprio favore le forze della natura. La costruzione della centrale idroelettrica di Campocologno nel 1907 e quella di Robbia nel 1910, insieme alla messa in cantiere della ferrovia del Bernina, diedero sicuramente un impulso in questo senso a tutte le attività della valle. Fu in effetti in questo periodo che il sig. Federico Marchesi, ultimo mugnaio del Complesso, tornando dal Canada sostituì le ruote a pale con delle turbine.  

L’avvento dell’era industriale fu però allo stesso tempo anche la fine del Complesso artigianale dal Punt da la rasiga in Aino. Le ruote del mulino e la lama della segheria si arresero definitivamente all’avvento di macchine tecnologicamente più avanzate nel corso degli anni Settanta.  

Fu nel 1983 che dal lodevole interessamento del sig. Amandus Caviezel e di Giovanni Lardelli, nacque l’idea di recuperare una struttura ormai in decadimento, ma assolutamente degna di conservazione. Il sostegno della Pro Grigioni Italiano, uno studio sulla storia del Complesso realizzato da Gerardo Crameri e Arno Lanfranchi, e la caparbietà di Giovanni, primo presidente dell’Associazione Pro complesso artigianale preindustriale dal Punt da la Rasiga in Aino, e degli altri membri del comitato fecero il resto. 

Le profonde conoscenze che Giovanni possedeva nell’ambito del mondo agricolo e le sue visioni di quello che avrebbe dovuto essere il Complesso dopo il recupero, sono state il filo conduttore che ha guidato i diversi comitati dal 1983 fino al 2003, anno dell’inaugurazione, rispettivamente al 2022 quando l’associazione è stata integrata nella Fondazione Musei Valposchiavo.
A dimostrazione di quanto Giovanni fosse lungimirante, nel protocollo della prima seduta del nuovo comitato del 23 febbraio 1994, si legge:

“Giovanni Lardelli, dopo il restauro, auspica un’integrazione del complesso artigianale nella struttura organizzativa del Museo Vallerano per quanto riguarda la gestione …”

Oltre ad essere stato uno stimato presidente prima e membro di comitato poi, Giovanni con l’aiuto di sua moglie Marian ha contribuito in modo decisivo alla valorizzazione dei prodotti del mulino, sviluppando la rete di vendita delle farine.

Oggi vogliamo ricordare Giovanni con immensa gratitudine per quanto fatto per la nostra associazione dedicandogli una targhetta commemorativa. Ci auguriamo che gli ospiti e viandanti che visiteranno il Complesso, possano concedersi una pausa di riflessione, per meditare sulle nostre radici, ammirando le strutture del Mulino con un pensiero di gratitudine nei confronti di chi, con tanta sensibilità e dedizione, ha contribuito a salvare questo gioiello della Valposchiavo.  

Grazie Giovanni e grazie a tutti coloro che hanno contribuito e contribuiscono al mantenimento delle infrastrutture del complesso artigianale.