Giovedì 18 luglio si è tenuta, presso le palestre di Santa Maria a Poschiavo, la giornata sportiva 2024 dell’associazione Movimento, istituzione privata per persone adulte con disabilità e impegnata nella parità dei diritti in riferimento alla vita sociale.
Tre squadre, otto prove e un obiettivo comune: celebrare lo sport e l’integrazione sociale. Ma nessun club sportivo ha partecipato all’iniziativa: un’occasione persa
La giornata è iniziata con la consueta cerimonia di apertura dove le tre squadre suddivise per sede d’appartenenza, rispettivamente Samedan, Scuol e Poschiavo, hanno acceso la simbolica fiamma olimpica e dato così il via alla celebrazione e alle competizioni. Giovanni Jochum, podestà di Poschiavo, ha pronunciato il discorso inaugurale invitando a porre l’attenzione e a riflettere su alcuni aspetti importanti per sé stessi e per il vivere comune. Il movimento e l’attività fisica sono fondamentali per la salute del corpo e della mente, spiega il Podestà, ma in questa occasione sono in gioco anche altri princìpi: «il confrontarsi, il partecipare, il far parte, costituiscono la nostra persona e la nostra soggettività; a questo riguardo l’inclusione, il sentirsi accolti e accettati per quello che siamo è tantissimo. A volte bastano un saluto e un sorriso: valgono molto e non costano». Giovanni Jochum ha anche ricordato il lavoro per l’inclusività compiuto da Valposchiavo Turismo che, insieme a giornate sportive come questa, lasciano un segno concreto offrendo reali possibilità di integrazione.
Dopo i saluti del responsabile della sede di Poschiavo, Josy Battaglia, e della responsabile della sede di Scuol nonché amministratrice dell’Associazione, Karin Hänni, gli sportivi hanno iniziato a riscaldarsi per poi affrontare otto diverse prove, tutte cronometrate, e che hanno richiesto differenti tipi di precisione per la loro esecuzione: ci sono state alcune prove di lancio, con pesi e distanze variabili, così come prove più manuali in cui dover essere rapidi pur mantenendo calma e accuratezza.
Nel contesto di questa giornata sportiva, la pressione sui nostri atleti non è stata quella per la performance o quella dell’avere addosso gli occhi di tutti, puntati a osservare indiscretamente l’esecuzione dei loro esercizi. I nostri sportivi, infatti, sono dei veri sportivi: ansia da prestazione? No, non c’è. Quale soluzione trovare per sciogliere le varie preoccupazioni se non intuire e sentire profondamente qualcosa che coinvolgeva tutti, riconoscere la cooperazione come strategia vincente, comprendere le differenze individuali, farsi prossimo, incontrarsi? Presto, dopo una naturale distanza iniziale fra i gruppi delle tre sedi, è iniziato uno scambio solidale di aiuto e di attenzioni, dimostrando di riconoscere le necessità particolari di ciascuno, agendo. Senza esitazione, chi era in una condizione di maggiore forza, ha usato le proprie energie per aiutare chi ne aveva meno.
Al di là di questa iniziativa, che purtroppo non ha visto la partecipazione di nessun club sportivo, l’inclusività è ancora lontana: oltre al ‘Giro del lago’ e la ‘Engadiner Sommerlauf’, non si registrano eventi che ammettono la partecipazione di tutti. Eppure, a ben vedere, se di sport si tratta, questo sembra un po’ un paradosso. Di certo questa sfida non è facile: l’integrazione non va forzata e le diversità individuali vanno sempre rispettate. Chiunque può essere predisposto maggiormente per uno sport e meno per un altro, a seconda della sua struttura fisica e delle sue capacità motorie. Tutti abbiamo punti di forza e di debolezza e, in imbarazzo, risulteremmo terribilmente scoordinati a confronto con un oro olimpico di judo o di nuoto.
Includere significa propriamente chiudere dentro, così come escludere significa propriamente chiudere fuori. Resta da capire quale sia il dentro, quale sia il fuori, chi e perché poi voglia operare tale chiusura. Le prospettive sono relative e i modi di vedere la realtà, di viverla, di intenderla e sentirla sono pressoché infiniti; la normalità è mera statistica, elemento inadeguato e pericoloso su cui fondare basi, spesso vacillanti, per le nostre architetture sociali. Inclusione ed esclusione riguardano tutti, da sempre. C’è chi, da un lato o dall’altro, se ne accorge di più. In ogni caso, il movimento è vita, anche il dentro e il fuori sono relativi, dinamici, e chi sta fermo…