La giornata della Dieta dei 500 Anni del Libero Stato delle Tre Leghe fa vivere a San Vittore eventi unici

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Lo si può dire tranquillamente: quanto è successo a San Vittore, nella giornata del 1 di agosto 2024 è certamente eccezionale. Procedendo in ordine cronologico: la corte del Museo Moesano, addobbata a festa con fiori e bandiere e dotata di un accogliente buffet di prima colazione allestito in modo esemplare dal Gruppo Genitori di San Vittore, accoglieva già alle ore 09.30, insieme con cittadini giunti da ovunque, alte autorità dei Grigioni e del Ticino. Presenti infatti per il nostro Cantone, il Presidente del Gran Consiglio, Sepp Caluori, il Consigliere di Stato Martin Bühler, il Consigliere agli Stati, Stefan Engler, il Consigliere Nazionale, Martin Candinas, il Presidente del Tribunale amministrativo dei Grigioni, Thomas Audétat e per il Ticino il Consigliere di Stato, Norman Gobbi ed il Consigliere Nazionale, Giorgio Fonio. Presenti anche il Direttore dell’Ufficio dei Comuni, Thomas Kollegger e, ad accompagnare il Consigliere di Stato Bühler la prima donna uscere nella storia del Cantone dei Grigioni, Heidi Nold. Senza dimenticare i nostri deputati in Gran Consiglio, Manuel Atanes, Eleonora Righetti e Piera Furger con il sindaco di Roveredo, Gianpiero Raveglia e il Vicesindaco Decio Cavallini, con il Presidente del Consiglio parrocchiale di San Vittore, Alessandro Tini e con il Presidente del Patriziato di Roveredo, Aurelio Troger. Autorità tutte e persone che, con la loro presenza hanno onorato il Comune di San Vittore nel momento della posa della targa commemorativa in omaggio al Magistro, Giovanni Antonio Viscardi (1645-1713), nato e cresciuto proprio nell’edificio che ospita il Museo Moesano e artefice di opere che gli hanno valso fama internazionale e grande riconoscimento soprattutto in Germania. Siano queste Autorità, gli ospiti e le persone tutte intervenute, ufficialmente e sentitamente ringraziate dal Comune di San Vittore.

Le celebrazioni sonoproseguite, diventando solenni, nella Collegiata di San Vittore, che scintillante in tutte le sue luci e addobbi accoglieva le Autorità della Chiesa oltre a quelle civili e militari. La Santa Messa officiata dal Cardinale, vescovo di Como, Oscar Cantoni e concelebrata dal Vescovo di Coira, Joseph-Maria Bonnemain – che ci regalava un’omelia di grande significato – nonché dal Vicario generale di Milano, Monsignor Franco Maria Agnesi e dall’Abate di Disentis, Vigeli Monn, veniva condecorata dal Coro di Piuro che eseguiva magistralmente la Messa a quattro voci, opera di grande valore del Maestro Vittore Veneziani, direttore del Coro della Scala di Milano che, rifugiatosi a Roveredo nel 1943 per sfuggire alla persecuzione razziale, l’aveva in quel periodo composta. Seguita la Messa, dalla processione che si era snodata attraverso il paese di San Vittore e lungo la campagna scortata dalle Guardie del Papa, con cavalli e carrozza, fino alla Chiesa di Santa Croce dove avevano trovato deposizione le reliquie di San Nicolao. Sequenze queste di massima suggestione.

Nel capannone allestito nei pressi di Santa Croce si svolgevano poi i discorsi ufficiali ed il pranzo. Da segnalare i contenuti del discorso del Consigliere di Stato, Martin Bühler che si soffermava sulla recente tragedia di Sorte e sui danni del maltempo in generale e prometteva rinnovata attenzione da parte del Governo e quello del poeta e scrittore, Alberto Nessi che, tematizzando le atrocità delle guerre del passato e del presente, faceva suo l’auspicio di pace, congiungendosi con ciò al significato stesso della giornata che voleva essere un inno alla pace e alla libertà.

Una giornata, quella della Dieta e le seguenti, che hanno ampiamente sottolineato i valori e i significati propri degli eventi di 500 anni fa nel nostro Cantone e che hanno rispettato l’intenzione del Governo che voleva che fossero proprio i Comuni, nella loro qualità di cellule del Cantone, ad attivarsi nella ricostruzione della nostra storia affinché diventasse un evento di memoria collettiva.

Molte le persone che hanno lavorato per raggiungere questo obiettivo, persone tutte che ringrazio di cuore, dal personale del nostro Comune che si è attivato alle persone del Comune parrocchiale sempre disponibili ad aiutare, senza dimenticare il Gruppo Genitori di San Vittore per l’accurato ed elegante rinfresco. Un ringraziamento anche al Comitato organizzativo del 500esimo, segnatamente alla municipale di San Vittore, Tessa Rosa Castorina, al presidente del Consiglio parrocchiale Alessandro Tini che ha svolto un lavoro di preparazione enorme, al Presidente del Patriziato di Roveredo, Aurelio Troger, al Sindaco di Roveredo, Gianpiero Raveglia e al suo Vicesindaco, Decio Cavallini, la collaborazione con i quali ha rafforzato l’unione tra i due Comuni di Roveredo e San Vittore.

Nicoletta Noi-Togni, sindaca di San Vittore


Discorso della sindaca di San Vittore in occasione della celebrazione dei 500 Anni del Libero Stato delle Tre Leghe

Queste mie parole vogliono essere un saluto di benvenuto da parte del Comune di San Vittore, del Municipio e di tutta la sua popolazione di 928 anime, a tutte le persone che ci fanno l’onore di essere qui presenti oggi. Un saluto rispettoso a Sua Eminenza Cardinale Oscar Cantoni, vescovo di Como, a Sua Eccellenza Vescovo di Coira, Joseph-Maria Bonnemain, a Sua Eccellenza Monsignor Franco Maria Agnesi, vicario generale di Milano e al molto Reverendo Abate di Disentis, Vigeli Monn. Un cordiale benvenuto anche agli illustri rappresentanti del Cantone dei Grigioni, segnatamente al primo cittadino Sepp Caluori, Presidente del GC e al Consigliere di Stato responsabile deile Finanze e dei Comuni, Martin Bühler. Un saluto e un grande ringraziamento anche al poeta e scrittore ticinese, Alberto Nessi, che pronuncerà il discorso celebrativo di questa giornata.

Mi permetto di esprimere questo saluto anche a nome del Comune di Roveredo rappresentato qui dal suo sindaco Gianpiero Raveglia e dal vicesindaco Decio Cavallini, a nome della Parrocchia di San Vittore con il presidente Alessandro Tini e del Patriziato di Roveredo con il presidente Aurelio Troger. Le Istituzioni queste che hanno con noi, e cioè con la collega Tessa Rosa Castorina e con me, direi costruito, i festeggiamenti per i 500 anni del Libero Stato delle Tre Leghe durante quest’anno 2024. Un saluto che è rivolto anche a tutte le autorità civili con i nostri rappresentanti in Gran Consiglio, religiose con la nostra guida spirituale Nicola Mastrocola e militari, ai magistrati con il presidente del tribunale amministrativo dei Grigioni, Thomas Audétat e a tutti coloro investiti di responsabilità istituzionale. Non tralasciando, valicando i nostri confini nazionali, il presidente della provincia di Sondrio, Davide Menegola e il sindaco di Piuro, Omar Iacomella. Saluto anche i sindaci dei nostri Comuni e di tutto il Cantone presenti, con sguardo particolare al sindaco di Ilanz, Marcus Beer.

E proprio questa evocazione di Ilanz, in quanto capoluogo della Lega Grigia, della quale faceva parte la Mesolcina ci porta al motivo per il quale ci troviamo qui oggi: la rimembranza in forma festosa ma anche solenne e consapevole, di quel Patto contratto ad Ilanz nel 1524 tra i rappresenti delle Tre Leghe, il Vescovo di Coira, l’Abate di Disentis, il signore di Rhätzüns e gli inviati dei Comuni dei territori delle Tre Leghe. Mi sembra oltremodo significativo ed anche applicabile al mondo in cui viviamo oggi, ricordare il messaggio e il monito che ci viene tramandato attraverso la bruma di quei 5 secoli. Infatti il Patto sul quale sono stati chiamati a giurare i convenuti ad Ilanz in quel giorno di settembre del 1524 dice: “Dobbiamo essere buoni, fedeli e cari confederati, in perpetuo, fin’ che dureranno valli e monti”. Inizia, il Patto, con DOBBIAMO ESSERE, un imperativo che coinvolge la nostra volontà e richiama al nostro dovere nel senso kantiano del bene, e prosegue premettendo la bontà come prima qualità, seguita dalla fedeltà senza la quale non possiamo essere leali e onesti e continua con l’appellativo “cari Confederati”, esprimendo un significato non fraintendibile di carità, di amore e di unione. Che deve essere perpetua, dice il Patto, perciò durare lungo tutto l’arco dei secoli fin che ci saranno valli e monti. Parole semplici ma che esprimono l’essenziale di come dovrebbe essere e vorremmo fosse l’essere umano. Per vivere in pace con sé stesso e con gli altri.

Sono ben consapevole che questa visione del mondo e dell’uomo che lo abita è del tutto ideale e che i fatti sono pronti a smentire le parole del Patto. Non voglio però rinunciare a crederci. Anche perché quelle parole hanno portato ad un altro concetto irrinunciabile della nostra vita e cioè alla libertà. Da quelle parole è nato infatti il libero Stato delle Tre Leghe dove oggi ci è dato abitare. La libertà è una delle parole più importanti della nostra vita. L’essere umano dovrebbe però essere consapevole che la libertà non gli dà il diritto di essere il padrone del mondo – questo con riferimento non solo alle guerre ma anche alla scienza, al sovvertimento continuo di paradigmi condivisi – non gli dà il diritto di decidere della sua vita e di quella degli altri. Deve ricordarsi che non gli è stata concessa la libertà primaria sulla sua stessa vita e che non ce l’avrà mai. Quella di decidere dove, da chi, quando e come nascere. E deve ricordarsi che la libertà sulla terra può essere solo una liberà responsabile. E cioè consapevole del suo effetto sul mondo, su sé stesso e sugli altri.

Chiudo con una frase che vuol essere di speranza e di augurio: Immanuel Kant dice, che sono due le cose che riempiono l’animo di ammirazione e di riverenza “il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. Il cielo stellato sopra di noi è la bellezza del creato, l’infinto che ci collega al mistero, la trascendenza che ci consola. La legge morale dentro di noi è la nostra coscienza, che c’è, esiste, ci guida e ci giudica. Credo che la speranza possa venire da queste due cose: il cielo stellato sopra di noi e la legge morale dentro di noi. Che potranno forse avvicinarci all’ideale di 500 anni fa dell’essere buoni, fedeli e cari Confederati.
Ma oggi è anche il Natale della Patria. Che lo vogliamo o no, il rosso e il bianco della bandiera e le note del salmo svizzero, sanno sempre farci battere il cuore un po’ più forte. Vorrei che il nostro cuore battesse anche per chi una Patria non ce l’ha, per chi è solo od affamato, per chi ha perso recentemente affetti e averi anche nella nostra Valle e in Ticino, per chi è perseguitato e non crede più. Per chi non ha avuto, nella minaccia, un mediatore e un protettore come San Nicolao della Flüe. Da oggi una sua reliquia riposa nella chiesetta di Santa Croce e ne siamo grati. Possa questo simbolo portare pace e fiducia a noi e fuori di noi. Possa portare a una pace con giustizia. Buona festa e buon 1 d’agosto 2024.

Permettetemi di ringraziare, oltre tutte e tutti gli intervenuti oggi, coloro che hanno lavorato per questa giornata qui a San Vittore, in primo luogo Alessandro Tini, che con il suo illuminato ingegno ha fatto, oso dire, miracoli con quel gioiello che è diventata la chiesetta di Santa Croce e con ciò che la concerne incluso San Nicolao, ringrazio il suo Consiglio parrocchiale e i dipendenti del nostro Comune, segnatamente la vicesegretaria e gli usceri. Includo nei ringraziamenti per i preparativi nel nostro Comune il vicesindaco di Roveredo Decio Cavallini per l’allestimento del capannone e per l’organizzazione. Molto ringraziati vanno anche il Gruppo Costumi, la Scuola di Musica del Moesano con i Corni delle Alpi di Elio Felice e il Gruppo Genitori di San Vittore. Ringrazio anche La Guardia del Papa e le diverse Associazioni intervenute, Leponzia ecc. Ringrazio anche gli Sponsor di questo evento e il Cantone con l’organizzatore generale dei festeggiamenti per il 500esimo dell’unione delle Tre Leghe nei Grigioni, Daniel Camenisch.
Ancora Buona Festa, Danke, Allegra.


Posa della targa commemorativa per il Magistro Giovanni Antonio Viscardi

È con molto piacere che il Comune di San Vittore dedica oggi, nel giorno dei festeggiamenti per l’evento storico dell’unione delle Tre Leghe, la Lega Grigia alla quale apparteneva la Mesolcina, La Lega Caddea e la Lega delle 10 Giurisdizioni, questa targa commemorativa a Giovanni Antonio Viscardi, un personaggio entrato anch’esso nella storia non per un evento storico-politico come quello che celebriamo oggi, ma per le sue qualità di individuo che, dotato di grande talento lo rendevano celebre soprattutto in Baviera, dove a Monaco, alla sua morte, avvenuta il 9 settembre del 1713 gli viene dedicata una via: la Viscardigasse.

Nato, Giovanni Antonio Viscardi, proprio in questo Palazzo, il 27 dicembre del 1645, fattosi adulto seguiva le orme di diversi suoi antenati compreso il padre Bartolomeo e si recava in Germania. Lavorando prima con il padre e poi con Enrico Zuccalli, altro grande Magistro di Roveredo, che gli affidava compiti importanti. In seguito, manifestatosi un attrito tra i due Magistri, Viscardi, al quale si ascrivono capacità imprenditoriali – riusciva ad occupare fino a 150 persone – lavorava con successo in autonomia ricevendo incarichi prestigiosi soprattutto da parte di Istituzioni religiose. Molte le opere importanti portate da Viscardi a termine nel periodo di fine secolo 1700, di carattere religioso, in Baviera e dintorni, partendo dal Monastero di Fürstenfeld fino alla chiesa del Santuario Maria Hilf di Freystadt, considerata una delle sue opere più grandi, tralasciando in questa sede di nominare molti altri suoi oggetti di grande valore. Celebre anche il suo contributo artistico di matrice barocca, a Palazzi e Castelli, quali quello di Nymphenburg a partire dal 1702 ed al castello di Schleissheim. L’apice della sua attività artistica sembra comunque essere stata raggiunta da Viscardi con la costruzione della Chiesa della Trinità a Monaco nel 1711, 2 anni prima della sua morte nel 1713 avvenuta in quella stessa città, testimone di tanti suoi successi e nella quale ha trovato sepoltura.

La carriera di Giovanni Antonio Viscardi è caratterizzata anche da vicissitudini che ne fanno intravvedere l’indole resiliente. Infatti nel 1678 ricevette la carica di capomastro di corte che però, in seguito ai dissapori con Zuccalli perdeva per ricevere poi, nel 1685 quella più prestigiosa di architetto di corte mentre, due mesi prima della sua morte Viscardi fu nominato primo architetto della corte e della Baviera. Oltre alla Viscardigasse di Monaco il suo nome venne dato, nel 1974 al nuovo ginnasio di Fürstenfeldbruck. A riprova di quanto fosse ancora presente nella Baviera il ricordo del grande artista architetto mesolcinese. Questo malgrado il fatto che, con la morte di Viscardi, terminasse anche l’era dei Magistri mesolcinesi al nord.

Altra particolarità di Viscardi il fatto di aver sempre mantenuta la relazione con il suo paese di San Vittore. Nel quale ritornava con la famiglia, la moglie Maria Maddalena e gli otto figli, uno dei quali, Antonio, divenne poi governatore della Valtellina. Durante i suoi periodi di permanenza a San Vittore, tra gli anni 1692-96 restaurò il Palazzo Viscardi appunto, già costruito dal padre Bartolomeo.

Questa targa, intende ricordare la figura di Giovanni Antonio Viscardi, le sue opere e il suo illuminato ingegno. Non solo: desidera anche ricordare il fenomeno di questa emigrazione che vedeva partire giovani sanvittoresi e mesolcinesi verso lidi e destini sconosciuti. Il loro entusiasmo, la loro volontà di migliorare la vita loro e delle loro famiglie, i loro successi come nel caso di Giovanni Viscardi ma anche le loro fatiche, la sofferenza del distacco e della distanza ed anche i loro insuccessi.

A tutti loro rivolgiamo, in questo giorno di festa, un pensiero ed un ringraziamento nella speranza che possano essere un esempio di volontà e di resilienza anche per i giovani che vivono in questo nostro tempo, affinché sappiamo recepire le loro potenzialità e sviluppare quei talenti ch sono stati loro dati.

Nicoletta Noi-Togni, sindaca di San Vittore 1. Agosto 2024