Il progetto Interreg Spazio Alpino “AlpTextyle” di cui il Polo Poschiavo è capofila prosegue a pieno ritmo. Il 4 e 5 luglio si è tenuto nella sede del Polo l’incontro semestrale tra tutti i partner del progetto. L’area di riferimento del progetto è quella della Strategia Alpina ESUALP che comprende non solo le aree montane ma anche le aree di pianura ad esse adiacenti: da sempre la filiera del tessile, complessa, è stata contraddistinta da stretti rapporti tra questi territori dove molte lavorazioni si effettuavano nelle zone pianeggianti o sugli altopiani.
Ma a che punto si trova il progetto?
Ad oggi, sono state condotte quattro mappature: una storica sul patrimonio tessile delle Alpi, una iconografica sull’immaginario tessile alpino, una economica su come è strutturata la filiera della lana a livello alpino e una sulla percezione dei consumatori relativamente ai tessili alpini.
“Le due filiere tessili su cui abbiamo rivolto la nostra attenzione sono quelle della lana e del lino – spiega Cassiano Luminati del Polo Poschiavo – ma la situazione delle due è differenziata. Mentre, infatti, la filiera della lana è ancora esistente, se pure molto frammentata, la situazione di quella del lino è molto diversa perché, come dire, se le pecore ci sono ancora, di campi di lino non esistono praticamente più. E anche laddove ci sono è molto difficile trasformarlo in un una fibra. Il poco lino svizzero viene raccolto, mandato in Olanda per la battitura, per poi passare in Polonia per la filatura e infine torna in Svizzera. Nell’ambito del progetto AlpTextyles stiamo esplorando le possibilità di ricostituire una filiera nei Grigioni collaborando anche con la Biosfera della Val Monastero dove da alcuni anni è iniziata una sperimentazione in questo senso”.
Ciò non significa, tuttavia, che la situazione della lana sia migliore. Nel processo di globalizzazione delle filiere tessili, l’industria e la moda hanno preferito concentrarsi su determinate tipologie laniere maggiormente commerciabili, senza curarsi troppo di quali fossero invece le materie provenienti dagli animali locali.
“Una delle cose che va cambiata sono le normative che definiscono la lana sudicia un rifiuto speciale e non un sottoprodotto con un grande potenziale. Attualmente, infatti, la lana deve essere smaltita dagli allevatori con dei costi che gravano sulle loro spalle. Per evitarli a volte la lana viene quindi eliminata in modo improprio buttandola nei boschi o bruciandola. Esistono già dei tentativi di utilizzo alternativo come le pacciamature con la lana o, proprio in Valposchiavo, l’uso per imbottiture di piumini come fa per esempio Adriana Zanoli. Diversa è però la questione del tessile”.
Di fatto, anche le produzioni tessili artigianali, quali la Tessanda in Val Monastero e la Tessitura Valposchiavo, utilizzano principalmente filati acquistati sul mercato globale di provenienza industriale senza un completo controllo sulla provenienza e sulle modalità di tintura, una delle parti più impattanti a livello ambientale della filiera tessile.
AlpTextyles attraverso i suoi partner che spaziano dalla ricerca applicata in ambito di tinture naturali (Medipalnt, l’altro partner svizzero del progetto) , alla formazione (come il celebre Istituto Marangoni a Milano) sino alla produzione e alla lavorazione (Techtera in Francia e Sistema Moda Italia che rappresentano il settore industriale) si propone di ricostruire un processi in parte persi.
“A livello locale, si possono aprire nuove prospettive anche per la Tessitura Valposchiavo, recentemente passata a un processo di rifondazione. Un possibile obiettivo nel medio periodo potrebbe essere quello di focalizzarsi sulla realizzazione di tessuti con materie prime di provenienza alpina, colorazioni e pigmenti naturali.
Già adesso una delle attività pilota transnazionali ha coinvolto la Tessitura Valposchiavo nella realizzazione di tessuti proprio con queste caratteristiche e che ora verranno trasformati in capi di abbigliamento ed oggetti d’arredamento da designer e stilisti.
Un’altra attività pilota, che abbiamo intrapreso in collaborazione con la Biosfera Val Müstair, si occupa della filiera del lino e coinvolge agricoltori e campicoltori dei Grigioni Meridionali che hanno manifestato il loro interesse a coltivare dei piccoli appezzamenti, anche in Valposchiavo. L’obiettivo avere materia prima da poter trasformare in fibra e ricostruire la filiera.
Tutte le attività di ricerca e gli insegnamenti che trarremo dalle attività pilota confluiranno in una piattaforma di formazione online, dove AlpTextyles creerà un ampio corso modulare sul patrimonio tessile delle Alpi, liberamente accessibile, che potrà essere utilizzato in vari ambiti formativi.
Inoltre, grazie all’ampia rete di stakeholder ed esperti a livello internazionale che il progetto sta costruendo e all’integrazione del progetto nella Strategia dell’Unione Europea per la Regione Alpina EUSALP, nel quale la Svizzera partecipa attivamente, verranno formulate delle raccomandazioni all’indirizzo dei decisori politici su come modificare e adattare le attuali normative sulla produzione tessile in modo tale da salvaguardare il nostro patrimonio tessile partendo da una rinnovata valorizzazione della lana. Un passaggio che permetterebbe di tutelare la biodiversità animale e vegetale, e creando filiere tessili più sostenibili e circolari.