Poschiavo festeggia 500 anni del Patto delle Tre Leghe

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La piazza rivive storia e passione con le autorità e un’azione teatrale
Sabato 14 settembre la piazza di Poschiavo si è riempita di cittadini per celebrare il giubileo dei 500 anni dal Patto del Libero Stato delle Tre Leghe. Forte vento da nord ma altrettanto forte la curiosità e l’interesse della comunità, accesa d’emozione, pronta ad assistere agli interventi delle autorità e all’azione teatrale “Tre leghe per la vita” ideata da Gigliola Amonini.

Nicola Passini, cancelliere del Comune di Poschiavo, in abiti rinascimentali e in tono solenne, rievocanti lo stile di una dieta che si sarebbe potuta svolgere nei secoli passati, ha presentato le autorità e ha introdotto il pubblico all’azione teatrale che ha rappresentato «un giorno, in cui la vita quotidiana dei cittadini impegnati nelle più svariate occupazioni venne improvvisamente interrotta dalle campane a martello, le quali invitavano il popolo a riunirsi qua, nella piazza comunale, tra trepidazione, stupore, speranza e incredulità».

Precursore della nostra giurisdizione
Giovanni Jochum, podestà di Poschiavo, ha ricordato nel suo intervento quanto sia importante rievocare la storia, non tanto per i fatti storici in sé ma «per non ripetere gli stessi errori, oppure, per ricordare quanto è stato fatto di positivo che ha influenzato nel bene il nostro futuro. Colloco il Patto delle Tre Leghe nella seconda categoria. Straordinario, e vale la pena ricordarlo, è il fatto che il potere statale non era più nelle mani del principe o in una piccola cerchia di privilegiati, ma in 48 comuni giurisdizionali».

«I comuni giocavano un ruolo essenziale per il ruolo del paese. Oggi i tempi sono cambiati: ma se vogliamo mantenere il federalismo, la nostra odierna base democratica, dobbiamo essere disposti a responsabilità individuali a favore della comunità». Giovanni Jochum ha concluso il suo intervento con un appello alla comunità a non dare la situazione della Svizzera per scontata, come fosse un dato di fatto inamovibile: «il nostro federalismo, la nostra democrazia sono da coltivare, sostenere e aggiornare, per fare questo ci vuole l’impegno di tutti noi».

«Questa celebrazione ci permette di riflettere sul passato e di volgere lo sguardo sul futuro: perché chi conosce il passato può comprendere meglio il presente e contribuire a plasmare il futuro».

Così ha esordito nel suo intervento l’onorevole consigliere di Stato Peter Peyer che ha proseguito spiegando che cos’è accaduto esattamente 500 anni fa nel Cantone dei Grigioni. Ha parlato della nascita di una nuova entità politica, una repubblica libera da qualsiasi dominio principesco o monarchico, ovvero quella di uno stato comunale fortemente decentrato. La massima libertà possibile era garantita dalle diete, tuttavia i Comuni non godevano di sovranità assoluta. La volontà in tema di pace e di guerra apparteneva al Libero Stato delle Tre Leghe ed era determinata dalla maggioranza dei comuni. Peter Peyer ha parlato anche delle debolezze di questo sistema, come la dipendenza economica della regione montana dall’estero e la paralisi degli enti pubblici dovuta al disaccordo fra i comuni.

Che cosa garantisce oggi la coesione nei Grigioni, dove ogni valle ha la propria identità e la propria realtà? «Viviamo in un contesto di forti contrasti ma possiamo contare su secoli di esperienza. Il Libero Stato delle Tre Leghe era uno dei pochi stati dell’epoca a non imporre una religione. Anche la differenza linguistica appartiene all’identità culturale grigionese. Nel 1794, l’assemblea straordinaria dei delegati delle Tre Leghe, stabilì il trilinguismo dei Grigioni». Per quanto riguarda l’oggi, i complessi movimenti sociali, dalla migrazione ai nativi digitali, «possono incidere positivamente su queste cose: come nel 1524, oggi dobbiamo chiederci che cosa ci unisce e come fermare le forze che ci dividono. La prima risposta riguarda la democrazia, la seconda l’apertura. Offriamo a tutti la possibilità di partecipare: questo ci aiuterà a progredire».

Tre Leghe per la vita
L’azione teatrale, ideata e coordinata da Gigliola Amonini, ha inscenato una probabile routine valposchiavina di quel 23 settembre 1524. Ragazzi che giocano, adulti che lavorano. Quando d’improvviso, il suono delle campane interrompe ogni attività e raduna l’intera comunità in piazza. Le autorità, da Coira, annunciano la firma del patto. «Abitanti della Valle di Poschiavo, finalmente e per sempre, si uniscono le Tre Leghe. Noi, della lega Caddea, la lega dei Grigioni e la lega delle Dieci Giurisdizioni, dichiariamo oggi unione per la vita! Tre leghe, tre identità, che si uniscono in perpetuo conservando la loro unicità. Tre leghe per la vita!». Il raffinato copione e la bravura di tutti gli interpreti hanno restituito al pubblico l’immagine di sé stesso attraverso l’analogico filtro della storia: specchio magico che efficacemente ed in sintesi ha permesso di riflettere sul proprio passato collettivo.