“La cosa peggiore, per una persona che soffre, consiste nell’essere sola”. Di conseguenza, dobbiamo far crescere la nostra sensibilità, e dotarci degli strumenti più idonei per il superamento di ogni forma di isolamento e di esclusione. Si potrebbe esprimere così, con queste brevi considerazioni, quanto emerso dall’incontro, dedicato alla salute mentale, svoltosi sabato scorso, a Poschiavo, nel salone della Casa Torre.
In occasione della Giornata della salute mentale a Poschiavo un evento per discutere di superamento dei tabù e di nuovi metodi di cura
Dialogo tra pubblico ed esperti
Uno sguardo sulla storia della psichiatria nei Grigioni, dal periodo tra le due Guerre mondiali fino a oggi, arricchito da una vivace tavola rotonda alla quale hanno partecipato due madri di figli malati psichici. Un intermezzo conviviale che ha permesso al pubblico di dialogare, in modo informale e diretto, con alcuni esperti. Un’intervista pubblica con lo psichiatra svizzero Thomas Emmenegger, attivo a Milano, e con lo psichiatra Justus Pankok, del servizio psichiatrico cantonale nei Grigioni. E la visione di un toccante documentario, “Sur l’Adamant”, dedicato a un centro diurno per malati psichici ancorato sulla Senna, a Parigi. Questi gli elementi proposti sabato, a partire dal tardo pomeriggio.
Verso quale futuro?
Ad aprire l’evento è stato il documentario della regista Christina Caprez, dedicato alla storia della psichiatria nel Cantone dei Grigioni. Realizzato per la Radiotelevisione Romancia RTR, il documentario ha portato dapprima a riflettere su metodi di cura adottati diffusamente nel passato e che oggi suscitano sconcerto e orrore – dall’elettrochoc alla lobotomia, ampiamente usati nei Grigioni – per poi affrontare le sfide del presente, il superamento della stigmatizzazione dei malati psichici e la svolta verso nuove forme di sostegno e cura offerte ai malati psichici e alle loro famiglie.
Lavoro come opportunità di integrazione
La tavola rotonda seguita alla presentazione del documentario ha visto la partecipazione della regista, la sociologa e giornalista Christina Caprez, e di Sanna Giovanoli e Laura Regli, della VASK, associazione che riunisce famigliari di malati psichici. Il dibattito ha evidenziato come sia a volte ancora difficile, nella nostra società, parlare apertamente dei disturbi psichici, e come sussista una certa tendenza a emarginare malati e loro famigliari. Sono inoltre emerse alcune richieste, indirizzate alle istituzioni politiche ed economiche: la prima, quella di migliorare la collaborazione tra le famiglie e gli istituti di cura; la seconda, quella di offrire ai malati psichici maggiori possibilità di inserimento nel mondo del lavoro, evitando la scorciatoia, apparentemente più semplice, ma in molti casi definitivamente debilitante, dell’attribuzione di una rendita d’invalidità.
Voglia di discutere
Il pubblico, visibilmente toccato sia dal documentario, sia dagli argomenti affrontati durante la tavola rotonda, ha approfittato del momento conviviale per discutere animatamente: chi di una propria esperienza, chi di un caso presente in famiglia, chi per porre domande e cercare consigli e spunti.
Superamento di vecchi modelli
La seconda parte della serata è iniziata con un’intervista pubblica allo psichiatra Thomas Emmenegger, animatore, a Milano, di una stimolante esperienza che dura ormai da qualche decennio: quella della chiusura dell’ex manicomio “Paolo Pini” per traghettarlo verso altri destini. L’ospedale psichiatrico milanese è diventato, grazie al dottor Emmenegger e ai suoi collaboratori, un’impresa sociale per l’affermazione dei diritti umani delle persone con disagio mentale. Da oltre vent’anni, l’ex “Paolo Pini” di Milano è guidato dalla cooperativa la Fabbrica di Olinda che ha lo scopo di inserire nel mondo del lavoro persone a rischio di emarginazione sociale.
Lo psichiatra non si è limitato a raccontare, nell’intervista, alcune tappe del lavoro di chiusura e trasformazione del manicomio milanese, ma ha pure illustrato alcune delle proprie convinzioni. Tra queste, la necessità di una costante autocritica da parte delle strutture – tra cui le cliniche psichiatriche – create per rinchiudere, per controllare, in modo paternalistico e autoritario, le persone, e in modo particolare gli individui considerati “non normali”. Emmenegger ha accompagnato questa parte del suo intervento ricordando un motto esposto all’entrata dell’ex manicomio milanese: “Da vicino, nessuno è normale” e ribadendo che alla base del lavoro di cura è necessario che ci siano il riconoscimento e il rispetto della persona.
Uno sguardo poetico e umano
La serata è poi terminata con la proiezione del documentario “Sur l’Adamant”: un ritratto delle attività svolte a bordo di un edificio galleggiante, ormeggiato sulla Senna, a Parigi. L’Adamant è un centro diurno, inaugurato nel 2010, frequentato da pazienti con problematiche psichiatriche. Nel documentario le persone che frequentano l’Adamant si raccontano, esprimono le loro insicurezze, ma anche il loro bisogno non solo di essere aiutati ma anche, a volte, di aiutare.
Concludendo la serata, il responsabile della sede di Poschiavo di Movimento, Josy Battaglia, organizzatore dell’evento, ha ribadito la necessità di continuare a parlare delle tematiche legate alla salute mentale e di riflettere sul compito di integrare i malati nella società.