Martedì 3 dicembre a Poschiavo, in sala ‘La Tor’, si è svolta una serata informativa e conviviale organizzata da Valposchiavo Turismo a nome della Commissione dei Marchi “100% Valposchiavo” e “Fait sü in Valposchiavo” con l’obiettivo di fare il punto della situazione alla soglia dei 10 anni dalla nascita del progetto. Fra gli invitati i diretti partner dell’iniziativa che ha coinvolto i settori dell’agricoltura, della ristorazione, del commercio, dell’artigianato, della produzione alimentare e del turismo.
La storia e il futuro di queste realtà non ancora abbastanza conosciute e ricche di potenziale
Turismo sì ma non solo. Si può affermare senza dubbio che i due marchi “100% Valposchiavo” e “Fait sü in Valposchiavo” abbiano contribuito positivamente nel far emergere la Valposchiavo come luogo e realtà distinta tra le valli grigionesi e, ancora di più, fra le valli dell’intera Confederazione. Ma, per fare il punto della situazione, per valutare la bontà del progetto e per comprendere la direzione dei suoi prossimi passi conviene partire dall’inizio.
La storia di questi due marchi è stata illustrata da Daniele Raselli e Marcello Dorsa. Il suo stato embrionale – raccontano – può trarre la propria esistenza già alla fine degli anni ’90, inizio 2000, con un’iniziativa abbozzata chiamata “Progetto Poschiavo” da parte dell’allora Telecom e dell’Istituto Svizzero di pedagogia per la formazione professionale: l’idea era di testare la ricezione da parte di una zona periferica di nuove tecnologie di rete. Da lì, l’intraprendenza dei valposchiavini li ha indotti a fare rete in maniera strategica. Ma è successivamente alla valorizzazione di Casa Tomé nel 2002 e la costituzione del Fondo Agricolo del 2009 che nel 2012 è nata l’idea del 100% Valposchiavo. Poi nel 2014 il Progetto Regionale Bio e nel 2015 l’effettiva registrazione dei due marchi con il lancio dei primi prodotti targati “100% Valposchiavo” nel 2016. Oggi, i due marchi contano insieme 288 prodotti certificati. Dal 2015, inoltre, è stata firmata la Charta della ristorazione: l’accordo più complesso per il numero di partner coinvolti, ha permesso ai ristoranti certificati di offrire un menù di almeno tre portate e bevande con prodotti certificati “100% Valposchiavo” o “Fait sü in Valposchiavo”.
L’obiettivo era già chiaro dall’inizio: rafforzare le filiere produttive regionali, aumentando il valore aggiunto locale attraverso il turismo, l’aumento dei posti di lavoro, l’aumento della biodiversità e conservando il know how delle tradizioni. Per dare consistenza all’idea si sono quindi riuniti insieme Valposchiavo Turismo, l’Unione dei Contadini Brusio, la Regione Bernina, l’Associazione Artigiani e Commercianti Valposchiavo, e l’Associazione Agricola Poschiavo, le quali formano tutt’ora la Commissione dei Marchi. Ma, oltre a questo, il fondamento realizzativo rimane in tutti quei partner che insieme costituiscono la filiera stessa: basta che non vi sia armonia e cooperazione fra questi diversi organismi che il tutto non riuscirebbe più a funzionare.
Talvolta è successo di sentire alcune voci maliziose esprimere sospetti su una furba approssimazione dietro quel 100%, che forse – dicevano – «è già tanto se arriva all’80%, altroché 100%». I sospetti però dovrebbero dipanarsi rapidamente alla lettura dei criteri di certificazione che rendono tutto piuttosto trasparente. I prodotti “100% Valposchiavo” – spiegano Nicola Frigerio e Marcello Raselli – devono essere realizzati con materie prime a loro volta certificate “100% Valposchiavo”. Esistono naturalmente alcune deroghe per gli elementi che non crescono naturalmente in Valle, come per esempio sale e zucchero. La regola vuole però che questi non superino mai il 10% della formulazione finale. Per quanto riguarda il “Fait sü in Valposchiavo”, invece, è necessario che almeno il 75% del valore aggiunto del prodotto ricada nel territorio della Valposchiavo, che coincide, come per ciò che viene prodotto con il marchio 100%, con i confini geografici della regione Bernina. Il tutto viene costantemente monitorato ed è soggetto a controlli.
Finora nello sviluppo del progetto è prevalso il suo aspetto esogeno, volto all’esterno, a richiamare turismo, economia, esportazione e riconoscimento territoriale. Ci si è accorti, col tempo, di quanto questa realtà sia però sconosciuta agli abitanti stessi della Valle. Motivo per cui, per celebrare i 10 anni dei due marchi, verranno proposte diverse azioni per rendere partecipe tutta la comunità valligiana a ciò che qui, con questa filosofia, si pensa, si fa e si produce. Il tutto verrà raggruppato – come spiegano Francesco Vassella ed Elisa Bontognali – in un calendario da tenere in casa e su cui saranno segnati tutti gli eventi che riguardano questi progetti. Ogni mese sarà caratterizzato da un tema alimentare specifico e arricchito da dati specifici e curiosità sulla storia locale legata a questi temi.
Thomas Fries, direttore di Valposchiavo Turismo, ha dichiarato nel suo intervento che: «sia il marchio “100% Valposchiavo” sia il marchio “Fait sü in Valposchiavo” sono essenziali per mostrare ciò che siamo. Né il “100% Valposchiavo” né il “Fait sü in Valposchiavo” sono solo etichette o strumento di marketing: sono molto di più. Sono simboli di autenticità, qualità e rispetto per la nostra terra. È la prova che lavorando insieme possiamo creare valore per la nostra Valle, per chi ci vive e per chi ci visita. Noi siamo l’esempio di una collaborazione tra i vari settori: contadini, produttori, aziende, alberghi, eventi e turismo». Inoltre, per il futuro e le nuove sfide che ci si attende, il direttore con fermezza ha affermato che: «serve coraggio per cominciare, serve coraggio per avanzare: vi prego di andare insieme, di essere aperti al nuovo, per cose nuove e per nuove idee».