La nuova pianificazione del Comune di Poschiavo: seconda esposizione

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La popolazione di Poschiavo ha preso atto della seconda versione della pianificazione locale del territorio. Nell’arco dei mesi di novembre e dicembre si sono potuti visionare i piani in Casa Torre.

Si nota un adattamento della pianificazione in base alle 282 istanze ricevute. Numerose osservazioni sono state accolte. Anche questa nuova variante denota una situazione di ridimensionamento molto importante delle zone edilizie e lavorative. Zona edilizia riduzione ca. del 35%, zona lavorativa ca. 40%.

Confederazione e Cantone calcolano per il futuro di Poschiavo una diminuzione della popolazione. Per questo motivo, secondo la legge, le zone edificabili attuali sarebbero troppo estese e bisogna ridurle. A causa di ciò, pure le zone artigianali e industriali vengono diminuite. E qui mi chiedo: perché dobbiamo accettare delle previsioni che potrebbero essere sbagliate? Chi sono i veggenti che hanno previsto la diminuzione della popolazione e delle attività economiche? Perché non possiamo contestare le loro previsioni? Secondo me, ma anche secondo le valutazioni della Regione Bernina oppure delle attuali valutazioni degli esperti del premio Wakker, la popolazione non diminuirà. Anzi secondo gli studi della Regione Bernina aumenterà. Un altro fatto non considerato è questo: le nostre ditte svolgono numerosi lavori in Engadina, realizzando la preparazione dei manufatti a Poschiavo e solo il montaggio sul posto. Questa particolarità dovrebbe essere presa in considerazione nel calcolo della necessità di terreno lavorativo. Una cosa è invece certa: togliendo superfici edificabili e lavorative si aumenta la probabilità che la popolazione diminuisca. La crescita di un territorio è legata anche alle possibilità di sviluppo abitativo e lavorativo.

Il capitolo risarcimenti rimane scabroso e le mancate regole sui risarcimenti fanno discutere: da un lato se i pianificatori ti hanno inserito un terreno edificabile, pagherai un plusvalore del 30% rispetto al valore effettivo (infatti molti proprietari hanno già ricevuto l’avviso dal Comune). Per la situazione contraria, cioè l’esproprio, sembra che nessuno possa dirti a quanto ammonterà il risarcimento.
La legge, inspiegabilmente, non avrebbe fissato delle regole precise. Il tutto, a detta dell’avvocato Caviezel, consulente del Comune per la pianificazione, si cristallizzerà e si definirà man mano che ci saranno le prime sentenze al Tribunale federale di Losanna. Poco tranquillizzante sapere di dover ricorrere ad avvocati e tribunali per essere risarcito dal proprio Comune. Di fatto, un attacco alla proprietà privata, diritto fondamentale garantito dalla Costituzione.

Le carenze nel concetto delle zone lavorative sono piuttosto evidenti. Oltre, come detto, alla superficie molto diminuita, con un totale a disposizione di soli ca. 33’000m2 per i prossimi 20 anni, si contano pure poche zone lavorative con accessi di 40 tonnellate per le forniture. Non è risolto il problema di molte zone artigianali già esistenti, attualmente libere o semilibere, che sono in mano ai privati. Molto difficilmente verranno cedute ad aziende che ne hanno necessità. Per di più molte di queste zone sono sfruttate solo parzialmente e in modo dispersivo, valgono però interamente per il computo della superficie lavorativa totale. Le zone artigianali e industriali di proprietà del Comune sono poche e questo è un grande svantaggio. Quando la zona lavorativa è di proprietà del Comune, lo sviluppo della stessa procede decisamente meglio (lo dimostra la zona artigianale Li Gleri). Non sono poi previste zone lavorative che potrebbero servire a una richiesta di grandi ditte alla ricerca di un posizionamento vicino alla frontiera (come successo, per esempio, con Baxter e InfoRLife a Brusio). Inoltre, rimangono irrisolte, o risolte solo parzialmente, delle problematiche importanti riguardanti il traffico, come l’accesso alla zona Ospedale e alla zona Cologna, e l’accesso zona Amianti e zona Spineo.

Un altro problema per il cittadino sono le aree di strutturazione: sono innumerevoli: area con l’obbligo di consulenza in materia di strutturazione, area di protezione, area di conservazione, area di sviluppo urbanistico, area di ri-qualificazione, area di rispetto, area di sosta… sembra che i pianificatori abbiano fatto a gara nel crearne il più possibile. In queste “aree” il cittadino deve rispettare delle norme specifiche, spesso molto dettagliate e complesse, rivolte agli aspetti tecnici e architettonici. Questo aumenta la complessità del progetto e crea problematiche a livello economico per il committente nonché problemi a livello di controllo dell’osservanza da parte del Comune. Quanto costerà ristrutturare una casa rispettando tutte queste regole? È evidente che questo approccio tiene poco conto delle difficoltà pratiche ed economiche che affrontano i cittadini nella ristrutturazione di edifici esistenti. Questi ostacoli rischiano di frenare lo sviluppo effettivo, ed il risultato complessivo sarà un rallentamento dell’economia locale, con minori investimenti nelle ristrutturazioni, a fronte di un significativo aumento dei prezzi dei terreni edificabili. La vera soluzione risiede in una riduzione delle normative, mantenendo quelle strettamente necessarie a garantire una protezione del patrimonio architettonico. Importante sarà poi l’organizzazione per l’implementazione e l’effettivo controllo della messa in pratica di queste regole, tramite un potenziamento del lavoro di consulenza e direzione lavori sul campo durante le ristrutturazioni.                       
In poche parole: meno regole ma prevedere una organizzazione per farle rispettare.

Ritengo che questa seconda variante di pianificazione seppur migliorata, necessiti ancora di osservazioni, consigli e suggerimenti da parte dei privati cittadini, come pure e specialmente da parte dei gruppi di interesse. Invito caldamente tutti a voler fare uso di questo diritto.

Ricordo che il termine di inoltro è fissato per venerdì 31 gennaio 2025.


Reto Capelli