Venerdì scorso, presso l’Aula Riformata, è stata presentata l’autobiografia di Libano Zanolari dal titolo La vita, lo sport e il mondo. Un ampio pubblico ha accolto con entusiasmo il noto giornalista sportivo, interessato al suo racconto che intreccia esperienze personali con la storia dello sport e del mondo, vissuti e raccontati per la Televisione della Svizzera Italiana. Zanolari, nato e cresciuto a Zalende, ripercorre la sua carriera, dagli studi di commercio a Coira, fino al suo lavoro come commentatore alle Olimpiadi e nei principali campionati internazionali di calcio, atletica e sci, per le cui telecronache è ancora oggi noto in tutta la Svizzera italiana.
L’incontro, organizzato dalla Pgi Valposchiavo, si è aperto con un intervento di Massimo Lardi, letto per l’occasione da Domenico Pola. Il discorso di Lardi ha presentato la figura di Zanolari evidenziandone soprattutto il talento poetico e letterario, che emerge particolarmente nelle sezioni poetiche e, per certi versi, più riflessive dell’opera. Lardi ha inoltre sottolineato l’umiltà e la riconoscenza dell’autore verso chi lo ha accompagnato nella vita e nella carriera – dai genitori ai maestri, come Riccardo Tognina, fino ai colleghi, tra cui Grytzko Mascioni. Ha anche elogiato lo spirito spassoso e la vena satirica di Zanolari, mettendo in luce «la sua apertura mentale e la sua totale estraneità a chiusure campanilistiche», così come «il suo desiderio di andare oltre i confini ristretti, di abbracciare una comunità più ampia, riconoscendo il valore della diversità, dell’inclusione e della cooperazione tra i popoli».
Successivamente, il dialogo con l’autore, condotto da Ennio Galanga, docente all’UniTre di Tirano e autore della postfazione dell’opera, ha permesso al pubblico di approfondire alcuni aspetti, anche inediti, della vita di Zanolari.
La passione per l’agonismo ha segnato la vita di Zanolari fin dall’infanzia, quando, come racconta l’autore stesso, sognava «di diventare un calciatore e anche di vincere le olimpiadi nel lancio del giavellotto». Ma l’ambizione sportiva doveva pur sempre fare i conti con le esigenze imposte dalla madre, per la quale la passione agonistica poteva continuare a essere coltivata solo a condizione di mantenere alti i voti a scuola. Determinato a perseguire il suo sogno, Zanolari, già all’età di dodici anni, aveva pianificato con la grinta e la determinazione di un atleta professionista di diventare campione olimpico nel 1972, partecipando alle Olimpiadi di Monaco di Baviera. Ma, ammette l’autore con un sorriso, «il destino è veramente molto strano»: nel ‘72, Zanolari si trovò effettivamente a vivere quel momento olimpico, ma non come atleta, bensì come commentatore per la Televisione della Svizzera Italiana.

Nonostante il passaggio dall’agonismo al giornalismo, pur lontano dal campo di gara, Libano ha continuato a riflettere nella professione di giornalista i principi e i valori basati sull’etica dello sport e radicata nei principi olimpionici, rimasti poi la sua bussola morale anche nella carriera giornalistica, diventando il filtro attraverso cui analizzare, elogiare o anche criticare gli eventi sportivi, sia sul campo che dietro le quinte. I viaggi in giro per il mondo e le grandi manifestazioni sportive sono così diventati le lancette che hanno scandito il tempo della sua carriera e della sua vita, proprio come accadeva nell’antica Grecia, dove il calendario si misurava in base ai giochi olimpici.
Ma il racconto dell’opera non tratta solamente lo sport, che rimane pur sempre il filo conduttore dell’esperienza di Zanolari, fatta anche di passaggi personali e commoventi, che descrivono la casa e la realtà di famiglia, assieme ai ricordi dei propri cari e all’affetto per la propria terra. Il libro si configura così come un’opera densa e sfaccettata, che racconta non solo la storia di un uomo, ma anche quella di un’epoca – sportiva e storica – tracciata attraverso un percorso che dalla Valposchiavo si estende fino a realtà lontane come il Messico, la Finlandia, l’ex Unione Sovietica, il Giappone e la Sierra Nevada. Eppure, come sottolineato durante la presentazione, Zanolari mantiene sempre uno sguardo umile e disincantato, senza voltare lo sguardo difronte a situazioni di precarietà o di emarginazione, ma rimanendo fedele alle proprie origini nell’esplorare le interconnessioni tra sport, cultura, arte, storia e società.
La vita, lo sport e il mondo di Libano Zanolari si muovono dunque tra prosa e poesia, creando un mosaico di luoghi, incontri e idee, dove lo sport diventa un’occasione per esplorare e comprendere la società, la politica e la cultura dei vari paesi incontrati dall’autore. Il libro diventa dunque il riflesso di una vita permeata dagli ideali olimpici, sportivi e morali, un codice etico che ha guidato ogni tappa della carriera di Zanolari, dalla Valposchiavo fino alle più grandi manifestazioni internazionali.