C’era una volta la politica, quella che si faceva nelle piazze, nei caffè, nelle sale consiliari traboccanti di parole e sulle pesanti poltrone dei parlamenti: che scaturiva in qualche modo da una propensione attiva per l’organizzazione della propria comunità, per condividere e far valere le proprie idee per il futuro collettivo. Oggi occuparsi di queste cose, delle cose pubbliche, sembra faccenda di pochi coraggiosi, più per gli addetti ai lavori e non per il cittadino. Non a caso forse, si vorrebbero spesso dei “tecnici” a gestire l’amministrazione pubblica, e non dei politici. Non è facile individuare le cause dell’allontanamento della cittadinanza nei confronti della “cosa pubblica” e del calo della sua partecipazione. Su questo tema è stata proposta da “Il Bernina” una tavola rotonda venerdì 14 marzo, alla Romantica di Le Prese, moderata da Daniele Papacella, suddivisa in tre parti e di cui di seguito viene esposta, come prima di queste, la testimonianza di Roberta Zanolari.
La democrazia è in crisi?
La domanda iniziale si basa su una ragione molto concreta. Bruno Raselli, presidente de “Il Bernina”, ha introdotto la discussione ricordando che «si legge quotidianamente, che la democrazia è in pericolo, in crisi. Forse da noi non lo è del tutto, ma anche alle nostre latitudini si denota una certa mancanza di interesse per la cosa pubblica, per le varie istituzioni. Quando ci sono le votazioni, l’abbiamo visto. Lo scorso autunno è stato difficile trovare dei candidati: qual è il motivo di questa situazione?». Daniele Papacella, professionista della comunicazione e osservatore attento della realtà locale e nazionale ha stimato che «in Valle fra consigli, commissioni e consorzi ci sono circa 200 cariche pubbliche da assegnare, ma le persone disposte a impegnarsi sono circa 80. Uno su cinquanta. E il numero è in calo». Questione poi da non trascurare, spiega Papacella, è che il comitato del consorzio, ad esempio, non riceve niente, l’impiegato comunale che si occupa dell’acquedotto ha un salario: «ciò vuol dire che questa riduzione dell’impegno pubblico porta anche a costi aggiuntivi, lo Stato deve occuparsi di cose in più: vediamo lo spostamento verso una professionalizzazione che ha un peso e un costo: dobbiamo chiederci anche questo».
In politica «sono entrata in punta di piedi»
Per iniziare a districare i nodi di questo tema che lentamente erode l’impegno civico, la storia di Roberta Zanolari. Una donna che la politica l’ha vissuta e patita. Prima donna in Giunta a Poschiavo, non solo come supplente, ma come principale. Dodici anni di impegno in Giunta e otto in Consiglio, di mani alzate, di tanti silenzi ricevuti in risposta. «Sono entrata in politica in punta di piedi – racconta Roberta Zanolari – all’inizio è stato difficile: quando alzavo la mano, mi ascoltavano ma non mi rispondevano. Se la medesima cosa la domandava un uomo, riceveva subito la risposta. Questo mi dava fastidio. E quando c’era una donna in una lista di cinque uomini, la prima domanda che si sentiva era: “ma sarà all’altezza?”. Ma dopo dodici anni in Giunta, otto il Consiglio e vi garantisco che anche gli uomini non sanno tutto. Devono imparare anche loro, devono avere le spalle larghe anche loro, sono confrontati veramente, anche loro precisamente come noi».
Dalla testimonianza di Roberta Zanolari si riesce a cogliere qualcosa di significativo sulla percezione dell’attività politica di qualche tempo fa, perché ha raccontato anche che «quando io ho iniziato a fare politica hanno detto alla mia mamma “che coraggiosa sua figlia”. E lei timidamente ha risposto: “è incosciente!”.
L’identikit del politico
Daniele Papacella ha chiesto se ci siano delle qualità specifiche da avere per un buon politico e del perché le donne hanno una particolare reticenza ad entrare in politica rispetto agli uomini. «Dobbiamo imparare tante cose come in qualsiasi professione, tu non entri in una professione sai già tutto. Impari man mano. Io devo dire che ho iniziato prima di tutto a farmi accettare e non solo dai miei colleghi in consiglio ma anche dagli impiegati del comune, dalla gente. Io parlo veramente tanto con la gente, con anziani, con giovani, con tutti. Però è questo che si deve fare: parlare con la gente e essere umili. Non dare mai la sembianza che tu sai tutto: tu non sai niente» ha dichiarato Roberta Zanolari. E per quanto riguarda il minor impegno politico delle donne, non sa dire bene il perché di questo; racconta di essere stata fortunata a iniziare quando i figli erano già abbastanza cresciuti e con il supporto del marito rispettoso dei suoi spazi. Ma l’attività politica per una donna può essere anche occasione di rinascita, dove mettere in pratica e a disposizione della comunità prospettive ed energie che grazie al suo vissuto solo lei può avere.
Fare politica è bello
Daniele Papacella ha voluto inoltre riportare un’esperienza con Roberta Zanolari, appena arrivata in Consiglio, riguardo un finanziamento per un festival culturale. «Roberta era in crisi – ha raccontato –. Le dissi: “se hai fretta fa’ un regolamento, se hai due anni di tempo fa’ una legge”. Sei mesi dopo, c’era la legge». «Non è solo merito mio – ha tenuto a chiarire la Zanolari – però sì, il Comune di Poschiavo è stato molto bravo perché ha la Commissione della Cultura. Comunque è vero, è stata una bella cosa! Ecco, mi ricordo quando si sono fatte cose utili, quando ho avuto quel contatto particolare o una certa esperienza… sono cose che ti aiutano a vivere, è bello, è bello far politica, ve lo garantisco».