Giugno 2025: Certificazione BIO

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Un anno insieme alla mia terra

Nell’ambito del progetto di sviluppo regionale “PSR 100% (bio) Valposchiavo”, nell’autunnno del 2024 è stata condotta un’indagine aperta a tutta la popolazione della Valposchiavo e una ricerca sulla filiera agroalimentare. Con questo e con altri articoli a seguire si vuole informare sui risultati del sondaggio e sui risultati delle ricerche effettuate.

l’Unione Contadini Brusio, l’Associazione Agricola Poschiavo e l’Associazione 100% (bio) Valposchiavo

BIO – definizioni, storie e consigli per comprendere meglio l’agricoltura e i prodotti biologici

Verde, sostenibile, sano… ma che cosa significa davvero “BIO”? E, soprattutto, perché dovremmo prestare attenzione ai vari bollini che troviamo sui prodotti che mettiamo nel carrello?

Tra le tante etichette di oggi spiccano i bollini del “senza”: senza lattosio, senza glutine, senza zuccheri aggiunti, vegano. Sono auto-esplicativi e guidano chi ha esigenze specifiche verso scelte rapide. Diverso è il discorso per i bollini del “più”: più rispetto per l’ambiente, più cura del suolo, più benessere animale, più valore per il territorio. Concetti che ci interessano tutti, ma che, nella fretta della spesa, attirano meno l’attenzione dei “senza”. Forse è proprio questo il punto: i prodotti BIO non si comprano d’impulso, ma con la consapevolezza di chi ne conosce la storia e le motivazioni.

Tutto parte dalla cura del terreno

L’agricoltura biologica nasce a inizio Novecento come risposta ai limiti dell’agricoltura convenzionale: erosione, impoverimento del suolo, minore qualità nutrizionale e redditi instabili. I pionieri del BIO comprendono che la salute della comunità dipende dalla fertilità duratura della terra. Riprendono pratiche antiche – letame maturo, compostaggio, interramento di materiale vegetale (sovescio), minerali naturali – e le perfezionano scientificamente. Il principio è semplice: nutrire prima il suolo, ricco di vita, per garantire il benessere di piante, animali e persone.

La rinuncia ai fertilizzanti sintetici
Nell’agricoltura biologica non si usano fertilizzanti chimici perché nutrono direttamente la pianta, interferendo con l’attività dei microorganismi del suolo. Questo squilibrio può aumentare temporaneamente la resa, ma compromette a lungo termine la fertilità e la struttura del terreno. Così, pur se esteticamente validi, i prodotti ottenuti possono avere una qualità nutrizionale inferiore rispetto a quelli coltivati rispettando il ciclo naturale.

La rinuncia ai pesticidi chimici
L’agricoltura biologica lavora per rendere le piante capaci di difendersi da sole, puntando su alcuni elementi fondamentali: un terreno sano e ricco di sostanza organica, l’uso di varietà selezionate per il loro adattamento locale, rotazioni colturali e consociazioni che interrompono il ciclo dei patogeni, e una gestione del paesaggio che include siepi, stagni e fasce fiorite in grado di ospitare predatori naturali. In questo contesto, la biodiversità rappresenta una vera rete di protezione: un ecosistema ricco di specie è infatti più stabile e resistente. Insetti utili e microrganismi “alleati” aiutano a tenere sotto controllo parassiti e malattie in modo naturale, senza ricorrere a prodotti chimici.

L’importanza degli animali e del loro benessere per un sistema completo

Gli animali da allevamento sono una parte fondamentale dell’agricoltura biologica. Il loro letame, se ben maturato, restituisce nutrienti al terreno, ne migliora la struttura e favorisce la vita dei microrganismi, aiutando il suolo a trattenere acqua e ossigeno. Quando allevamento e coltivazione convivono nella stessa azienda, si chiude il ciclo dei nutrienti e si riduce la dipendenza da risorse esterne.
Il biologico pone grande attenzione al benessere animale, garantendo spazi adeguati, luce naturale, lettiere in paglia e buona ventilazione. Gli animali hanno accesso al pascolo, crescono più lentamente, senza antibiotici preventivi, e ricevono un’alimentazione biologica, preferibilmente prodotta in azienda o in zona. Questo approccio crea un ciclo naturale che riduce l’uso di input esterni e rende l’agricoltura più sostenibile, sia a livello ambientale che economico.

L’agricoltura biologica contro i cambiamenti climatici
Il suolo contiene una grande quantità di carbonio organico. Tuttavia, pratiche agricole intensive ed erosione possono liberarlo nell’atmosfera sotto forma di CO₂, un gas responsabile dell’effetto serra. L’agricoltura biologica, impegnandosi a mantenere e migliorare la fertilità del terreno, aiuta ad accumulare e trattenere questa sostanza, contribuendo così a contrastare i cambiamenti climatici. Inoltre, il rifiuto dei fertilizzanti sintetici – la cui produzione richiede molta energia e combustibili fossili – le rigide restrizioni sull’uso del riscaldamento nelle serre e il largo impiego di energie rinnovabili rafforzano l’impegno del biologico nella protezione del clima.

Dalla terra al piatto, marchi che creano valore nelle comunità locali
Oltre alla “Gemma bio”, il simbolo che identifica i prodotti conformi agli standard dell’associazione Bio Suisse, sugli scaffali dei negozi alimentari troviamo molti altri marchi distintivi che certificano l’impegno dei produttori per l’ambiente, il benessere animale e condizioni di lavoro eque. Tra questi ci sono anche i contrassegni “100% Valposchiavo” e “Fait sü in Valposchiavo”, che valorizzano i prodotti legati al territorio e al benessere della comunità locale. Di seguito trovi alcune spiegazioni e consigli per riconoscere e apprezzare meglio questi emblemi. Buona spesa!

BioSuisse (Gemma): marchio di riferimento per l’agricoltura biologica in Svizzera. Spesso nei supermercati troviamo bollini che portano la scritta bio ma con loghi diversi rispetto alla Gemma: si tratta di bollini emessi da altre organizzazioni come l’Unione Europea o anche le catene di supermercati come per esempio Migros, Manor e Aldi. I prodotti che portano questi marchi provengono sì da aziende biologiche ma con standard spesso meno rigorosi rispetto a quelli richiesti da BioSuisse (biosuisse.ch).

IP-Suisse: il simbolo della “coccinella” indica alimenti provenienti da un’agricoltura svizzera che cerca un equilibrio tra sostenibilità e resa. Rispetto all’agricoltura biologica, le aziende IP-Suisse possono per esempio utilizzare pesticidi e fertilizzanti sintetici ma in maniera molto controllata. Anche gli standard di benessere animale sono alti ma inferiori a quelli di BioSuisse. Questo bollino non è da confondere con SuisseGarantie, marchio che garantisce la provenienza svizzera ma con requisiti molto più bassi in termini di sostenibilità e benessere animale (ipsuisse.ch).

Natura-Beef, NaturaFarm, NaturaPlan e altri nomi simili indicano linee di prodotti — spesso della Coop o di altri rivenditori — che si ispirano ai principi di IP-Suisse o Bio Suisse, integrandoli con ulteriori criteri. In ogni caso, se un prodotto è certificato anche da Bio Suisse, il logo della Gemma sarà sempre visibile sull’etichetta (labelinfo.ch).

Codice sulle uova: il codice che troviamo stampato sul guscio delle uova fornisce importanti informazioni sulle condizioni secondo cui sono state prodotte. La prima cifra indica il tipo di allevamento: 0 significa bio, 1 significa all’aperto, 2 a terra e 3 allevamento in batteria (gallosuisse.ch)

100% Valposchiavo e Fait sü in Valposchiavo: questi marchi garantiscono tra le altre cose che il 100% e rispettivamente almeno il 75% del valore aggiunto del prodotto è stato generato in Valposchiavo. Combinati ad altri marchi come per esempio la Gemma BioSuisse, indicano prodotti il cui acquisto contribuisce a prendersi cura sia dell’ambiente che dell’economia della Valposchiavo (regione-bernina.ch/progetti/progetto-100-bio-valposchiavo).