Con noi per nuovi orizzonti e la banca del paese per il paese

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Suonano ironici e beffardi gli slogan della Banca Raiffeisen Valposchiavo per i soci di San Carlo e di Li Curt, dopo che hanno letto la lettera di convocazione all’assemblea ordinaria 2017 e la lettera allegata intitolata “La vostra banca realizza una nuova sede a Poschiavo”, in cui si dice che così è più facilmente raggiungibile.

La notizia che l’Agenzia di San Carlo e la Banca di Li Curt verranno chiuse è arrivata solo una settimana prima dell’assemblea, nonostante la lettera di convocazione sia datata il 7 aprile. Nessun accenno nelle trattande alla chiusura di San Carlo e di Li Curt, come se fosse un tema che non deve interessare i soci. In una lettera accompagnatoria si cerca di spiegare la chiusura delle due sedi. Cautamente il Consiglio di Amministrazione (CdA) elenca i vantaggi del progetto, ma non scrive quanto costerà e cosa farà delle due sedi rimanenti. Viene il sospetto che il tutto sia stato orchestrato ad arte.

Spirito Raiffeisen

La Banca Raiffeisen è nata come una cooperativa di soci che si sono riuniti per rendere possibile un servizio finanziario nei piccoli paesi rurali, dove non c’erano e tuttora non ci sono le grandi banche, senza scopi di lucro e massimizzazione del profitto, secondo l’idea cooperativa di Federico Guglielmo Raiffeisen: credibilità, sostenibilità e vicinanza.

Brevemente la storia delle Banche Raiffeisen nella Valle di Poschiavo

San Carlo è la prima cassa rurale in valle secondo i valori Raiffeisen e cresce solida e florida senza problemi grazie alla fedeltà e onestà dei suoi soci. Seguiranno poi le banche di Annunziata, Sant’ Antonio, Le Prese e Brusio. Annunziata, Sant’ Antonio e Le Prese fusioneranno nella nuova Banca Raiffeisen Li Curt. Nel 1999 il progetto di fusione delle banche di Brusio, Li Curt e San Carlo non è accettato dalla banca di San Carlo, perché ha l’impressione che non abbia tutte le informazioni sullo stato della banca di Brusio e di Li Curt. Brusio e Li Curt fusionano comunque diventando Banca Raiffeisen Valposchiavo.

Fusione con l’Engadina

Nel 2005 i problemi della nuova banca vengono a galla e Raiffeisen Valposchiavo è sull’orlo del collasso. Troppi i crediti in sofferenza e i problemi interni. Un impiegato viene licenziato in tronco. Si parla di fusione della banca con l’Engadina.

Pierin Vincenz, allora direttore di Raiffeisen Svizzera, si scomoda da San Gallo e viene a San Carlo a spiegare al Consiglio di Amministrazione (CdA) della banca di San Carlo, senza crediti in sofferenza, che bisogna salvare la nuova Valposchiavo, altrimenti Raiffeisen Valposchiavo verrà fusionata con l’Engadina e sarà solo il tempo a dire quando San Carlo, in quanto troppo piccola, sarà pure annessa all’Engadina.

Il Consiglio di Amministrazione (CdA) di San Carlo messo alle strette e confrontato con la decisione dei soci di 6 anni prima che avevano rifiutato, cerca di stabilire le condizioni minime per convincere i soci a votare per la fusione. Citiamo solo i punti principali:

1. A garanzia che la Banca di San Carlo non sia chiusa si mettevano da parte 1.2 milioni di franchi per la costruzione di una nuova banca con sportelli al piano terra.

2. Il nuovo CdA dopo la fusione doveva essere paritetico con un numero uguale di membri per San Carlo e Valposchiavo. La presidenza o la direzione doveva essere affidata a un membro di San Carlo.

3. La tradizionale festa doveva essere mantenuta.

4. L’assemblea dei soci doveva essere fatta a parte per permettere una evasione delle trattande seria e senza le restrizioni di tempo richieste dalla festa incombente.

A queste condizioni i soci di San Carlo, dopo una lettera di informazione agli 830 soci e una assemblea orientativa, hanno accettato la fusione (con però diversi voti contrari di soci che probabilmente temevano quanto sarebbe successo). A questo punto era una questione di onestà morale per la nuova banca onorare gli impegni assunti.

A 11 anni dalla fusione di San Carlo questo è il bilancio delle promesse fatte

1. La Banca di San Carlo viene chiusa senza interpellare i soci. La riconoscenza verso i soci di San Carlo che hanno permesso la ripresa della Banca Valposchiavo che ora naviga in buone acque e contraccambiata con la chiusura della loro sede.

2. Il comitato paritetico che doveva garantire che San Carlo non fosse sopraffatto nelle decisioni vitali è composto nel modo seguente: 1 membro CdA di San Carlo e 4 membri della ex Brusio-Li Curt. I 3 membri iniziali, degli 8 di allora, del CdA di San Carlo si sono ritirati, stanchi di essere in minoranza e non essere ascoltati.

3. La tradizionale festa di San Carlo a cui partecipavano più di 250 soci è stata abolita già da diversi anni a favore di una sola con assemblea a Poschiavo per Li Curt e San Carlo, sempre con l’argomentazione dei costi, nonostante i risultati record degli ultimi anni. Ora alla festa di Poschiavo partecipano una trentina di soci di San Carlo (contro i 250 di prima), tendenza in forte calo ogni anno.

4. L’assemblea è fatta in concomitanza con la festa e ridotta ad un rituale in cui non si può prendere la parola e fare una discussione seria. Per una banca con oltre 300 milioni a bilancio la circostanza è grave. La situazione creata ad arte con la festa incombente crea un’atmosfera particolare, per cui diventa un atto coraggioso chiedere anche solo la lettura del protocollo.

Assemblee in cui non si può esprimere la volontà sociale

L’Assemblea è l’organo supremo della Banca e vigila sull’operato del CdA. Come organo supremo ha anche il compito di esprimere la volontà dei soci, anche di quelli non presenti. È compito del CdA convocare a tempo l’assemblea, informare per tempo sulle decisioni importanti e fare in modo che l’assemblea possa esprimere la sua volontà.

Nel 2015 21 soci di San Carlo hanno inoltrato ricorso alla Banca Raiffeisen Svizzera

Già dopo l’assemblea del 2015 21 soci di San Carlo hanno inoltrato ricorso alla Banca Raiffeisen Svizzera, con copia all’Ufficio di revisione e all’autorità di vigilanza Finma, secondo l’articolo 23 dello statuto, su come sono tenute le assemblee. Richiedevano, fra l’altro oltre a riparare all’inadempienza all’articolo 25, paragrafo 4, di separare l’assemblea dalla festa. Veniva citata come mancanza grave l’impossibilità di leggere il protocollo, l’impossibilità di cambiare l’ordine del giorno, l’impossibilità di discutere, perché l’assemblea deve tenersi in 45 minuti, pena lo spostamento della cena.

Nel 2016 il CdA ha risposto picche e ha riproposto l’assemblea con la festa. Il ricorso dei 21 soci ovviamente non è stato letto, perché avrebbe ritardato la cena, ma però è stata letta la lettera del servizio giuridico della Raiffeisen Svizzera che non giudica grave il comportamento del CdA. Sentenza a nostro modo di vedere molto di parte. L’assemblea informata malamente non ha battuto ciglio. Del resto bisognerebbe interpellare un tribunale civico per stabilire la giusta interpretazione dello statuto. Beffardamente i 21 soci di San Carlo sono stati però gentilmente invitati da Raiffeisen Svizzera a Bellinzona o a Coira per una discussione chiarificatrice con il CdA, secondo un valore Raiffeisen: la vicinanza ai soci. In questa stessa Assemblea 22 soci non hanno dato scarico al CdA e 17 soci si sono astenuti.

Minacce ai soci di risarcimento danni per diffamazione

Dopo questi fatti, alcuni soci intervistati da Il Grigione Italiano hanno dichiarato pubblicamente che le promesse fatte ai soci di San Carlo prima della fusione non sono state mantenute. Subito dopo sono stati contattati dall’avvocato e Vicepresidente della Valposchiavo e sono stati minacciati di ricorso a vie legali e risarcimenti danni per diffamazione della banca, se non avessero ritrattato le dichiarazioni. Gli intervistati non hanno ritrattato e la banca non è ricorsa a vie legali, perché sa che non ha mantenuto le promesse.

Nonostante questi precedenti il CdA non ha cambiato il modo di gestire l’assemblea

Abbiamo l’impressione che il CdA abbia perso il rispetto verso l’organo supremo della banca e, forte delle sue esperienze in passato di gestire in questo modo l’assemblea, ha il coraggio di convocarla senza mettere all’ordine del giorno una decisione così importante come la chiusura di San Carlo e Li Curt a favore di una nuova banca che causerà investimenti superiori a 4 milioni di franchi (cifra da noi stimata, perché ovviamente tutto è segreto): alla faccia della trasparenza.

Quindi quest’anno in particolare dopo i 45 minuti dedicati alle trattande statutarie formali, in cui forse al punto 6 un maggior numero di soci non darà scarico al CdA, si passerà al punto 7 Varie, in cui si presenteranno le offerte “Ticino” e infine l’organo supremo della banca dovrà sentire senza appello quali sono le decisioni che il CdA si arroga, forte dell’articolo 29, paragrafo g): la chiusura delle sedi di San Carlo e Li Curt a favore di una nuova banca a Poschiavo, perché più facilmente raggiungibile e con miglioramento della viabilità.

Alle ore 20:00, senza cena e quando la fame è diventata insopprimibile, sarà un atto eroico voler discutere sul tema che doveva essere la trattanda principale della serata.

Ma questa volta è forse l’occasione in cui l’Assemblea potrebbe rialzare la testa e uscire dalla passività, e considerato che sono coinvolti anche i soci di Li Curt, si potrebbe chiedere una votazione consultiva a scrutinio segreto sulla volontà o meno dei soci di chiudere l’agenzia di San Carlo e la banca di Li Curt.

Siamo curiosi di sapere questa volta quale siano gli appigli legali per cui una consultazione simile non si possa fare.

Per quale motivo non coinvolgere l’assemblea in una decisione così importante?

L’unica spiegazione possibile è che il CdA ritenga che l’assemblea non sia in grado di prendere la giusta risoluzione. Quindi meglio preparare le cose in segreto senza interpellare i soci e metterli, all’ultimo momento, davanti al fatto compiuto. Dopo l’assemblea c’è una bella cena che, con una buona bottiglia di vino, musica e un bel regalo, scaccia i cattivi pensieri.

Comunque, per concludere, rimane il diritto dei soci, quando si dovranno recare a Poschiavo, perché più centrale e facilmente raggiungibile, di scegliere fra altre tre banche, che godono di maggiore credibilità e trasparenza e non usano lo slogan “la banca del paese per il paese”.


PS: Abbiamo lanciato una petizione contro la chiusura della Banca Raiffeisen Valposchiavo di Li Curt e di San Carlo.

Trovate le liste da firmare nei ristoranti. Chi ha firmato questo articolo può anche firmare la petizione. Consegnare entro sabato 29 aprile a Rolando Crameri, Via Vegia 466B, 7741 San Carlo, oppure prima dell’Assemblea della Banca il 29 aprile nelle Palestre delle Scuole di Santa Maria, 7742 Poschiavo a Rolando Crameri.


Rolando Crameri, Livio Mengotti e altri 92 soci della Banca Raiffeisen Valposchiavo